Prima di parlare di questo capolavoro Netflix, carissimi lettori, permettetemi di fare un’umile considerazione.
Nell’ultimo periodo sto notando come i prodotti mainstream, di largo consumo, quelli che riempiono i portafogli delle case di produzione, abbiano un denominatore comune: la semplificazione delle trame e l’infantilismo progressivo della sceneggiatura.
Al livello di marketing risulta una mossa lungimirante: da un lato la malattia dei remake/reebot, con evidenti sintomi di mediocrità creative e quindi di “nostalgia”, e dall’altro c’è la volontà di imboccare un pubblico sempre più pigro che NON accetta soluzioni fuori dagli schemi.
E non parlo solamente dei ragazzini anni 2000’, che si bevono qualunque cosa, come la mia generazione al tempo amava incondizionatamente prodotti come “Dragonball”,”Pokemon” e compagnia cantante. Il problema sono gli altri, i 30enni cresciuti con prodotti adolescenziali. Al pari del Peter Parker di Tom Holland, così “Stranger things” 3, con “It” del 2018 come suo derivativo, ne è la prova.
La mia recensione sulla serie di punta di Netflix sarà brevissima: ottimo comparto tecnico-visivo con una storia squalificante ed offensiva per qualunque intelligenza media che abbia visto più di 10 film nella sua vita. Ma il punto è un altro: è incredibile come in questa terza serie si voglia raccontare una storia “da grandi”, con un sottofondo decisamente serioso, affogandola però in un contesto “disneyiano”.
E qualcuno potrebbe intenderla come un errore di scrittura, ma non lo è. La manovra è intenzionale perché sanno che il largo pubblico, quello che stanno facendo ingrassare per poi spremere come arance, non usa processi di coerenza, connessioni sinaptiche e collegamenti neurali ma va di “pancia” o di “pene”.
Quindi costruire una struttura narrativa decente sarebbe, non solo inutile, ma anche controproducente. In dieci anni l’MCU ha preparato il terreno che altri stanno coltivando con un’ironia che fa da padrone a trame dove la drammaticità, il realismo, deve essere SEMPRE stemperato.
A qualunque costo, vero Waititi?
Perché queste necessità produttiva? Per il bassissimo tasso di attenzione che il pubblico ha negli ultimi anni, teorema dimostrato dall’uso criminale dei trailer, di cui scriverò in un prossimo articolo. In un’epoca dove si è bombardati da offerte ludico-seriale-cinematografiche, non c’è spazio per una costruzione narrativa progressiva e coerente. Costa troppa fatica, il pubblico si annoia e non sgancia i cash.
Più semplice di così…
Finito il pippone noioso da intellettuale di sto cazzo, trattiamo nel dettaglio e con spoiler di “Stranger things 3”, il “Meglio del meglio”, come ha detto qualcuno che rispetto ma che talvolta mi fa dubitare del suo spirito critico. Costui sarà anche “molto di pancia” però…
Il problema della serie non è lo svolgimento: il mostrone, anche ben fatto, che arriva da un varco dimensione e un gruppo di eroi deve fargli il culo. Non originale ma se trattatoa bene interesserà sempre.
Il dramma è nel mezzo. Per rimpiazzare una scrittura pigra dove ¾ della trama viene risolta dalle visioni di 11 e il mal di collo di Will, (guarda che trovate alla Lost!…Sto a scherzà) l’altro quarto si risolve perché SI.
Torniamo al cazzo di teen drama!
L’intera sottotrama dei russi inciampa nel ridicolo in più punti e questo perché lo svolgimento delle scene action è solo il pretesto per sviluppare i rapporti umani. Dinamiche fra personaggi che non sono totalmente da buttare, ma in un contesto dove sta arrivando l’apocalisse io non farei battutine e siparietti.
Mi ricorda qualcosa, fratelli Russo…
La dinamica fra Jim Hopper e Joyce Byers riusce a toccare delle buone corde, così come il trattamento del gruppo dei coglioni dove si esplicano le tipiche dinamiche adolescenziali, con quel tocco di anni 80’. Ma la mia domanda è un’altra: era necessario? Ovviamente no.
Era inevitabile che succedesse: siccome la storia deve essere NECESSARIAMENTE portata avanti dai ragazzini, allora dobbiamo farli diventare i protagonisti di un anime giapponese, con i cazzo di super poteri. Dustin sfoggia l’intelligenza di un astronauta della Nasa, Max sembra una trentenne con un divorzio alle spalle, Erica è la sorellastra di “Will Hunting- genio ribelle”, Robin riesce a capire il russo da zero neanche fosse il punto d’incontro fra Leonardo da Vinci e Einstein.
NO, mi fa schifo.
Interessante il resto con le due sottotrame: l’intraprendente Nancy da un alto e quella di Hopper and friends dall’altro. Peccato che il loro incontro non sia omogeneo ed appaia forzato, perché l’ha deciso lo sceneggiatore. Eppure la pecca principale sono i nemici: a partire dai russi, tutti inclusi anche il terminator, che sembrano dei soldatini che camminano.
Il mostrone fa paura ma non uccide i protagonisti quando può, per esempio quando questi sono nella casa. Perché invece di entrare, non li faceva crollare addosso il soffitto? O ancora nell’ultimo episodio, perché non fa crollare il centro commerciale invece di giocare al gatto e al topo.
Anche perché lo sapeva anche mio nonno nella bara che nessuno dei ragazzi sarebbe morto. Non c’è pathos. L’unica sorpresa è la fine di Hooper ma dalla scena finale si capisce che tornerà…
Insomma, avete capito di cosa sto parlando. Ritengo questa serie destinata unicamente ai ragazzini, di età, o di testa. Non c’è altra spiegazione, ci sono momenti talmente anti climatici che ti fanno ridere “ignorante” quando un momento prima stavi per tremare dalla paura (e di jump scares!).
Mi dispiace non apprezzarla, ma se questo è il meglio della serie tv attuale preferisco riguardami Lost per la terza volta. Come del resto sto facendo.
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