“Parasite” di Bong Joon-ho si prende evidentemente il riconoscimento, fra pubblico e critica generalista, di film copertina del 2019, anche più di “Joker” diretto da Todd Philips con Joaquin Phoenix.
Oltre alla 72sima palma d’oro di Cannes, “Parasite” ha dominato gli Oscar 2020 con la vittoria come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior film straniero. L’opera del notevole regista coreano è entrata nella storia per essere stato il primo film non americano ad aver vinto il premio come miglior film.
Come è noto, nella storia degli Oscar, ci sono premi più blasonati di altri. Regola non scritta afferma come il film d’eccellenza della premiazione venga definito da: miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura (originale/non originale). A questi citati se ne aggiungono ulteriori altrettanto fondamentali come miglior attore protagonista, miglior attrice protagonista miglior fotografia e per alcuni (compreso il sottoscritto) miglior montaggio.
Come detto, nessun film ha mai vinto i tre premi fondamentali in aggiunta a quello del miglior film internazionale, premio conosciuto fino all’anno scorso come miglior film straniero. Correggere un termine perché vagamente discriminatorio…comprendete la china che la nostra società sta prendendo?
In ogni caso, che cosa comporta questa “verginità violata” di oltre 92 edizioni della premiazione più attesa dell’anno?
Alcuni hanno semplicemente sottolineato la meritata vittoria dei premi da parte di “Parasite” (opinioni su cui sono assolutamente in disaccordo). Altri ne danno una spiegazione mediatica; siccome l’Academy perde share di spettatori anno dopo anno, allora vogliono far parlare dell’evento con una vittoria assolutamente non pronosticata dai bookmaker e dagli spettatori.
Io ne do una terza di ordine socio-economica, che all’esplosione del Corona Virus e della crisi attuale del Cinema perde valore, come qualunque altro discorso al riguardo. Eppure questo pensiero l’ho espresso ben prima dell’emergenza sanitaria e non è da escludere che ritorni preponderante nel momento in cui l’industria cinematografica ripartirà a muoversi.
La mia idea è questa: il cinema americano degli ultimi vent’anni si regge sulle spalle di geniali registi che però tendono alla vecchiaia (Eastwood, Spielberg, Cameron, Scorsese, Coen, Mendes, Allen, Tarantino,etc) e che non vengono eguagliati da una nuova generazione di registi americani davvero all’altezza.
Così si spiegherebbe negli ultimi quindici anni la crescente “invasione” di film di matrice europea o comunque non americana in svariate edizioni degli Oscar (i più premiati: Cuaron, Hazanavicius, Del Toro, Innaritu). Questo aspetto, unito alla volontà economica di aprirsi al florido mercato asiatico, avrebbero spinto a far risaltare l’opera di Bong Joon-Ho.
Con questa vittoria sbalorditiva ritengo che l’Academy (l’insieme perlopiù di oltre 6000 esponenti del cinema americano) abbia voluto bacchettare la nuova generazione di artisti cinematografici made in USA. L’Academy ha paura che il loro cinema possa morire di nuovo come negli anni 70’. Forse il cinema americano deve morire per “parassitare” quello europeo, in una amalgama sostanziale? Come già successo per la “New Hollywood”?
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