(M.SCORSESE)
Martin Scorsese ha firmato la sua opera-testamento, il lascito del suo Cinema per i posteri. “The Irishman” non è affatto il suo miglior film ed ha molti difetti, legati più al’emotività dell’uomo che dell’artista. In netta risposta ad un cinema contemporaneo sempre più essenziale e sintetico, sia nella messa in scena che nella sceneggiatura, Scorsese propone un polpettone dei suoi capolavori con l’intento di sbeffeggiare tutti.
Dagli spettatori dei “cinecomic” (quello che non è cinema), agli altri che NON hanno supportato i suoi ultimi film, diventati dei flop al botteghino, e costringendolo a farsi produrre da una piattaforma streaming. A Scorsese non interessa più di nessuno: dei critici, del pubblico, della Storia. Gli importa esclusivamente di sé e vuole mettere in scena tutto quello che gli passa per la testa.
Così prende un romanzo che parla del “suo mondo”e lo mette in scena con un arroganza senza pari. Non solamente per le 3 ore e 19 minuti al netto o per una CGI ringiovanente di cattivo gusto (con un effetto cringe non indifferente) ma per la ridondanza di situazioni e regia. “Come osi criticare maestro Scorsese?”, già vi sento idioti dietro lo schermo.
La regia del buon Martin non si discute, benché non sia uno dei registi che apprezzo di più. Il problema è lo sfoggio ostentato di qualità che il mondo gli ha GIA’ riconosciuto da oltre trent’anni. “The Irishman” poteva durare un’ora di meno e nulla sarebbe cambiato, le scene sarebbero potute essere più essenziali senza un abuso di piani sequenza.
Nei fatti, l’intera prima parte è ripetitiva e idealmente non si discosta troppo dall’ossessiva riproposizione delle scene d’azione nei cinecomic, genere che tanto denigra.Tematiche del resto già presenti in tutto il suo cinema, che però al tempo di “Godfellas”,“Casino” e compagnia cantante, erano sintetizzate per porsi nel giusto compromesso fra fruitore, ego dell’artista e messa in scena.
Se “Raging bull” sarà ricordato per il suo inestimabile valore intrinseco, “The irishman” lo sarà perché è stato l’ultimo sforzo di un grande artista ancorato al passato e che nel suo ultimo film ripropone stancamente il se stesso alle vette della sua carriera.
Quindi un film anni ‘80 nel 2019…anacronistico è un eufemismo!
Eppure un elemento nuovo c’è ed è il reale punto d’interesse di questo film. Nello stilema classico Scorsesiano gli elementi chiave ERANO tre: violenza insensata, sesso e potere. In “The Irishman” mancano la violenza insensata e il sesso. Il secondo aspetto viene totalmente censurato mentre il primo, la violenza, viene mostrata più come una mansione lavorativa che come una gioia crudele.
Scene come quella di “Godfellas” in cui Joe Pesci spara al barista per un sciocco disguido non sono presenti. La violenza diventa necessaria e si trasforma nel prezzo da pagare per mantenere il potere. Ce lo mostra chiaramente la morte di Jimmy Hoffa. Eppure come afferma il buon Alò, comunque non c’è pentimento in questi gangster, schiacciati fra la volontà di potenza e rispetto verso i loro pari.
Allora cosa rimane?
La scarnificazione di questi “personaggietti”, copia degli storici nei film degli anni ‘80, palesati nel 2019 in tutto la loro patetica disperazione e schiavi della loro mania di controllo. Ma questa scarnificazione, visivamente resa nella prima mezz’ora con la metafora dei pezzi di carne, riguarda anche lo stesso Martin Scorsese, un regista che fa sovrapporre la sua immagine con quella di Frank Sheeran…brillante e ammirato nel passato ma vecchio e dimenticato nel presente.
Destrutturazione che nel film viene resa evidente dal capovolgimento del ruolo di Joe Pesci. Per una vita interprete di criminali sociopatici violenti, qui un cauto politicante mafioso. Non saprei che altro aggiungere sulle intenzioni filmiche. Posso però chiudere sulle nomination e i premi che questo film potrebbe prendere agli Oscar 2020.
A compensare una prova sottotono di Al Pacino, un monumentale De Niro e un sorprendente Joe Pesci riescono a tirar fuori una delle interpretazioni migliori delle loro carriere, nonostante la CGI. Sicuramente l’Academy premierà la regia di Scorsese, probabilmente con la statuetta. Potrebbe vincere per miglior fotografia e forse per celebrarlo nomineranno il film per miglior sceneggiatura non originale.
“The Irishman” non è un capolavoro..giusto per chiarirlo. 😉
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