Qui sono elencati, con una brevissima recensione, le opere audio-visive(film, serie tv, anime) visti nel mese di Dicembre del 2019 e non recensiti nelle sezioni apposite. Avete recuperato quelli di Novembre, vero? Altrimenti fallo qui! Ripeto: sono solo quelli VISTI nel periodo indicato ma che potrebbero essere usciti in qualunque altra data. Sono nell’ordine in cui li ho visti.
-IL TRADITORE(M.BELLOCCHIO)(2019) dvd
E’ sintomatico come i migliori film italiani del 2019 siano di Marco Bellocchio e Pupi Avati, due della vecchia guardia. Bellocchio riesce a plasmare un capolavoro italiano contemporaneo, rivoluzionando l’abusatissimo genere di Mafia. I primi venti minuti partono sul modello di “Narcos” per diventare scena dopo scena un’opera d’autore complessa e affascinante.
Il montaggio è strabordante, e in perfetta sintonia con le musiche di Piovani, conduce la narrazione in misura maggiore della trama e della regia. Anche se 15 minuti in meno non avrebbero fatto male. La regia è solidissima, così come la cura di ogni dettaglio da parte di Marco Bellocchio. La recitazione tocca le vette del nostro cinema con un Favino prepotente nel ruolo di Buscetta,“un non pentito”.
Fausto Russo Alesi e Luigi Lo Cascio (rispettivamente Falcone e Contorno) strappano applausi mentre la fotogenia di Maria Fernanda Candido, nel ruolo della moglie di Buscetta, è straordinaria. Io detesto i film di Mafia all’italiana ma nella mia personalissima classifica del genere “Il traditore” si gioca il primo posto con “Il camorrista” di Tornatore. La scena della morte di Falcone è da antologia.
Straripante!
Regia=81 Montaggio=76 Scrittura=70 Recitazione=84 Effetti visivi/fotografia=79 Altro=85 Bonus-malus=+4
Tot+bonus=83/100
–UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK(A RAINY DAY IN NEW YORK)(W.ALLEN)(2019) cinema
Woody Allen a 84 anni suonati riesce a portare sugli schermi un film solido con tutti i suoi stilemi, però svecchiato nella messa in scena. Una storia semplice, una sorta di commedia degli equivoci, con un montaggio frizzante e una regia davvero ispirata nella sua eleganza.
La pecca è il reparto recitativo: Selena Gomez si impegna ma non è un attrice, Elle Fanning toppa nuovamente la prestazione dopo “Maleficient-mistress of evil”, gli altri (J.Law, D.Luna e L.Schreiber) sono più delle macchiette che dei veri ruoli. L’unico degno di nota è il protagonista, Timothée Chalamet. Un film senza un reale significato che però ha eleganza da vendere.
Elegante!
Regia=74 Montaggio=69 Scrittura=66 Recitazione=68 Effetti visivi/fotografia=75 Altro=75 Bonus-malus=+1
Tot+bonus=71/100
–THE OUTSIDER(M.ZANDVLIET)(2018) netflix
A differenza di “Jukai-la foresta dei suicidi”, il regista valorizza il mondo nipponico con accurate scelte per le location, fotografia e recitazione degli attori giapponesi, su tutti Tadanobu Asano nel ruolo di Kiyoshi. Il problema maggiore è la sceneggiatura: impostata con un accattivante taglio noir nella prima metà, nella seconda si va alla deriva con scelte che inciampano nel parodistico involontario, con un un finale monco senza un reale significato.
Sempre dalla seconda parte in poi il montaggio, invece di crescere per il climax, rallenta inesorabilmente segnando la mediocrità complessiva del progetto. Lo stesso Jared Leto ci lascia un’interpretazione corretta ma fredda, abusando dello stereotipo criminale della Jakuza. Non è un caso che lui sia stato la quarta scelta dopo i problemi nell’ingaggiare Fassbender, Hardy e Renner.
Affrettato!
Regia=63 Montaggio=50 Scrittura=44 Recitazione=64 Effetti visivi/fotografia=71 Altro=75 Bonus-malus=-2
Tot+bonus=59/100
-PAURA.COM(FEARDOTCOM)(W.MALONE)(2002) netflix
Scarto dello scarto dello scarto di “Seven”di tre anni prima, questo prodotto è un capostipite del merd*so genere horror che è esploso negli ultimi anni con la saga di “Annabelle”.La trama è la definizione stessa di stereotipo di genere, con dialoghi che lo spettatore può anticipare parola per parola, così come le situazioni talmente scontate da rendere imprevedibile la prevedibilità.
A questo splendore dobbiamo aggiungere una regia fra il delirante e l’amatoriale, con una fotografia che prova senza successo tutti i colori dello spettro, e una recitazione corale fra le più basse che ho avuto il disonore di vedere quest’anno, con un Nigel Terry nel ruolo Turn Bull che meriterebbe un razzie alla carriera.
Il problema è che il film si prende dannatamente sul serio. Il leitmotiv è inizialmente la noia soporifera, che dalla prima mezz’ora in poi si trasforma in idiozia al cubo. Non sono riusciti nemmeno a sessualizzare come si deve le scene di nudo…meraviglioso, è un capolavoro trash del genere horror.
Copia e incolla, copia e incolla, copia e incolla, copia e incolla!
Regia=44 Montaggio=48 Scrittura=38 Recitazione=38 Effetti visivi/fotografia=46 Altro=57 Bonus-malus=-6
Tot+bonus=39/100
–L’INGANNO PERFETTO(THE GOOD LIAR)(B.CONDON)(2019) cinema
Un gioiellino che riesce nell’impresa di mescolare perfettamente thriller, action e commedia romantica. Helen Mirren e Ian McKellen recitano con l’entusiasmo di due debuttanti e rendono tutto più semplice, favoriti dall’ottimo lato tecnico (Condon alla regia, passando per la fotografia per finire alle location, i costumi).
I sottotesti vogliono anche esplorare tematiche doverose e abusate, ma con un taglio nuovo, quasi noir. Il montaggio è frizzantino e conquista lo spettatore con un ritmo perfetto per la storia raccontata. Fino a ¾ un’opera senza punti deboli ma poi giunge il finale che vanifica parte dell’ottimo lavoro svolto.
L’introduzione di una certa tematica annienta l’orchestrazione precedente (ovvero una riflessione profonda e paradossale sull’animo umano) e l’opera viene banalizzata in modo indecente. Una certa frangia della società batterà le mani, ma per l’Arte è una sonora sconfitta. In ogni caso, è consigliatissimo, anche solamente per questi due ragazzini talentuosi in corpi troppo maturi.
Propagandistico!
Regia=70 Montaggio=64 Scrittura=66 Recitazione=74 Effetti visivi/fotografia=73 Altro=72 Bonus-malus=+1
Tot+bonus=71/100
–PARASITE(GISAENGCHUNG)(BONG JOON-HO)(2019) cinema
“Parasite” è il sogno bagnato di tutti i “compagni”. Confezionato da un regista visionario e altamente competente, Bong Joon-Ho sancisce al mondo la sua abilità tecnica conquistando la palma d’oro del festival di Cannes, prima volta storica per la Corea del Sud.
Eppure apprezzo questo film solamente in piccola parte: Bong Joon-Ho, come dimostrato in “Snowpiercer”, sfrutta l’Arte per fare propaganda e in “Parasite” al momento più bello, ovvero la parte centrale dove si mettono alla prova le sceneggiature, manda avanti la storia per un duplice buco di sceneggiatura. L’intera seconda parte ne è una conseguenza didascalica, eccessiva ed a tratti stucchevole, con però una scena (quella del giardino) davvero notevole.
Intendiamoci, la fotografia è ottima, così come le prove recitative e le musiche. Per alcuni è un capolavoro, per me è un’ottima opera che “odora” di occasione sprecata. E voglio chiarire: ho giustificato in parte l’opera per il fatto che in Corea del Sud siano presenti le dinamiche sociali descritte. In qualunque altro caso l’avrei fatto a pezzi senza pietà.
Didascalico!
Regia=77 Montaggio=56 Scrittura=49 Recitazione=76 Effetti visivi/fotografia=80 Altro=82 Tot+bonus=70/100
–L’IMMORTALE(M.D’AMORE)(2019) cinema
Diretto e interpretato da Marco D’Amore (che nome d’arte 😉 ) la trama si concentra sul ritorno in vita di Ciro Di Marzio, comprimario della serie “Gomorra”. Il merito di Marco d’AMMORRRE è quello di incentrare il film sul dolore silente di Ciro, con a supporto una fotografia angosciante e ben riuscita. La trama stessa, a parte una grossa ingenuità iniziale, non brilla ma allo stesso tempo non difetta.
Ho davvero apprezzato l’alternarsi del presente con il passato (con la parte flashback decisamente più interessante). Il problema è la recitazione di Marco d’AMMORREEE che calca troppo il disagio di Ciro, con questi sguardi prolungati nel silenzio, che a tratti inciampano nel caricaturale.
Benché la sua interpretazione e il film stesso migliori in un buonissimo secondo tempo, a discapito però di un primo lento e ridondante. Non gli davo due lire e invece, a spizzichi e bocconi, il film mi ha emozionato.
D’atmosfera!
Regia=54 Montaggio=58 Scrittura=54 Recitazione=61 Effetti visivi/fotografia=70 Altro=70 Tot+bonus=61/100
–STORIA DI UN MATRIMONIO(MARRIAGE STORY)(N.BAUMBACH)(2019) cinema
Non è affatto il mio genere ma è un opera intensa e profonda. Sulla scia di un caposaldo come “Kramer vs Kramer”, Baumbach riesce a far emozionare e riflettere sull’impulsività e la stupidità umana. Adam Driver e Scarlett Johansson risultano intensi ma la loro recitazione viene elevata sopra la media di tanti buoni film, solamente perché sono attori rappresentativi delle saghe più remunerative della Disney (Mcu e Star Wars).
Per una prima mezz’ora troppo ridondante, c’è una parte centrale straordinariamente emotiva, per concludere in un finale accettabile e decisamente di genere. Se me lo concedete, avrei usato per tutto il film un taglio meno drammatico e più crudo, così da risaltare le contraddizioni dei due animi umani. Detto questo, è un opera dai pregevoli intenti ma al cinema escono film altrettanto belli con attori che non hanno recitato in blockbuster con incassi da miliardi di euro…
Intenso!
Regia=69 Montaggio=59 Scrittura=67 Recitazione=73 Effetti visivi/fotografia=70 Altro=67 Bonus-malus=+0.5
Tot+bonus=68/100
–HOSTEL(E.ROTH)(2005) netflix
Eli Roth è il regista di quella monnezza atomica di “Knock knock” e conferma la sua totale estraneità nell’approcciare ad una qualsivoglia narrazione. Il film ha un solo aspetto positivo: il trucco completamente naturale nel ricreare il gor della carne e del sangue. Il resto è una cozzaglia di sesso (diverse scene di nudo) e violenza, entrambi talmente sovraesposti da risultare banali, a tratti noiosi.
Per i primi 50 minuti (sui 95 totali) si mostrano i soliti ragazzi americani alcol e fregna, con tutti gli stereotipi possibili (la via di mezzo fra “Scary Movie” e Adam Sandler). Il finale è meno ripugnante del resto, nonostante viva degli stereotipi dell’horror: il protagonista legato ad un sedia che riesce a fuggire e da solo, vendicandosi dei cattivoni. La recitazione è amatoriale, però ho gradito gli ultimi 10 minuti dove finalmente si affonda nel pulp.
Ripugnante!
Regia=60 Montaggio=53 Scrittura=38 Recitazione=41 Effetti visivi/fotografia=58 Altro=74 Bonus-malus=-4
Tot+bonus=50/100
–CETTO C’E’ SENZADUBBIAMENTE(G.MANFREDONIA)(2019) cinema
Se mi chiedessero di dare l’immagine del Cinema italiano (quello che incassa) i prodotti sarebbero due: “Sono solo fantasmi” e questo film. Il primo zavorra del passato, l’ultimo capitolo su Cetto Laqualunque per il presente. Un progetto fiacco che punta esclusivamente sulla sfilata dei luoghi comuni dell’italiota uomo del sud.
Nessuna critica, nessun cinismo surreale di un comico come Antonio Albanese, anzi in qualche scena il tono si prende dannatamente sul serio. Quindi più che una parodia, diventa l’apologia dell’italiano medio, ovvero dello spettatore che si masturba, ridendo di se stesso sullo schermo. L’intero impianto narrativo appare più come una gag esasperata che una trama vera e propria.
Lo stesso taglio del film scimmiotta una commedia surreale che, a conti fatti, risulta un cinepanettone edulcorato. Oltretutto, a differenza del “Tolo tolo” di Zalone, le tematiche sono talmente lontane dalla quotidianità dello spettatore, da rendere il film una favoletta satirica. Non è un caso che nella scena finale compaia pure il rapper Gue Pequeno per il no sense definitivo.
A completare il disagio, c’è un lato visivo complessivo davvero sottotono e una recitazione a dir poco amatoriale (tralasciando Antonio Albanese nel ruolo di Cetto). Gli aspetti migliori sono il montaggio, gli abiti ottocenteschi e quella gran fregna di Caterina Shulha.
Sintomatico!
Regia=57 Montaggio=64 Scrittura=35 Recitazione=52 Effetti visivi/fotografia=60 Altro=65 Bonus-malus=-4.5
Tot+bonus=51/100
–SERPENTI A SONAGLI(RATTIESNACK)(Z.HILDITCH)(2019) netflix
Che delusione! Il regista Hilditch mi aveva stupito con l’ottimo adattamento di “1922”, anche quello prodotto originale Netflix. Con “Rattiesnack” il fallimento è completo. Un soggetto talmente povero da poter essere sviluppato pienamente in un cortometraggio. L’ampliamento della trama appare più come una pratica necrofila.
La protagonista interpretata da Carmen Ejogo “vede gente e fa cose” e viene sballottata senza senso per mandare avanti la trama. L’atmosfera non si avvicina minimamente a qualsivoglia angoscia, il film si mostra come un pappone mortalmente noioso con un finale sessista e sciocco. Comprendo il basso budjet ma avere una buona idea non costa cash.
Poverissimo!
Regia=57 Montaggio=32 Scrittura=29 Recitazione=47 Effetti visivi/fotografia=56 Altro=58 Bonus-malus=-3.5
Tot+bonus=43/100
–CHE FINE HA FATTO BERNADETTE(WHERE’D YOU GO,BERNADETTE)(R.LINKLATER)(2019) cinema
Il registra Linklater impacchetta un buon prodotto natalizio, oscillando fra ottime intuizioni e sonore cadute di sceneggiatura. Per un efficiente primo tempo alla “Blue Jasmine” si inciampa in un secondo alla Ben Stiller. I problemi sono interamente in una ultima parte che è stata scritta malamente, con una sovrabbondanza di almeno un quarto d’ora nella durata.
Regia solida, ottima fotografia e location, una recitazione emozionante. Oltre alla solita Cate Blanchett (nomination per i Golden Globe 2020) brilla la giovane Emma Nelson nel ruolo di Bee.
Bipolare!
Regia=70 Montaggio=53 Scrittura=50 Recitazione=71 Effetti visivi/fotografia=70 Altro=74 Bonus-malus=-0.5
Tot+bonus=64/100
–DOLOR Y GLORIA(P.ALMODOVAR)(2019) netflix
Vorrebbe essere l’8 ½ almodovariano ma risulta un film a tratti noioso perché NON riesce a rimpiazzare la prevedebilità della trama con la regia e la fotografia, che comunque sono di livello. Il secondo tempo è sicuramente più appassionante ma i tempi morti, evidentemente intenzionali, non favoriscono la visione.
Il problema maggiore è che le vicende del personaggio di un intenso Antonio Banderas, a malincuore, appaiono come lo stereotipo dell’artista geniale fallito. In questa sceneggiatura non c’è il brivido della sorpresa. Dette tutte queste cose, è comunque un film pienamente inscrivibile alla poetica di Pedro Almodovar, che poi io non lo apprezzi è tutt’altra questione.
Stanco!
Regia=71 Montaggio=54 Scrittura=63 Recitazione=76 Effetti visivi/fotografia=74 Altro=75 Tot+bonus=69/100
–HANNA(J.WRIGHT)(2011) netflix
Il film non demerita ma allo stesso tempo non si riesce ad apprezzarlo completamente. A bilanciare alcuni aspetti positivi (il background della protagonista Saoirse Ronan, i paesaggi innevati, le coreografie action) il regista Wright cade in diverse ingenuità.
Per quello che il soggetto vuole raccontare l’impianto comedy risulta predominante, rompendo spesso la tensione drammatica. Inoltre lo sviluppo dell’intera parte centrale difetta di originalità. A livello registico anche Wright ha le sue colpe: se la camera a mano è ben gestita nelle scene action, le inquadrature strette non valorizzano le scene empatiche lontane dalla lotta.
Il tono del film è perennemente discontinuo, facendo perdere empatia allo spettatore. Un bravo Eric Bana ed una inusuale Cate Blanchett non bastano per rendere realmente interessante la vicenda. Il potenziale però c’è ed infatti Amazon ne ha fatto uscire una serie nel 2019.
A strattoni!
Regia=56 Montaggio=57 Scrittura=50 Recitazione=66 Effetti visivi/fotografia=65 Altro=70 Bonus-malus=-0.5
Tot+bonus=60/100
–IL PRIMO NATALE(FICARRA-PICONE)(2019) cinema
Non è ascrivibile né ai peggiori né ai migliori film italiani dell’anno. Per una prima mezz’ora gradevole, con un dosato no sense surreale, gradualmente il film si prende sul serio e palesa tutti i suoi limiti: regia elementare, recitazione penosa, costumi presi a 5 euro in offerta, coreografie degne del Bagaglino e una trama raffazzonata.
Come ciliegina, nel finale si strizza l’occhio alla questione “migranti”. Insomma, tutte le caratteristiche del filmetto! Per quello che mi riguarda, il film detiene un record: dopo 9 ore dalla visione, avevo scordato di averlo visto 🙂 😉
Dimenticabilissimo!
Regia=53 Montaggio=54 Scrittura=35 Recitazione=41 Effetti visivi/fotografia=55 Altro=60 Bonus-malus=-1.5
Tot+bonus=48/100
–LAST CHRISTMAS(P.FEIG)(2019) cinema
Nel 98% dei casi fiuto sempre un film mal fatto dal trailer, però questa volta sono contento di essere stato nel 2%. “Last christmas” ha un impianto solido dove nessun aspetto deficita. A partire dalla trama, una commedia natalizia che si palesa basilare quanto ben narrata. Vuole commuovere e ci riesce. I personaggi hanno tutti un background valido e le interpretazioni dei rispettivi attori valgono il prezzo del biglietto.
Su tutti l’ammaliante Emilia Clarke che con una sorprendente gamma espressiva ci fa dubitare di essere la stessa attrice di Daenerys Targarien. Anche l’ironia da dark humor è ben dosata e non cozza con le parti drammatiche. Il montaggio scorre fluido senza mostrare forzature. Insomma, un ottimo film di natale!
Commovente!
Regia=62 Montaggio=65 Scrittura=63 Recitazione=68 Effetti visivi/fotografia=65 Altro=68 Bonus-malus=+1
Tot+bonus=66/100
-LA DONNA PIU’ASSASSINATA DEL MONDO (LA FEMME LA PLUS ASSASSINEE DU MONDE)(F.RIBIERE)(2018) netflix
Romanzata da un fatto di cronaca, quest’opera è di un genere tutto suo, brillando per originalità e sperimentazione: sullo spaccato antropologico (la Francia del 1932) si snoda un thriller atipico, oscillante fra il genere gotico, quello drammatico e anche in parte romantico. Ribiere e la troupe creano un gioiellino di atmosfera ed implicito, con una validissimo soggetto alla base.
Peccato per la “Tassa Weinstein” e per come la trama precipiti in un ultima mezz’ora meno empatica ed intrigante, a differenza della parte precedente. Da vedere in lingua originale, la voce della protagonista (Anna Mouglalis) è la quintessenza di questo diamante grezzo, rude ma ipnotica.
Seducente!
Regia=64 Montaggio=64 Scrittura=60 Recitazione=69 Effetti visivi/fotografia=75 Altro=77 Bonus-malus=+1
Tot+bonus=69/100
-PINOCCHIO(M.GARRONE)(2019) cinema
Matteo Garrone si dimostra il più capace regista della nuova generazione italiana. Il lato visivo (fra regia, fotografia e scelta delle location) vale da solo il prezzo del biglietto. Anche la recitazione è buona con un impegnato Benigni, un malinconico Proietti, una verginale Marine Vacth e un sorprendente Ceccherini. Forse l’unico un po’ “legnoso” (scusate il gioco di parole) è il giovanissimo Ielapi nei panni di Pinocchio.
Ma il vero problema è la sceneggiatura, e io mi sento di dare solo in parte la colpa al film. La mancanza di empatia per ¾ della durata è data più dal tono didascalico del datato testo di Collodi, rispetto al trattamento della sceneggiatura. Nella via di mezzo fra la parabola cattolica moraleggiante e l’approccio favolistico, Collodi ammonisce su problemi antiquati che non fanno più parte della nostra società da più di mezzo secolo.
In questo senso Garrone lo cita troppo pedissequamente, senza adattarlo agli anni ‘2000, sempre a mio umile e modesto avviso. Per i nostalgici del “si stava meglio quando si stava peggio” o dei “ bei valori di una volta” apparirà oro colato ma per una qualunque mente moderna si palesa come una noia mostruosa per quasi 70 minuti.
Il ritmo si perde troppo nella parte centrale e nel finale troppo sbrigativo. Però la CGI degli effetti speciali profuma di internazionalità. Nel complesso è un progetto riuscito. Un plauso a Garrone!
Ipnotico!
Regia=73 Montaggio=62 Scrittura=55 Recitazione=72 Effetti visivi/fotografia=88 Altro=88 Bonus-malus=+2
Tot+bonus=75/100
-LA DEA FORTUNA (F.OZPETEK)(2019) cinema
“La dea fortuna” si è avvicinato ad essere uno dei migliori film italiani del 2019, dietro ai mostri sacri di Bellocchio e Avati, ma la colpa dell’aver sfiorato l’impresa è tutta di Ozpetek. Per oltre un’ora e mezza il registe riesce ad esplorare diversi punti con una scrittura introspettiva ed emotiva, e senza mai sbagliare: sull’omosessulità, sul rapporto di coppia, sui valori della famiglia e dell’amicizia.
Questi temi vengono perfettamente amalgamati in uno spaccato italiano di rarissima veridicità, con a supporto attori da applausi come l’abitué Jasmine Trinca, l’ispiratissimo Edoardo Leo e il miracolato Stefano Accorsi. Un’opera malinconica ma romantica, surreale e lacerante, che ti fa entrare completamente nelle immagini proiettate sullo schermo, anche senza un reparto visivo magniloquente (come per il “Pinocchio” di Garrone”).
E poi c’è l’ultimo quarto d’ora, dove oltre a sfiancare un ritmo perfetto, Ozpetek inserisce un insensato doppio finale dove si lancia in una stereotipata arringa populista democristiana anti-fascista. Una parentesi che, non solamente è supportata malamente dagli eventi precedenti, ma il cui tono registico (un thriller psicologico tendente all’horror alla Dario Argento) contraddice l’intimista malinconia presente sino a quel momento. Forse Ozpetek si è ricordato di vivere in Italia e quindi ha deciso di sfamare il gregge ottuso italiota…
Blasfemia!
Regia=66 Montaggio=65 Scrittura=68 Recitazione=77 Effetti visivi/fotografia=70 Altro=68 Bonus-malus=+2
Tot+bonus=71/100
-I DUE PAPI (THE TWO POPES)(F.MEIRELLES)(2019) netflix
L’opera di per sé non è difficile da recensire: ibrido fra docu-film e spaccato drammatico, il regista Meirelles accentra il film sulla splendida accoppiata Hopkins-Pryce (rispettivamente Ratzinger e Bergoglio). Il fulcro della empatia sono i dialoghi coraggiosissimi di due pilastri della Chiesa Cattolica, che si sfidano dialetticamente sulla dottrina che la Fede deve adottare nel 2019. Rimanere attaccati alla tradizione o abbracciare il cambiamento?
La sceneggiatura tocca profondità sbalorditive, talmente schiette da far commuovere in più punti anche un sofista disilluso come me, con le storie umane di questi uomini di fede, fratelli nonostante le visioni diametralmente opposte. Sinceramente, non mi aspettavo che lo stato del Vaticano permetesse di divulgare storie così veritiere sui suoi leader, accennando anche a tematiche come la pedofilia.
Jonathan Pryce spicca più di Anthony Hopkins esclusviamente per lo spazio emotivo che la sceneggiatura gli concede. Il lato visivo accompagna i pregnanti dialoghi con una buona regia ed una solida fotografia, ma lo fa saggiamente, senza strafare. L’unica pecca è la durata: un quarto d’ora in meno, eliminandolo dalla parte centrale e da quella finale, non avrebbe fatto certamente male.
Imperdibile!
Regia=67 Montaggio=63 Scrittura=71 Recitazione=75 Effetti visivi/fotografia=70 Altro=74 Bonus-malus=+4
Tot+bonus=74/100
-DOLEMITE E’ IL MIO NOME (DOLEMITE IS MY NAME)(C.BEWER)(2019) netflix
Sulla bocca di molti per la nomination agli Emmy di Eddie Murphy, il film non vuole essere altro che uno spaccato da b movie sulle vicende reali di Rudy Ray Moore, “artista” di strada degli anni ‘70, simbolo del movimento afroamericano. La trama e il montaggio corrono dannatamente, più sullo stile docu-inchiesta giornalistica che su quello cinematografico.
E’ difficile empatizzare con i personaggi, del resto ben interpretati, che paiono macchiette di se stessi. A tratti noioso, quello che conquista è la cura nel ricreare gli ambienti dei ghetti dell’America “negra” di quegli anni. Non è affatto nelle mie corde ma se vi piace il genere, o semplicemente siete curiosi di esplorare quel mondo, è consigliato.
Omaggio!
Regia=64 Montaggio=57 Scrittura=58 Recitazione=69 Effetti visivi/fotografia=67 Altro=70 Tot+bonus=64/100
-SPIE SOTTO COPERTURA (SPIES IN DISGUISE)(N.BRUNO/T.QUANE)(2019) cinema
E’ un film prodotto per i più piccoli e scritto per gli adulti. Un bel lungometraggio d’animazione che amalgama perfettamente coloratissimi aspetti visivi, citazioni pop, sana comicità degli equivoci e un ritmo incalzante. Il character design dei personaggi è ben realizzato, così come l’espressività dei volti. 95 minuti che scorrono senza mai annoiare. Personalmente, l’ho trovato delizioso per l’originalità di mettere in scena stratagemmi narrativi e visivi sempre diversi.
Divertentissimo!
Regia=65 Montaggio=67 Scrittura=60 Recitazione=63 Effetti visivi/fotografia=78 Altro=66 Bonus-malus=+2.5
Tot+bonus=69/100
-JUMANJI: THE NEXT LEVEL(J.CASDAN)(2019) cinema
Un’enorme delusione per questo 2019. Solito secondo capitolo hollywoodiano di un primo film di enorme ed inaspettato successo: storia abbozzata e mal copiata dal primo capitolo, gag ripetute e stantie per “tutta la famiglia”, attori famosi di decadi fa e ovviamente creatività sotto i piedi. Il primo tempo è l’inutilità assoluta mentre nel secondo si accennano ad un paio di scene visivamente evocative (quella delle scimmie e l’intero quarto d’ora finale).
I personaggi sono piatti quanto un piatto e si palesano come nient’altro che riferimenti stanchi al successo precedente. In tutto questo, l’unico vero motivo per guardarlo potrebbe essere Karen Gillan, bella e brava, che fa esplodere gli ormoni di donne e uomini con quel completino alla Lara Croft. Neanche Dwayne Johnson “the Rock” salva la visione.
Noioso!
Regia=64 Montaggio=60 Scrittura=37 Recitazione=65 Effetti visivi/fotografia=73 Altro=68 Bonus-malus=-1
Tot+bonus=60/100
-DOBBIAMO PARLARE(S.RUBINI)(2015) Raiplay
E’ la classica commedia dolceamara sugli usi e costumi italioti. Un livello tecnico sufficiente ma non sfavillante, attori bravi ma senza interpretazioni memorabili. Insomma, tutti gli ingredienti della solita buona commedia del “Bel paese” con le sue tre nomination ai nastri d’argento del 2015. Eppure il film diretto, co scritto ed interpretato da Sergio Rubini ha un grande merito che lo differenzia dalla melma: il coraggio di osare. Il montaggio e la scrittura sono brillanti anche perché camminano a braccetto.
Soggetto da piece teatrale, per rendere ancora più frizzanti i divertenti dialoghi, le inquadrature diventano a ragione sempre più serrate e coinvolgenti. La storia si pone con significati a più livelli per non penalizzare nessuno. Ma negli ultimi venti minuti Rubini “tira troppo la corda” fino quasi a sfilacciarla. Il finale è scialbo e prolisso, da cui si potevano tagliare senza problemi almeno 10 minuti.
A rubare la scena c’è un inedito Bentivoglio mai così “verace”, una brava Isabella Ragonese ed una sfacciata Maria Pia Calzone, più napoletana che mai. Sergio Rubini fa il suo ma ancora una volta si dimostra più competente dietro la macchina da presa che davanti all’obbiettivo.
“Dobbiamo parlare” è interessante e forse negli anni ‘70 sarebbe diventato un piccolo gioiello, ma negli anni di Zalone, Ficarra e Piccone e compagnia cantate stenta come tanti altri onesti prodotti italiani.
Coraggioso!
Regia=65 Montaggio=66 Scrittura=68 Recitazione=73 Effetti visivi/fotografia=68 Altro=67 Bonus-malus=+1
Tot+bonus=69/100
Allora:
1)Mi scuso se non ho scritto un commento, non ho molto a che fare con i forum
2)Pinocchio di Garrone mi è piaciuto molto e i difetti nel film li ho visti molto bene
3)Prima o poi mi aspetto di leggere la recensione di un documentario, scritta da te, sarebbe una bella cosa per me e ti consiglio di vedere l’ultimo che ho visto “Ailo – un avventura tra i ghiacci”
Ciao Vegeth65,
ti ringrazio per il tuo commento. E in super anteprima posso dirti che a breve aprirò un canale you tube! Su “Pinocchio” non posso dire che il fascino visivo sia irresistibile ma i difetti sono altrettanto evidenti. Il genere documentario non è il mio genere ma se posso recupererò “Ailo” o qualcos’altro. Sarebbe corretto per correttezza. Qual è stato l’ultimo film che hai visto in sala?
L’ultimo che ho visto è stato, appunto, Pinocchio di Garrone