(J.PEELE)
Lo dico subito: il problema non è il finale. In effetti lo è ma siccome il resto è un ammasso informe di arroganza e noia, quasi non l’ho sentito. Quasi, specifichiamo e procrastiniamo le spiegazioni.
Questo film è come sedurre una donna bellissima e riuscire a portarsela a letto, solo per scoprire che è un uomo con il cazzo più grosso del tuo.
Perché questo film piacerà? Per la regia e la fotografia, che sono notevoli. Ma un buon lato tecnico basta? In teoria non dovrebbe ma con un pubblico dal palato artistico elementare decisamente si. La storia alla base ha buoni spunti, su tutti quella dei doppelganger, ma sfruttarli in questo modo è patetico ed offensivo per una qualunque intelligenza media.
Vi giuro sulla mia vita che per tutte le due ore non mi sono mai spaventato, a parte nella scena degli specchi nei primi dieci minuti. Non sto esagerano, il film non fa paura…perché non ci riesce? L’idea del doppelganger affascina perché si suppone che la copia e la persona a cui fa riferimento siano unite nel profondo, quindi si suppone che il doppelganger provochi e svisceri l’anima della persona che ha di fronte.
E tutto questo dovrebbe portare all’angoscia di esplorare la psiche, di come saremmo se liberassimo i nostri istinti, bla, bla, bla, bla, bla, bla. In questo film però no, perché i doppelganger sono muti! Bella trovata del cazzo Jordan Peele! Facciamo l’ennesimo film horror con gli zombie…ci avete frantumato i coglioni a scaglie con le citazioni a Romero!!! Bisogna esplorare i personaggi di un film, farli evolvere nel rapporto con gli altri!
Si chiama trattamento dei personaggi, nella pre-produzione…
Torniamo sulla NON paura che il film suscita…l’opera fa ridere in diversi punti perché Jordan Peele (regista, produttore e sceneggiatore) nasce come comico. E se un horror/psicologico fa più ridere che inquietare allora capirete anche voi che c’è qualcosa che non quadra. Si intravedono le buone intenzioni ma il tutto è talmente irreale che non empatizzi con i personaggi sullo schermo che appaiono degli estranei. Di per sé i personaggi hanno un accenno d background ma come sempre tutto si perde nelle sequenze action piene di trovate di scena e poco sviluppo dei personaggi.
Accenniamo al finale senza scendere nei particolari: che senso ha dare delle spiegazioni che coprono una pezza aprendone altre trenta? Qual è il senso? Forse è ormai d’obbligo attirare il pubblico sfruttando la politica, l’opinione pubblica? Possiamo tornare a scrivere più semplici e coerenti, credibili e ben scritte?
Mi viene in mente un filmetto che però ha fatto la storia dell’horror moderno, CHE IO ADORO: “la bambola assassina” nel lontano 1988. Se poi si ha la padronanza del mezzo cinematografico, A TUTTI I LIVELLI, allora si può osare più in alto…Jordan Peele si è montato la testa con “Get Out” e come Guadagnino la spara grossa dopo il primo successo internazionale.
Volate bassi, molto bassi, un consiglio spassionato.
Sulla recitazione sarò nuovamente impopolare ma la recitazione dei doppelganger l’ho trovata ridicola. Non facevano paura, sembravano degli scemi a cui hanno detto di non muovere un muscolo facciale. Imparate dai personaggi di Westworld, quello è il modo giusto! In più il doppiaggio italiano del doppelganger di Adele (la moglie) mi ha fatto morir da ridere, appariva teatrale e finta. Magari nell’originale è inquietante.
Cari lettori, avete letto questa recensione e ne deducete che mi sia arrabbiato, in realtà solo in parte. Per la maggior parte del tempo mi sono annoiato a morte. Per me è un no secco, ma se vi sentite così temerari andate a vederlo…nessuno ve lo vieta.
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