(A.SERKIS)
Sapete chi è Callie Kloves? Una sceneggiatrice capace di scrivere una storia verosimile ed emozionante. Rivelazione di fede in un periodo come questo. 😉
Non avrei dedicato una recensione lunga per il “Mowgli” di Serkis ma questo film mi da l’opportunità di fare un confronto con “The Lion King”, presunto live action/animato del 2019. Le storie si assomigliano in diversi punti: Shere Kan come Scar con le iene serventi, Akela come Mufasa, una trama con lo stesso inizio e fine. Certo qualcosa cambia ma voglio far notare come sia “The Lion King” a copiare, considerato che il riferimento, “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling, sia del 1894… 🙁
Se “The Lion king” è per bambini, questo “Mowgli” è per adulti; crudo, cinico, verisimile ed emozionante. I personaggi non sono monodimensionali, neanche nella loro conformazione animale. Questi felini uccidono perché si devono nutrire e non fanno super cazzole alla Mufasa e non diventano semi-vegani come Simba.
Profondità caratteriali che capiamo fin dall’inizio quando Akela spiega a Baghera come abbia cresciuto Mowgli anche per usarlo come risorsa per difendersi dagli umani cacciatori. Lo stesso ruolo di Baghera risulta davvero profondo: nato nella civiltà, allevato come animale da compagnia, ama la giunga più di ogni altra cosa e soffrendo costringe Mowgli ad andare e rimanere nella civiltà.
Evidentemente si riscatterà ma quale percorso psicologico ha dovuto subire. E se da un lato ci sono gli animali, dall’altro c’è la civiltà che fin da subito viene stagliata come ancora più feroce rispetto a Shere Kan e tutti gli animali della giungla. Mogwli viene rinchiuso senza una ragione, viene maltrattato e scopre come John Lockwood non sia meno spregevole della tigre Shere Kan.
La scena dove il ragazzo scopre la testa impagliata dell’amico lupo albino Bhoot nello studio di Lockwood, colpisce al cuore lo spettatore e giustifica chiaramente il finale. Mowgli vuole uccidere sia Sher Kan che lo stesso Lockwood e giocando d’astuzia coinvolge gli elefanti e i lupi. Un’azione che un Simba o un Mufasa non avrebbero mai fatto. Con un finale che legittima la sua posizione di leader, come “non essero umano, né animale”.
Mowgli si staglia come l’ibrido che acquisisce la saggezza di due popoli. Nella relativa semplicità il film impone un sceneggiatura convincente che però scivola in una dinamica action dell’epilogo: da cacciatore esperto Lockwood erroneamente colpisce Mowgli al posto di Shere Kan? Davvero? Così da creare il colpo di scena dove sarà Akela a sacrificarsi per il ragazzo, di cui prima aveva dubitato?
C’mon, guys…
Chiudiamo sul lato tecnico. La regia di Andy Serkis è buona, accompagna l’azione non commettendo errori. L’animazione è davvero interessante e risulta sicuramente più empatica di quella di “The Lion King” 2019. Dove sta la differenza?
Gli sguardi degli animali sono leggermente ritoccati, con degli occhi più grandi rispetto agli animali esistenti. Un male? Non affatto, il contrario. Si mantiene un certo realismo e si da un accenno di recitazione a quei musi doppiati in originale da grandi attori: Cumberbatch per Shere Kan, la Blanchett da la voce Kaa e Bale con Baghera.
Insomma, nient’altro da aggiungere. Un bel film animato dove si respirano vere emozioni. Quindi guardatelo, è un ordine! 😉
Visto e mi è piaciuto molto, finalmente vedo una tigre che fa quello che fa realmente
Esatto, molto più realistico. Mi è piaciuto davvero tanto 🙂
Anche se devo dire la verità, personalmente rimango molto attaccato al film disney del 67, che continuo ad amare essendo un film della mia infanzia e li Shere Khan mi piaceva, ma questa versione è molto più inquietante e intimidatoria.
L’unica critica che posso fare è riguardo al doppiaggio che gli hanno dato nella versione italia e personalmente preferivo la voce che aveva nel primo trailer del film, ovvero Alberto Angrisano