(C.DE SICA)
<<Un film sulla storia d’amore fra mio padre e mia madre. Sono anni che cerco qualcuno disposto a finanziarlo, ma pago lo scotto di aver fatto soprattutto le commedie leggere: quando come me ne hai fatte tante è difficile poter cambiare faccia. Forse Netflix è interessato, credo sia una delle più belle sceneggiature che ho scritto>>, Cristian De Sica.
Sapete qual è il problema? Cristian De Sica ci crede davvero. Fin quando si tratta della Disney o della Dc che affermano qualcosa per poi ritrattare qualche mese dopo, o dei Fratelli Russo che hanno palesemente mentito su “Avengers infinity war”, tutto bene, ma quando si ci prende sul serio…
Con la ricezione del pubblico e il sostegno delle reti nazionali, “Sono solo fantasmi” è la pietra tombale del nuovo cinema italiano e come chimera disgustosa mostra le due facce: la nostalgia del bel cinema italiano, dall’altro lo spregevole influsso da cinepanettone.
Si passa da atmosfere che ammiccano alla vera “commedia all’italiana” alla scena più rappresentativa del fallimento…quella della possessione al ristorante “Cozza d’oro”, di cui parlerò successivamente.
Il film non è brutto: la regia di Cristian De Sica è sufficiente, le atmosfere degli ambienti colpisce nella sua gradevolezza orrorifica all’italiana, anche con una CGI quasi all’altezza dei prodotti stranieri. La Napoli che racconta il regista risulta evocativa…allora qual è il problema?
La storia, o per meglio dire i suoi intenti. La dichiarazione del regista non è completamente errata. Gli elementi da lui citati ci sono, è palpabile quella volontà. Ma poi tutto viene spezzato da una volgarità che neanche gli ultimi cinepanettoni avevano. Quindi i pregi sono notevoli, nello stesso modo in cui i difetti sono osceni.
Il film alla base risulta fallimentare perché fa quello che non si dovrebbe MAI fare: mischiare generi non affini. “Sono solo fantasmi” vuole essere un film drammatico/surreale con contaminazioni horror conditi da una “spruzzata” di volgarità così bassa che il cinema italiano raramente ha visto.
E qui ritorniamo ad un mio vecchio articolo in cui affermavo come il genere “cinepanettone” non terminerà mai nell’ambito italiano perché è un parassita che si nutre di altri generi, in primis le commedie. La trama stessa vorrebbe essere una commedia anni ’70 con una inconciliabile virata di soft fantascienza americana (la saga dei “Ghostbusters”), che ovviamente si riduce ad un mero pretesto narrativo per disgustose gag.
Pisciarsi addosso.
Prenderselo nel c*lo
Bocchin*ara
Le zizze
Occhio, malocchio
e altre…
Ma il primo posto va alla scena della possessione alla “Cozza d’oro”…ve la devo raccontare. Al ristorante “Cozza d’oro” il personaggio di Gian Marco Tognazzi entra e vede un uomo a mezz’aria che spara dal c*lo spruzzi di m*rda sulle pareti a 360 gradi (rumore annesso).
…possiamo chiuderla qui.
Ciò che mi atterrisce è come questo film (e simili) cancelli qualunque velleità di un nuovo cinema italiano, sperimentale e coerente. I buoni lavoro come “Dolceroma“, “Testimone invisibile“, “Cosa ci dice il cervello” o “The end-l’inferno fuori“, vengono vanificati.
In Italia non si riesce ad abbandonare questa contaminazione pestifera fra la commedia all’italiana (brillante critica al vetriolo sul bel paese come “Divorzio all’italiana”, “Il sorpasso”, “Amici miei”, “In nome del popolo italiano”) e i cinepanettoni. Oramai non si riesce più ad uscire dal loop…come “L’eterno ritorno” del maestro!
Chiudo sulla sola bella notizia riguardo quesa ciofeca: alla sera della visione, nell’atrio del cinema ho riconosciuto “Giulia CosmopoliNERD” che pubblica video recensioni su youtube. Così l’ho avvicinata e mi sono complimentata con lei. Abbia chiacchierato due minuti e poi, non volendola importunare, me ne sono andato.
La mia impressioni “dal vero” rispecchiano quelle che avevo di lei attraverso lo schermo: sensibile, riservata ma dai modi impeccabili, e soprattutto una fortissima personalità. Insomma, una persona interessante da conoscere. Brava Giulia, e voi lettori seguitela sul tubo malefico.
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