Che film giocoso, “una cosa pò frizzantella“. L’ho davvero apprezzato. E’ stata una ventata di aria fresca mentre stai morendo nel deserto sotto il sole.
Spiderman:into the spiderverse è semplice da recensire perché ha il dono della coerenza, sia nei pregi che nei difetti. Il lungometraggio animato osa dove altri prodotti per il largo pubblico stagnano, Venom in particolare. Non sono un esperto di grafica, sono piuttosto un cultore delle storie, di intrecci narrativi e di approfondimenti psicologici. Ma anche io sono stato sedotto da questa nuovissima tecnica di animazione(di cui non conosco nemmeno il nome).
L’uso dello split screen e di tutte quelle tecniche grafiche a mo’ di fumetto sono eccezionali, anche se le trovo ridondanti nella seconda parte. Perché è noto come nella ripetizione si perda l’effetto della novità.
A livelli di incassi è un successo: con un budget di 90 milioni di dollari, ne ha già incassato 130, senza conteggiare il merchandising, e la vittoria al Golden Globe e agli Oscar 2019 non può che sottolineare l’esito soddisfacente del progetto Sony. Non voglio continuare a ripetere l’ovvio, sbrodolando sulla magnificenza delle tecniche, e sposto la vostra attenzione sulla storia, argomento su cui non sento commentare nessuno.
E’ evidente come i produttori abbiano voluto attirare due tipologie di pubblico: da un lato i giovanissimi, che necessariamente non hanno visto tutti i film canonici su Peter Parker, e dall’altro le persone oltre i trent’anni, casomai ossessionati dai fumetti.
Al livello commerciale la soluzione è ottimale; su uno sfondo serioso e fantascientifico si prende come protagonista un teenager e lo si costringe ad affrontare tutte le situazioni della sua età. Infine lo si affianca a personaggi che strizzano l’occhio allo spettatore più maturo ed il gioco è fatto ma il grande limite del film è proprio questo: trasuda teen da tutti i pori e orifizi.
La storia è troppo semplice!
Si introducono concetti fantastici come il multiverso ma non si esplorano perché si deve dedicare più di mezz’ora alla crescita del protagonista teen, Miles Morales. Non che sia una scelta deprecabile ma avrei preferito che ci fosse più azione.
Questo è quello che avrei fatto io: avrei tagliato tutte le parti ambientate a scuola e avrei fatto accadere il primo incontro fra Miles e Peter nei primi dieci minuti. Da sceneggiatura avrei costretto i sei spiderman a visitare ogni multiverso per avere un indizio che poi portasse alla risoluzione finale.
Questa mia presa di posizione non vuole essere il pelo nell’uovo, perché ci sono stati momenti in cui mi sono davvero annoiato. Sono stati brevi ma è successo, e sono stati quei momenti di rito dove il protagonista avrebbe dovuto compiere una certa azione.
Sono citazioni ma io ne ho le palle abbondantemente piene del citazionismo…
Ho trovato stucchevole, e noiosa!, la scena in cui Miles parla con lo zio morente nel vicolo e il padre poliziotto lo sorprende. Era davvero necessario? Anche perché gli effetti speciali, sorprendenti quanto vuoi, non possono coprire il buco di sceneggiatura. Ce ne uno solo e di poca importanza, ma esiste, che voi lo vogliate ammettere o meno.
Non incominciate a urlare, a scrivere commenti spaccando la tastiera. Lo so, è un cinecomic quindi un capolavoro. Easy, easy, the life is short. Calm your mind. Si dice che i cinque Spiderman dei multiversi vengano risucchiati a Brooklyn quando Wilson Frisk, in arte Kingpin, accenda l’acceleratore di particelle, a circa metà lungometraggio. D’accordo.
Allora perché SpiderGwen è presente fin dall’inizio??????
Se l’impianto storiografico è teen, non lo è di certo l’ironia graffiante e matura della pellicola.
La storia, molto poco canonica, di Peter B. Parker mi ha divertito ed emozionato; uno spiderman depresso e schiacciato dalle responsabilità. Sono morto dal ridere quando nel cimitero viene colpito dalla lapide dello Spiderman del mondo di Miles. Si ironizza spesso sul rapporto frenetico fra uomo e società, si riflette sul ruolo dell’eroe ma in una chiave più profonda rispetto al tormentone “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Voglio concludere su gli spidermanS.(Sapete che in italiano corretto non si può mettere il plurale dei nomi stranieri anche se si dovrebbe farlo nella lingua originale?). Gli spidermanS sono bellissimi, tutti e sei, ognuno con le sue peculiarità.
Qualcuno avrà intuito dal mio nick quale sia il mio preferito…non è spiderHam, in italiano Peter Porker! SpidermanNoir è meraviglioso, sembra uscito dai romanzo di Chandler e dai film di Bogart, anche se viene relegato a macchietta e si manifesta come corpo estraneo rispetto al taglio teen dell’opera. Confidavo davvero che la sua introduzione rendesse la pellicola più matura, che spingesse la sceneggiatura a trattare il tema dell’omicidio, lo scontro morale su quali siano i limiti dell’eroe.
In conclusione: questo Spiderman animato è un ottimo cinecomic, un bel film d’intrattenimento e un buon film in generale. Geniale? Innovativo?
No kidding me!
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