“The boys”, serie Amazon Prime dell’anno 2019, a dispetto di quanto si possa pensare non mette al centro i supereroi. Certo, l’esca è succosa…le versioni dark dei supereroi più famosi: Homelander come la perfetta commistione di Captain America e Superman, Queen Mave nei panni di Wonderwoman, A-Train è Flash, The Deep come Aquaman, Black noir una sorta di Batman.
Ma non fatevi ingannare, perché raccontare storie da cinecomic non è l’obbiettivo, il fine è spolpare la piaga del Potere che corrompe l’animo umano. Perché tutti i personaggi mostrati in scena, anche i più insospettabili, perdono il loro idealismo e l’unica che in parte si riscatta sarà Starlight, ma ad un prezzo altissimo. Non ho letto i fumetti da cui la serie è tratta e detesto il trattamento Marvel dei cinecomic. Avete capito dove voglio arrivare.
Iniziamo con gli SPOILER senza perderci in chiacchiere sterili.
TRAMA
Ancor di più di questo dark-washing degli eroi classici, ho apprezzato sopra ogni cosa la descrizione della crudeltà di un mondo intero, non limitato alla Vought-America, che si stagliano inequivocabilmente come i villains della stagione.
Come accennato sopra, sono tutti colpevoli e schiavi del loro egoismo: dal padre di Hughie che cerca di convincere il figlio a non fare causa a A-Train, passando per Billy Butcher che sacrificherebbe tutti i membri dei “boys” pur di arrivare a Homelander, allo stesso Homelander che per mero capriccio fa schiantare un aereo con centinaia di innocenti.
La crudezza della scrittura non salva nessuno, nemmeno il casto d’aspetto Hughie, che uccide uomini e manipola brutalmente persone. E la stessa Starlight si scopre irrispettosa dei principi morali di cui è portatrice.
La ragazza per la paura di perdere la sua posizione nei “Seven” cede ad un ricatto sessuale e nonostante i suoi atteggiamenti ribellini rimane invischiata nella corruzione della Vought. L’episodio finale ci mostra un riscatto, che però a mio vedere, è solamente parziale, quasi vanesio, e sarà la 2 stagione a consegnarci la verità sulla faccenda.
Il trattamento della scrittura gioca con gli stilemi del cinecomic e fin da subito ci viene urlato in faccia chi siano i “buoni” e chi i “cattivi”, o almeno chi dovrebbe esserlo. La fidanzata di Hughie esplode senza una ragione perché A-Train si era dopato.
Una scena emotivamente terrificante dove la morte e il dolore vengono accettati con un alzata di spalle. Subito dopo vediamo Billy Butcher manipolare Hughie per sconfiggere Homelander e tutti i suoi simili. Ma gradualmente la buonissima scrittura ti fa empatizzare con i “cattivi” e scopri, episodio dopo episodio, come questi supereroi corrotti non siano altro che il prodotto di una società che sta affondando.
Una società governata da uomini che hanno bisogno del denaro e della sottomissione di una popolo, che però chiede in cambio degli eroi, manifesto degli atavici valori morali del bene. Allora il governo li crea artificialmente e li fa passare come miracoli di dio.
E comprendi come questi supereroi siano frustrati perché spremuti come influencer, venduti nei loro ruoli. Giungi a capire perché sia stato The deep ha ricattare sessualmente Starlight, in tutto il suo patetismo. The deep è il più bistrattato dalla vice direttrice della Vought, Madelyn Stillwell, che non ne comprende affatto le inclinazioni e lo esilia in un parco acquatico come mascotte.
Perché un Homelander non ha bisogno di stuprare qualcuno perché le donne gli cadano ai piedi, perché lui emana la luce di un dio. E’ emblematico l’incontro finale fra Homelander e Butcher dove si fa intendere come Rebecca “sia venuta tre volte”. Neanche A-Train aveva la necessità di farlo perché riesce a portarsi a letto qualunque essere che respiri.
A metà stagione prosegue la parodia del cinecomic: Starlight si umilia pubblicamente e confessa la corruzione morale dei “Seven”. Il ruolo da nuova Madonna va in fumo ma il marketing della Vought trova immediatamente il modo di rigirare la frittata, anche senza il consenso della stessa Starlight.
E in quel momento comprendiamo il dolore di Queen Mave, che ha smarrito la sua anima da otto anni. Non è difficile capirne il percorso psicologico: è entrata nei “Seven” con l’entusiasmo di voler cambiare il mondo, si è innamorata di Homelander che l’ha corrotta al “la nostra priorità è mantenere i privilegi del nostro status quo ed espanderci”.
Una Mave che cerca conforto in un mondo normale, scoprendo però come sia stata esiliata da lì. Allora mestamente si rannicchia nel suo angolino alla Vought perché non ha altro posto in cui andare.
Quindi una scrittura che ribalta le aspettative, come nella scena della morte di Translucent dove Hughie si macchia dell’omicidio. E’ stato in quel momento che mi sono convinto che avrei apprezzato il prodotto, una serie che vuole davvero imporre nuove regola nell’ambito cinecomic. Ma il tocco di genio è il personaggio di Homelander, protagonista indiscusso della serie.
Presentato come il mostro da combattere, diventa il simbolo della libertà, di chi, con lo status di divinità, non vuole sottostare all’avarizia di un governo che però è tiranneggiato da ometti senza valore. Non accetta di recitare copioni scritti da altri e paradossalmente spinge nella direzione emotiva di una Starlight, che dovrebbe essere la “buona” del gruppo.
Nel finale Homelander scopre le menzogne con cui lo hanno circuito per tutta la vita, ed arriva alla consapevolezza di essere stato da sempre una cavia da esperimento, un burattino da muovere. Per questo uccide quella che rappresentava il surrogato di una madre che non ha mai conosciuto, Madelyn Stillwell. Donna che ai suoi occhi si è sempre mostrata come materna, con questi seni floridi di latte.
Voglio azzardare una teoria: è possibile che Homelander, John all’anagrafe, sia il figlio della Stillwell e dello scienziato a capo del progetto V-compost…In ogni caso, recide quell’ultimo legame annullando l’unica risorsa che Butcher aveva per ferirlo.
Un Butcher che ormai ha esaurito l’unica cosa che lo teneva in vita: l’odio e la vendetta, anche a fronte dell’egoismo di potere di una CIA che sfrutta le sue prove per ricattare la Vought. Quindi, Butcher si vuole suicidare ma Homelander lo salva.
Gli mostra come Rebecca, sua moglie, sia ancora viva e che abbia partorito e cresciuto un figlio, di cui però il padre è lo stesso Homelander. Stillwell glielo aveva tenuto nascosto perché non voleva che Homelander si riunisse con suo figlio perché temevano la loro forza. Ragionevole, aggiungerei.
ALTRI ASPETTI
Il lato tecnico è gradevole: un’ottima regia seriale a tratti vicina al cinema, una fotografia fredda e avvolgente e delle scenografie davvero evocative. Di altissimo livello, come le interpretazioni di tutti i personaggi, nessun escluso. Certo, la complessità del ruolo di un bravissimo Tomer Kapon (Frenchie) non può essere comparato a Karl Urban e Antony Star (rispettivamente Butcher e Homelander).
I miei 5 personaggi preferiti sono stati, nell’ordine: Homelander, Stillwell, Butcher, Frenchie e Queen Mave. L’unico che non mi ha fatto impazzire, anche se ben interpretato da Jessie Usher, è A-Train.
Sempre nell’ordine, le mie tre scene preferite sono state: l’incontro finale fra Homelander e Butcher che ha rapito Stillwell, la morte di Translucent ed infine il mancato salvataggio dell’aereo con il discorso finale di Homelander sulla spiaggia.
Ma quindi è una serie perfetta? Certo che no, non lo sono nemmeno “Barry Lindon” e “Godfather: part two”…
Ci sono dei piccoli difetti di sceneggiatura. Il più grave riguarda Black noir, che è stato usato pochissimo e molto male. Era il personaggio che più attendevo e non ho mai visto neanche un accenno allo sviluppo del suo personaggio.
Inoltre non ho gradito l’utilizzo delle visioni della ex fidanzata da parte di Hughie. Ne comprendo le intenzioni ma sarebbe bastata una mezza riga di dialogo o un maggiore sforzo recitativo, invece di usare i trucchetti degli horror da tre soldi.
Il terzo problema sta nella puntata 4: l’innamoramento platonico di Frenchie nei confronti di Kimiko, la sua voglia di riscattarla, risulta stucchevole e quasi ridicolo nella parte nell’inseguimento in metropolitana. In quel lungo minutaggio si poteva sviluppare qualche altro personaggio di contorno, anche perché successivamente il rapporto Frenchie-Kimiko verrà scandagliato pienamente.
Chiudiamo sul finale (che gioco di parole!). La piega scelta è convincente e motivata, però mi sarei aspettato tutt’altro. Verso la metà della serie si fa intendere come il malcontento di tutti i membri dei “Seven” sia arrivato alla saturazione.
Per questo io avrei gradito che si mettessero i semi per un colpo di stato da parte dei supereroi, che paradossalmente si sarebbero alleati con i “boys”. Così non è stato, o forse questa tematica verrà sviluppata nel futuro. Attendiamo con trepidazione la seconda stagione di una delle migliori serie dell’anno 2019.
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