(E.LANDO, 2019)
Questo film è un punto molto basso. Non per la realizzazione o per la sceneggiatura scritta da un eroinomane in coma, dalla recitazione demenziale e per le battute che NON fanno ridere. Le intenzioni di base del film sono marce, fanno schifo perché emanano opportunismo e politica facile.
Io non accetto da Aldo Baglio una dichiarazione comu-democristiana in formato filmico. Non accetto lo sputare sul cinema con un’incompetenza su tutti i livelli. Non accetto lezioni morali da chi mette in fila quattro chiacchiere da bar su un tema su cui si dovrebbe argomentare. Il cinema italiano, quello vero, QUELLO MORTO da Bertolucci, era politico a prescindere.
Ogni film era un attacco diretto, avvolto nella risata e supportato da tesi cristalline. Non si rideva solamente, c’era anche il cinema politico di Petri, duro e profondo come un montante. Ma non importa, quello che contava era arrivare al punto, alimentare la discussione sul nostro paese.
Nella maniera giusta.
Volete sapere di cosa parla “Scappo a casa”? Di nulla, di aria fritta. Di un monito anti salviniano (e io non sono salviniano)-democomunista (e io non sono né comunista, né democristiano): sti immigrati che odiamo tanto, cosa succederebbe se fossimo come loro?
Troppo semplice, troppo vuoto, soprattutto se la sceneggiatura e i personaggi vengono creati da Aldo Baglio (rinomato sceneggiatore) e quel fenomeno di Morgan Bertacca notissimo al pubblico per “Il ricco, il povero e il maggiordomo” e il capolavoro di “Fuga da Reuma park”.
Insomma, avete capito perché lavora ancora.
Una sceneggiatura piena di crateri per portare avanti questa “pietà made in italy”. Io non posso continuare a guardare…con questo film l’Arte muore l’ennesima volta perché non si vuole più raccontare una storia, per spingere lo spettatore al ragionamento, ma convincerlo di un’idea, manipolarlo. Come nel comunismo russo e tutti i regimi della seconda guerra mondiale. Per capirci, questi filoni cinematografici sono stati estromessi dallo studio della storia del cinema.
Vogliamo parlare ancora del lato tecnico: la regia è talmente elementare che la potrebbe fare quasi chiunque (forse anche un profano). Sapete chi è il regista? Enrico Lando, quello dei “Soliti idioti-il film”. Le battute di Albo Baglio, evidentemente nullo senza i compagni storici, mi hanno fatto sorridere, NON RIDERE, per due volte in tutto il film. Ci prova in tutti i modi; dalle battute becere sul sesso, agli stereotipi made in italy, ai no sense per finire ai giochi di parole.
Le uniche cose che ti spingono a non lasciare la sala sono i bei paesaggi di montagna, le musiche e quella grandissima fregna di Fatou n’diaye che però compare troppo poco! Peccato, in sala mi stavo quasi facendo un segone esagerato.
Che volete che vi dica…come ha detto qualcuno: ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa…
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