(D.LUCCHETTI,2019)
Signori e signore, soprattutto le seconde se giovani e disponibili, alziamoci in piedi e applaudiamo Pif, il nuovo Fabio Volo.
Pif è un uomo incredibile dai mille talenti che però sommati non ne fanno uno intero: mezzo presentatore, presunto scrittore, regista mestierante, improvvisato sceneggiatore, doppiatore amatoriale e ultimamente anche un certificato attore incompetente!
Applaudiamolo tutti insieme! Su, dai, un po’ di entusiasmo. Si perché sono questi i personaggi che piacciono agli italiani…i tuttologi. Un po’ di qua e un po’ di là, l’importante che il faccione sia sempre ben inquadrato e che si faccia ridere, mi raccomando!!!
Non ho nulla contro l’opera di Lucchetti che è tecnicamente nella media del cinema italiano (il che teoricamente non dovrebbe essere un complimento). Il problema è scrivere una storia che calzi a pennello sul tuo protagonista, e non il contrario. Ma se hai a disposizione Lady Gaga non c’è problema e finisci nominato agli Oscar ma con Pif bisogna tremare.
Lucchetti è stato bravissimo a dare agli italiani quello che vogliono: il simbolo dell’uomo medio, rigorosamente di stampo made in sud, innamorato della fregna e del proprio ego, con una spruzzata di sciocca malinconia. Un uomo che calpesta gli altri ma con il sorriso da bambino a cui si deve scusare tutto.
Ritornare dalla morte, uno spunto interessatissimo, viene sprecato per raccontare la vita patetica di un uomo apatico che vuole scavalcare le regole per scacciare la consapevolezza di non essere nessuno (è così anche nel romanzo da cui è tratto?). Pif è la faccia perfetta: inespressiva e stupidamente stupita da un mondo in perenne movimento.
L’inizio del film è chiaro: Pif muore perché fa il furbetto con lo scooter, vuole passare con il rosso ad ogni costo. Elaborate metafore per il pubblico medio…non avevo visto nulla di così contorto dai tempi di “Persona” di Bergman (non l’attrice, il regista!). Sto scherzando su Pif, non su Bergman. 🙁
Sto cretino torna sulla terra e si trascina questi flashback penosi che dovrebbe far empatizzare lo spettatore. Stranamente con un protagonista inespressivo non ci riusciamo…ma guarda un po’. Per fortuna che ci sono un po’ di sane chiappe e tette in primo piano, qua e là per sembrare discreti, che fanno sempre bene per alzare l’attenzione e qualcos’altro.
Il protagonista ha tradito la moglie per tutta la vita ma nelle scene finali l’accusa è diretta alla moglie che una volta si lasciò tentare da un altro uomo. (visto che suo marito è un imbecille). Bravi davvero, questa è l’Italia progressista che ci piace, che abbatte gli stereotipi, che vuole abbracciare la globalizzazione. Per non parlare dell’happy ending finale…un classico (de merda)!
Provate a riguardare la foto della copertina di questa recensione: com’è soddisfatto Pif, ha il conto in banca potente e tutti lo acclamano come eclettico e rampante artista.
Concludiamo questo scempio con il solo pregio del film: la prova recitativa della giovane Angelica Alleruzzo nel ruolo di Aurora, la figlia del protagonista. E’ stata bravissima, un’attrice sicuramente da seguire nei suoi prossimi lavori.
Siamo ai titoli di coda. Ieri sera ho avuto la prova come non ci sia più scampo. Se in Italia vuoi avere mercato cinematografico devi parlare di calcio (a breve è in uscita “ Il campione”), di mafia e criminalità (Gomorra e i suoi aborti), di politica spicciola (il vomitevole “Scappo a casa”), di cinepanettoni ma soprattutto di fregna e cervi a primavera, con urli e pianti in allegato.
Progetti indipendenti e coraggiosi, non osate oltre perché fallirete miseramente. Passiamo sotto silenzio “The end- l’inferno fuori” o “Il testimone invisibile”, agli italiani non gliene frega un cazzo delle altre decine di tematiche e generi che prolificano nel mondo, ogni mese. Vogliono solo quei cinque generi!
Bene, allora prendetevi ‘ste merde ma non vi lamentate se rivedrete lo stesso film per tutta la vita. Come un cazzo di loop.
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