Il secondo piatto del nostro menù è Victor Frankestein. Quindi dovrei parlarvi di Proteo, la sua creatura, che muore perché gli viene strappato il cuore dall’altra sua creatura “primogenita” senza nome. Non capite? Allora vi sentirete come me e gli spettatori che sono stati giocati magistralmente dalla sceneggiatura.
Nel primo episodio si mostra il dr.Victor Frankestein riportare in vita un cadavere a cui si affeziona, per via della sua indole mansueta a cui da il nome, diciamo così!, di Proteo. Per tutto il secondo episodio vediamo questa creatura crescere mentalmente come un neonato, Proteo conosce il mondo e si fida del suo creatore ma noi sappiamo che lo ucciderà(da 200 anni lo hanno fatto in tutte le versioni compresa in I,Frankestein!!!), quindi lo spettatore formula teorie su cosa scatenerà il disprezzo di Proteo per spingerlo all’omicidio obbligato del dottore.
Di un tratto comprendi di essere stato giocato: Proteo è il “secondogenito” del dr.Victor, il primogenito è il classico mostro Frankestein che uccide Proteo per gelosia e per sfregio al suo creatore. La colpa dell’assassino, del mostro Frankestein, fu la sua indole: impazzì alla “rinascita” invece di nascondersi al buio, come ha fatto Proteo. Così Victor si spaventò della sua aggressività e lo abbandonò. Ma il mostro Frankestein sopravvisse di rabbia e di dolore.
L’interpretazione del ruolo da parte di Rory Kinnear è notevole, con il suo viso sfregiato che diventa la maschera teatrale di chi disprezzato disprezzerà con il doppio della furia. Davanti alla morte di Proteo, il dr.Victor non confessa la sua colpa ma anzi infierisce sul suo primogenito indesiderato, adesso con la scusa pronta.
Il mostro Frankestein non minaccia Victor Frankestein per la sua vita ma gli ordina di fargli una sposa che lo ami per quello che è, se Victor non vuole costringerlo a fare una strage di innocenti. Non penso di sbagliare nel confrontarli al rapporto fra l’uomo e la divinità. Il mostro Frankestein giudica il suo creatore e lo chiama demone, perché lo ha fatto nascere senza allevarlo e spiegargli le regole del mondo.
In risposta quello stesso creatore, quel dio, giudica mostruosa la sua creazione. Dr.Victor Frankestein ha l’opportunità di riportare nel regno dei morti la sua creatura imperfetta ma si commuove del briciolo di umanità che è comunque riuscito ad instillare in quello che considera il fallimento della sua vita.
Ho amato la disponibilità che la sceneggiatura ha lasciato per queste tematiche, poco aderenti alla trama principale. Ho adorato come il ritorno del suo primogenito costringa Victor ad evolvere psicologicamente. Viene intaccata la cieca convinzione nel progresso e solamente un uomo dalle vicine predisposizioni, l’anziano e saggio Abraham Van Helsing, può consigliare Victor al riguardo. Ma la loro collaborazione durerà una puntata e mezza perché il mostro Frankestein ucciderà Van Helsing per dimostrare a Victor come le minacce non fossero vane.
Questo colpo di scena mi ha fatto storcere il naso; comprendo la volontà di destabilizzare, come nella morte di Proteo, ma recidere un personaggio storico così utile alla trama solamente per chiudere l’episodio con un colpo di scena…questo non mi è piaciuto. E’ il secondo scivolone.
Un altro aspetto che ho apprezzato è come i personaggi storici siano dinamici, che si approprino simbolicamente di un altro mito per giustificare il loro sviluppo narrativo. Il contorno di questo menù è Il mostro Frankestein, slegato dalla figura ingombrante del suo creatore. Il mostro si allinea ad una via di mezzo fra il personaggio del gobbo di Notredam e la bella e la bestia. Viene accolto a lavorare nel teatro storico di Grand Guignol gestito da Vincent Bran, che come un padre gli da il nome di Calibano.
La deformità, più come nel caso del gobbo che la bestia, lo rende bersaglio facile che lo spinge all’isolamento volontario. Si innamora della bella protagonista del Grand Guignol, a cui però non si dichiara. Ma è lei a interessarsi a lui con un pietà fraterna che Calibano scambia per amore. Il tutto finirà ovviamente tragicamente.
Ecco, fermiamoci in questo punto esatto. Fermiamoci sul terzo scivolone, quello straziante.
Chi sarà la sposa di Calibano? Introdurranno un nuovo personaggio con la bravura precedentemente esposta o svilupperanno un personaggio già esistente a una metamorfosi completa, adatta al nuovo ruolo? Inizialmente ho tremato perché a metà stagione si comunica a chiare lettere come Brona stia morendo di tisi. Poi questa possibilità è andata scemando e hanno esplorato il rapporto fra Calibano e l’attrice di cui si innamora.
Gli dedicano spazio e lo fanno nel modo giusto. Ho esultato perché ho pensato che l’attrice fosse il soggetto giusto da trasformare e l’ho ritenuto per diverse ragioni: in primis è un personaggio interessante e poco esplorato, in secundis è strettamente collegato a Calibano che, scambiando pietà per amore, la bacia con una passione che quasi sfocia nella violenza. Sarebbe stato catartico se l’avesse uccisa per costringerla ad amarlo “da morta”. Invece come si risolve?
Ma da, chi c’ha sbatta. Ci mettiamo Brona, tanto sta a schiattà, no?
La mia più grande paura si è avverata: in una sceneggiatura semi sperimentale le scorciatoie, più o meno legittime, balzano all’occhio come l’indossare il pigiama alla premiazione degli Oscar. E’ il solito trucchetto delle serie da tre soldi! Costringi lo spettatore all’empatia avvicinando due personaggi già esistenti in un sviluppo sorprendente e non giustificato dalla storia.
Il dolce del nostro menù è il rapporto fra Vanessa Ives e Dorian Gray. Non pensavate mica che me ne sarei dimenticato?!
Il loro rapporto, benché non venga sottolineato, è uno dei cardini della storia principale e banalmente la ragione sta nel fatto che Vanessa Ives rappresenta il centro di questa storia. E’ lei il motore a cui gravitano attorno gli eventi, è lei che il master sta cercando ed è sempre lei che spinge avanti la trama con le sue visioni. Cosa succede quando uno degli uomini più affascinanti che l’umanità abbia mai avuto seduce una donna posseduta dal signore dei vampiri mezzi egizi?
DORIAN GRAY: You have exceptional composure. (Avete un contengo eccezionale.)
VANESSA IVES:Do I? (Dite?)
DORIAN GRAY:Poise, i mean. (Mi riferivo alla compostezza.)
VANESSA IVES:Control. (Il controllo)
DORIAN GRAY:Yes…what if you were to abandon it? (Si, e se lo abbandonassi?)
VANESSA IVES:I couldn’t. (Non potrei!)
DORIAN GRAY:Why? (Perché?)
VANESSA IVES:There are things within us all that can never be unleashed.
(Ci sono cose dentro ognuno di noi che non dovrebbero essere liberate)
DORIAN GRAY:And what would happen if they were? (E cosa succederebbe, se lo fossero?)
VANESSA IVES:They would consume us. (Ci consumerebbero!)
Dorian parla del fuoco estatico ed estetico della passione mentre Vanessa si riferisce ad avvenimenti soprannaturali, di cui lo spettatore è a conoscenza. Che sia stato Dorian Gray a risvegliare il demone dentro il corpo di Vanessa? La sceneggiatura soprassiede implicitamente sull’argomento ma la mia mente non può astenersi dal farlo. Io sono convinto di si e aggiungo un pronostico per le prossime stagioni: potrebbe essere che il ritratto di Dorian sia una delle manifestazioni del master vampiro-egizio.
Non ho visto le stagioni successive e non mi interessano gli spoiler…
In ogni caso il loro rapporto è paradossale, magnetico e fatale. Ma Vanessa è saggia, a differenza di Dorian che appare giovane ma chissà quanti anni ha, e lei trancia questo legame spezzandogli il cuore. Vanessa sa che cedere al fascino di Dorian significherebbe darla vinta al Master e lei “non vuole farsi consumare”.
Voglio dare un opinione sulla recitazione di Reeve Carney nel ruolo di Dorian Gray. Il personaggio letterario di Dorian Gray è di una difficoltà estrema, per via della scrittura implicita di Oscar Wilde, ma Carney è convincente negli atteggiamenti e nei costumi, che nel suo caso non sono certamente secondari.
Il personaggio lo ha preparato bene ma sul suo volto manca la malizia anarchica di un esteta che si sente un dio in mezzo agli uomini. Non intendo la malizia manifesta ma quella sotto traccia, caratterizzata da un gesto o da un dettaglio. Per dirne una, Eva Green caratterizza Vanessa Ives con un peculiare sguardo che tramuta il volto in una maschera irriverente e inaccessibile.
Prima di parlare degli ultimi aspetti, voglio concludere sulla risoluzione della trama principale nell’episodio finale. E’ stato molto deludente e lo considero il quarto scivolone. Non che mi aspettassi il finale di Saw, considerato l’eccellente lavoro introspettivo di sceneggiatura, ma il tutto si riduce ad uccidere Mina contaminata dai vampiri-egizi con uno scontro finale coreograficamente demenziali al livello di Glass.
Comprendo chiaramente come otto episodi per stagione siano solo una trovata per vendere meglio il prodotto e per valutare se continuare o meno. Quindi in tre stagioni si raggiungono 27 episodi, ovvero l’equivalente di una serie tradizionale americana, ma questo non giustifica gli sceneggiatori a non impegnarsi nel finale! E’ un vero peccato considerata l’intera lavorazione precedente.
Comunque due righe sul resto: le scenografie sono meravigliose, anche se non ho apprezzato la scelta di ambientare il finale nel teatro del Grand Guignol perché l’ho trovato riduttivo. Io l’avrei ambientato all’esterno, in uno spazio arioso, nel mezzo della notte, magari al porto che precedentemente era stato mostrato solamente da inquadrature larghe.
Le recitazioni di tutti gli attori sono di altissimo livello, anche di Billie Piper, Brona, che risulta comunque nella parte. Inferiore ad Eva Green c’è un Timothy Dalton in grande spolvero, così caratteristico nel suo aspetto da maturo gentiluomo inglese attirato dai pericoli dell’Africa nera! Ottime le musiche e i costumi che non rendono mai la scena poco credibile o ilare. C’è un solo aspetto che visivamente mi lascia dei dubbi e riguarda la capigliatura dell’esercito “femminile” dei vampiri; sono delle nane alte e uno e cinquanta, tutte uguali e truccate di bianco dalla testa ai piedi con imbarazzanti parrucche biondo fieno. Sono disgustose ma non incutono paura, anzi distolgono lo spettatore dall’atmosfera horror della scena.
Nel complesso: complimenti John Logan, creatore e sceneggiatore. Le boiatine te le perdono, a parte quella di Brona. Potrei amare questa serie, se continuassi così…
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