(G.PAL)
Questo film del lontano 1960 è la prova di come gli effetti speciali non possono pregiudicare la qualità di tutti gli altri reparti cinematografici. Gli effetti speciali di quest’opera sono qualcosa di aberrante, degni della hollywood degli anni 20, in ritardo al tempo di 40 anni e di quasi 100 anni rispetto a noi. Gli effetti visivi (le animazioni in cui la macchina avanza nel tempo) non sono pessime (difatti vinsero il premio oscar del 1961 come miglior effetti speciali) ma i costumi dei Morlock, le scenografie delle location degli interni nel futuro e la direzione dei “combattimenti” sono qualcosa di osceno, che ai nostri occhi diventa Trash allo stato puro.
Eppure il film non perde nulla, anzi acquista valore perché il resto è di livello altissimo, proprio per via di questa contrapposizione. La trama parla dell’essere umano e della degenerazione di esso, del terrore di cosa diventeremo. L’opera è del 1960, al tempo in Usa si vivevano ancora gli strascichi della seconda guerra mondiale, ed era il periodo della lotta feroce contro il comunismo e contro i russi. Non un periodo alla Ginger e Roger, per chi ha capito. E come spesso accade, l’Arte diventa assoluta solo nelle epoche di grandi cambiamenti.
In ogni caso, la trama parla dello scienziato George che agli inizi dell’1900 non riesce a convincere gli amici, anch’essi scienziati, di poter viaggiare nel tempo e decide di diventare la cavia principale del suo esperimento. Un classicone del genere. Con la sua macchina viaggia avanti e indietro nel tempo, entrando in contatto con civiltà a lui sconosciute, per ritornare al suo presente con una nuova consapevolezza.
Che soggetto semplice, brillante e sorprendente, anche per occhi non più ingenui degli spettatori degli anni ‘2000. La pellicola spicca per una fotografia malinconica ed una regia classica. Voglio aprire una parentesi sulla “regia classica”: rispetto ai nostri anni risulta una regia ottima, chiara e precisa, ma per i canoni del tempo era qualcosa di mediocre, nel significato di stare nella media. E questo dovrebbe far riflettere.
La recitazione è solida e sempre credibile, e per scelta di sceneggiatura i personaggi sulla scena sono pochi, perché l’attenzione deve incentrarsi interamente sul protagonista George, interpretato molto bene da Rod Taylor. George rappresenta lo sguardo dello spettatore spaesato davanti alla possibilità di un qualunque scenario che la macchina del tempo potrebbe mostrargli.
E cosa mostra il futuro, secondo H.G Weels nel romanzo di riferimento? Evidentemente un futuro di violenza che materialmente prende le sembianze delle bombe atomiche e della distruzione del mondo naturale(non a caso i riferimenti sono la seconda guerra mondiale).
Ma prima di approfondire il 12 ottobre 802701, diciamo qualcosa sulle fermate al 1941 ed al 1960. Chiaramente questo è il modello che verrà tratto da Zemeckis per la trilogia capolavoro di “Back to the future”. Qui si introduce l’idea di dialogare con personaggi del futuro o del passato, modificando il continium spazio-temporale. E’ interessante come la macchina del tempo si muova solamente nel tempo e mai nello spazio.
Infatti George calpesta la stessa zolla di terreno dove la sua casa è stata edificata e di cui noi vediamo l’evoluzione pedologica. Nella fermata del 1960 incombe lo spettro di una terza guerra mondiale con un’esplosione che costringe George a rifugiarsi nella sua macchina del tempo. Questo è interessante perché ci dimostra a livello sociologico quanto fosse reale quella paura. Era passati solo 15 anni dall’ultima guerra.
Arriviamo all’anno 802701. Il futuro dell’umanità sorprende sia George che lo spettatore. Tutto appare come l’eden biblico: giovani adami ed eva che vivono dei frutti della natura senza aver bisogno di una società che li disciplini. Loro sono gli Eloi. George è affascinato da questo scenario, finalmente l’umanità può convivere pacificamente. Improvvisamente il sogno si frantuma, l’illusione si rompe davanti alle grida di una giovane donna di nome Weena. Nessuno degli Eloi interviene, George corre a salvarla.
George scopre che in questo futuro non è contemplata la conoscenza, i valori morali e la memoria del passato. L’idea della cultura è stato annullato. George diventa il simbolo della società che solamente in 2000 anni di sangue è riuscita a stabilizzarsi malamente, continuamente sul bordo dell’anarchia. Il protagonista impazzisce, sbraita ma non c’è nessuno ad ascoltarlo. Weena segue George e gli spiega dei Morlock, queste specie di aguzzini che sfamano gli Eloi solo per rapirli, come vacche da mungere.
Il riferimento futuro è evidente Matrix. George comprende come gli Eloi siano come dei bambini senza un vate, una guida, e lui orgogliosamente si candida a questo ruolo. Si lancia nella missione di salvare gli Eloi e di uccidere i Morlock che temono il fuoco, allegoria della luce platoniana. George ritorna indietro nel tempo e racconta la sua esperienza agli amici. Recupera i testi più importanti della storia dell’umanità e “back to the future” per forgiare una nuova umanità…e per bombarsi Weena, al tempo quella gran gnocca di Yvette Mimieux.
E non ha tutti i torti il buon George…
In sintesi, lo spirito del film è decisamente illuminista e positivista. Spinge prepotentemente verso un il lieto fine. George non può accettare di vivere nella sua epoca fallimentare e accetta il suo ruolo da eroe per fare la differenza.
Concludiamo qui. Il film è consigliatissimo nonostante gli effetti speciali “agghiacciandi“. A quelli che l’hanno già visto: cosa ne pensate? quali emozioni vi ha dato? Lo trovate un film appetibile anche nel 2019?
Fatemelo sapere e facciamo partire questa maledetta discussione.
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