Prima di parlare della 5 stagione vi ricordo di recuperare le stagioni precedenti. Per la 1 stagione clicca qui, per la 2 esattamente qui, per la 3 guardaUnPòQui e per la quarta direi qui. Ciancio alle bande ed incominciamo.
La quinta stagione è la summa della serie, il punto più alto dove tutte le sottotrame si allineano e dispiegano le ali, dove oltre il 90% dei misteri vengono svelati e per me vale come una chiusura di serie. Il percorso fantascientifico iniziato dalla 3 stagione si conclude qui con risultati eccellenti.
I 17 episodi trattano della consapevolezza dei personaggi di essere burattini al servizio dell’isola e per farlo sfruttano il viaggio nel tempo immergendo lo spettatore negli anni della Dharma Initiative. Ma prima di arrivarci, nei primi episodi la scrittura gioca con i viaggi del tempo e con l’effetto nostalgia ci fa rivivere momenti delle stagioni precedenti ma non solo.
Ci mostra anche dinamiche secondarie ma di un certo peso. L’arrivo di Danielle Rousseau sull’isola, le sue vicissitudini e del rapimento di Alex da parte di un giovane Ben che vuole impressionare il futuro gruppo degli “Others”, di cui NON è ancora a capo. Gruppo guidato da un Richard Alpert versione Dorian Gray e due esponenti giovani e già di punta quali Eloise, la madre di Daniel Faraday, e Charles Widmor, padre di Penny.
Dinamiche pre Dharma che dobbiamo goderci a spizzichi e bocconi, perché i lampi temporali giungono sempre più in fretta ed oltre a sbalzare i protagonisti da un epoca all’altra senza uno schema preciso, li spingono verso la morte.
Una regola appare chiara: più hai vissuto sull’isola più il dolore per ogni salto sarà forte. L’unica a non salvarsi è Charlotte che svela all’amato Daniel di ricordarsi di lui: da bambina, quando viveva sull’isola, è stata avvicinata da un uomo identico a Daniel che le ha fatto paura.
Nel loro presente, queste parole hanno fatto capire allo scienziato capisce come lui abbia intervenuto sulla storia e di come sarà costretto a farlo. L’unico modo per fermare questi salti temporali è il sacrificio di Locke, sull’esempio di Ben quando ha dovuto spostare l’isola, e di cui sappiamo già come John sia morto per convincere gli “oceanic six” a ritornare.
Fino all’episodio 7 si ci concentra emotivamente sulle vicende di un Locke che viene trovato da Widmore e che viene manipolato da lui affinché debba salvare i suoi amici e assolvere al volere dell’isola. Sorprendentemente, spettatori a conoscenza della 5 stagione, lo vediamo fallire perché nessuno dei “oceanic six” vuole ritornare. Giustamente aggiungerei.
Qui entra in gioco Ben, la variabile impazzita, che salva John dal suicidio per ucciderlo il momento successivo. Un gesto insensato che rappresenta meravigliosamente il simbolo di Locke agli occhi di Ben. John è l’uomo predestinato che ha avuto solamente benefici dall’isola, nonostante ci abbia vissuto pochi anni, a differenza di Ben che ha dato tutto quello che amava per il bene dell’isola.
Questo meraviglioso sottotesto compare nel dalogo fra Ben e John nell’episodio 6, con il riferimento alla figura cristiana di Tommaso, apostolo che non viene ricordato per il suo sacrificio.
Ma questa è metà della verità, perché Ben sa di aver spesso anteposto il suo egoismo al cosiddetto volere dell’isola, e quindi di Jacob. Non è un caso che lo spostare l’isola sia stata una decisione non approvata da Jacob, di cui si lamenterà anche il “fumo nero”, travestito da Christian Shephard. E comunque è colpa di Ben se John è costretto a risolvere le cose sistemando la leva del tempo.
Ben sa di aver peccato e lo confesserà nella seconda metà della stagione al corpo redivivo di Locke, che lui stesso ha ucciso. Cito le sue parole:“I lied. It’s what i do”. Quindi accetta la punizione, anche se è prontissimo a ritornare sull’isola, per dimostrare qualcosa a se stesso. Soprusi morali anche ai danni di un anziano Charles Widmore, che in gioventù Ben esiliò dall’isola e di cui però vuole vendicarsi.
Gli uomini di Widmore uccisero Alex sotto i suoi occhi e la prima cosa che fa Ben al ritorno nel mondo è manipolare Sayid ad uccidere tutti i sottoposti di Wildmore. Lo va a trovare per sfidarlo a tornare sull’isola e minaccia anche la vita di sua figlia Penny. Impegno che cercherà di portare a termine fallendo in extremis per l’intervento di Desdmond, avvertito dallo stesso Widmore.
Quindi una storia emotiva meno debitrice alla struttura presente/flashback che dall’episodio 8 si concentra interamente sull’isola, con gli “oceanic six” che tornano indietro nel tempo, nella stessa epoca in cui si sono fermati sull’isola, ovvero il periodo della Dharma.
Una dualità che però nei fatti rimane: da una parte nel presente i sopravvissuti del volo Ajira 316 (Jin, Ben, Lapidus, Ilana and friends) dall’altra il 1977 dove c’era lo scontro fra Dharma ed “Hostile”, trasformatosi poi in “Others”. Ma nonostante ciò, risulta evidente come il 1977 sia il cento della trama.
Allora concentriamoci lì. Nelle stagioni precedenti il leader saggio è sempre stato il protagonista della serie ed in questa quinta stagione lo è James Ford, nei nuovi panni di LaFleur. Un James che è sbocciato con uno sviluppo del personaggio ben documentato dalla 3 stagione in poi (recuperate le mie recensioni!).
Un James a cui tutti fanno riferimento e che con le sue abilità è riuscito a diventare responsabile della sicurezza della sede centrale Dharma, da perfetto sconosciuto qual’era. Un James che ha “messo la testa apposto” e che ha trovato l’amore della sua vita, l’incantevole Juilet. Adesso è felice e vuole sposarla. Ma ecco arrivare la crudele volontà dell’isola.
Jack, Kate ed Hurley vengono trovati da Jin, membro integrato della Dharma. L’inquadratura finale dell’episodio 8 è di una poesia rara: James incontra lo sguardo di Kate, un amore doloroso che pensava di aver dimenticato. Ho davvero apprezzato le dinamiche del triangolo Kate-James-Juliet che si dispiega come problematico in modo graduale.
Da lì parte la discesa verso la dissoluzione: i tre nuovi arrivati non stanno al loro posto e fanno di tutto per rompere lo status quo. Già la prima sera un Jack nervoso incomincia a rimproverare James, rovesciando i ruoli della prima stagione dove Sawyer irrompeva da Jack con richieste assurde. Un Jack inequivocabilmente corrotto, e se dal finale della 3 lo pareva specialmente nell’animo adesso anche l’aspetto e i suoi discorsi descrivono un uomo spezzato dalla vita.
Un esempio: quando incontra il padre di Ben lo rimprovera dandogli dei consigli che avrebbe voluto dare a se stesso nei flashfoward della 5 stagione. Un altro che ostacola in ogni modo la vita di LaFleur è Sayid. Fa di tutto pur di non essere salvato e quando un giovanissimo Ben gli parla pensando che sia uno degli “Others”, Sayd comprende la ragione del suo ritorno.
Si fa aiutare dal ragazzo per evadere e poi gli spara dandolo per morto. Ma qui interviene Kate, che al rifiuto di Jack di operare il giovane Ben, che decide di portare il ragazzo dagli “others”. Riescono a consegnare il corpo di Ben a Richard Alpert e fargli salvare la vita, suscitando con reazioni a catena gi avvenimenti che portarono alla fine della Dharma Initiative.
Qui ci ricolleghiamo ad una frase di Daniel Faraday nell’ottavo episodio:”Ciò che è accaduto, è accaduto”. Molte volte in questa stagione si vuole modificare la Storia e si ci interroga al riguardo, vedi Sayd qualche riga sopra o tutta la parte finale dove si ci illude di cambiare le sorti del volo oceanic 815.
Eppure nulla cambierà perché gli avvenimenti avvenuti comprendono già al loro interno quello che i protagonisti intendono come libero arbitrio. Un campione può essere il discorso di Jacob ad Hurley che conclude con l’evidente manipolatorio “non sei costretto a fare nulla”. Frase di Jacob che tornerà nell’ultimo episodio ma con effetti diversi…
In ogni caso, la dimostrazione principe è la vita dell’uomo che maggiormente crede nel libero arbitrio, anche a discapito della scienza e della magia: Daniel Faraday. La sua intera esistenza viene manipolata dalla madre Eloise che lo spinge verso lo studio dello spazio-tempo a discapito di una vita felice. E’ agghiacciante la scena nel finale del quattordicesimo episodio dove si mostra la scena la sua morte.
Abbattuto con un colpo di fucile da sua madre ancora giovanissima, donna che nel futuro, sapendo quello che è successo, manderà sull’isola il figlio che lei nel passato ucciderà. Daniel spira fissando la sua futura madre dicendo:”Tu lo hai sempre saputo”. Lo stesso discorso vale per Widmore, che si scoprirà essere il padre biologico dello scienziato, che pur sapendolo ha finanziato il figlio per mandarlo a morte.
Risulta evidente come nella serie ci siano due tipologie di personaggi: chi serve nel sacrificio e chi combatte il volere dell’isola. Jack contro John, Widmore contro Ben, etc. Pensiamo anche alla fine di Rose e Bernard che accettano l’isola come natia. In ogni caso, Charles Widmore e Eloise sono i massimi esponenti della fedeltà ideologica all’isola, dove sono nati e cresciuti.
Una sorta di culto pagano, con tanto di sacrifici e rituali. Loro diventano gli strumenti con cui l’isola applica il suo volere, che poi si scoprirà essere Jacob. I nemici, ovvero coloro che remano contro, cambiano da stagione a stagione.
Non è un caso che Micheal sia stato tratteggiato in quel modo e come qualunque personaggio si riscatti nel momento in cui decide di vivere sull’isola. Citamo il caso degli scienziati della spedizione Widmore della quarta stagione. La seconda tematica fondamentale risulta il rapporto fra Ben e il presunto Locke resuscitato dai morti.
Fin dall’inizio, amante quale sono del personaggio, ho percepito qualcosa di diverso nel John Locke che calpesta la spiaggia dell’isola. La stessa sceneggiatura lo sottolinea nell’episodio 15 quando Richard afferma chiaramente:”John, sembri diverso”. Ma non era necessaria la scrittura per capirlo, perché la recitazione di Terry O’Quinn esplica meravigliosamente il fatto che “il fumo nero” abbia preso possesso di lui. Lo dirà Sawyer nella 6 stagione descrivendo il vero John Locke come un uomo in uno stato di perenne paura e disorientamento.
Invece questo nuovo John è irriverente, calmo e pieno di sé. Fissa tutti negli occhi con la sicumera di un dio che gioca con gli uomini e capisce immediatamente quanto Ben sia l’uomo giusto per uccidere Jacob. Anche perché, con la consapevolezza della sesta stagione e del suo fallimento nella scelta di Richard, il “fumo nero” non si deve accontentare di un soggetto disperato e rabbioso. No, deve essere anche represso e furente verso lo stesso Jacob.
“Il fumo nero” si impossessa di Alex, fa leva sul suo senso di colpa e fa promettere a Ben di seguire gli ordini di Locke. Quindi l’illusione rimane valida, anche perché Fumo nero-John provoca Ben come avrebbe fatto l’originale, con frasi del tipo:”A te l’isola non dice le cose?”. Per non parlare di certi sguardi di Fumo nero-John su argomenti delicati riguardanti l’isola.
BEN:”Tu non sai cosa voglia quest’isola”.
LOCKE:”Sei sicuro?”.
Il semidio si nutre della debolezza degli esseri umani e riesce a a manipolare il più grande manipolatore della serie, Benjamin Linus. E’ paradossale, quasi un contrappasso dantesco. Nell’incontro finale fra Ben e Jacob, quest’ultimo commette un errore perché tratta con accondiscendenza Ben. Espediente retorico che funziona con tutti i caratteri umili ma non con quelli orgogliosi.
Ben si sente tradito per essere stato escluso da Jacob per tutta la vita e questo comportamento gli riporta in mente suo padre, quello che lui stesso uccise tanto freddamente. E così bissa l’atto eliminando quello che avrebbe dovuto esserne il surrogato.
Il finale è da brividi…Illana mostra a tutti il cadavere di John Locke ancora nella bara mentre un suo clone cammina con quel sorriso crudele sul volto.
Ma non è tutto oro quello che costa caro, se mi permettete questa licenza poetica. I difetti ci sono, per la maggior parte decisamente secondari. Prima di tutto il fattore comparse di cui mi sono dilungato nelle recensioni delle stagione precedenti (recuperatele!).
Nei primi tre episodi tolgono di mezzo le poche comparse rimaste facendole morire senza pathos, esattamente come nella 4×09. Ci sono i soliti trucchi televisivi di far giungere un rumore o una situazione su un dialogo fondamentale interrompendolo per non riprenderlo più (episodio 1 Faraday-Charlotte).
Ci sono errori inspiegabili di narrazione come il perché non si mostri il seguito di Illana salire sull’aereo, per poi chiedersi qualche puntata dopo da dove spuntino quella decina di persone. O del perché non si mostri un potenziale bel momento emotivo, ovvero di quando Miles abbia riconosciuto sua madre nel centro Dharma. Non solo errori, ma anche momenti totalmente inutili e senza pathos come le vicende di Juliet, Kate e Sawyer nel sottomarino nel sedicesimo episodio.
Come se non fosse evidente come sarebbero tornati ad aiutare i loro amici. Avrebbe avuto un senso se fossero davvero partiti! Così come ho ritenuto una perdita di tempo i flashback di Juilet nell’episodio finale. Benché qualunque cosa legata a Juliet sia interessante, in quel caso ci distoglieva solamente dall’incedere incalzante del finale.
Infine una critica al continium temporale. Teoricamente negli avvenimenti delle prime stagioni Rousseau si dovrebbe ricordare di Jin, al pari di Ben con Sayid. E ancora: perché Sun non viene teletrasportata nel 1977 come Jack e soci?
A malincuore devo anche citare l’unico buco di sceneggiatura di questa stagione: per nome di dio e di tutti i santi, perché Faraday chiede di parlare con la giovane Eloise in un campo nemico con un’arma in mano carica e funzionante? Anche perché nell’incontro precedente, quello dei salti temporali, si era presentato disarmato e per questo non gli era successo nulla. C’mon…
Parliamo dei pregi: oltre ai soliti sbrodolamenti sullo splendido lato tecnico e tutto il resto che già sapete, vorrei soffermarmi su alcuni aspetti specifici. Ho trovato favoloso il casting della giovane Danielle Rousseau, perfettamente nel ruolo. Ho apprezzato il dosaggio del personaggio di Sayid, soprattutto nell’episodio 15 dopo la sua fuga dal campo Dharma.
Così come nel sedicesimo episodio c’è quel passaggio di montaggio fra la trivella sul fondo nero che sta scendendo seguito dalla scritta “30 anni dopo”, come per evocarci un possibile scenario negativo. Il montaggio rasenta la perfezione nel quarto episodio con una perfetta sincronizzazione delle vicende di Jin e degli altri.
Chiudiamo sui personaggi amati e odiati dal sottoscritto in questa 5 stagione. Negli odiati non compare nessuno, nemmeno la tanto bistratta Kate che qui ogni tanto accenna qualche emotività, nonostante la sua funzione rimanga quella della fregna. Gli amati, nell’ordine: Fumo nero-John Locke, Sawyer, Eloise, Ben, Jack e Juilet. Vorrei inserire anche Desdmond ma compare troppo poco. Che personaggio bistrattato!
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