Ragazzi, ben tornati alle recensioni di “Lost”. Ciancio alle bande…avete recuperato la recensione sulla prima e seconda stagione? No? Siete obbligati cliccando questi link(qui/qua) altrimenti vi manipolerò telepaticamente come Xavier a rivedere in loop “Justice League”!
Questa terza stagione dimostra la fase di transizione che l’intera serie ha subito. Si è spinta dal genere thriller alla contaminazione fortemente fantascientifica. Ma questa transizione repentina la costringerà a mostrare colpevole il fianco…
La trama dipana il cliffenger della stagione precedente: Jack, Sawyer e Kate sono stati venduti agli “others” da Micheal per la liberazione sua e quella di Walt. I primi due episodi sono fenomenali, non si alternano più con le vicende della spiaggia perché bisognava introdurre a dovere gli “others”.
I tre prigionieri vengono divisi: Jack in una sorta di cella all’interno di una struttura con vetro infrangibile, mentre Kate e Sawyer vengono fatti lavorare “per costruire un aeroporto” per poi dormire in gabbie per le scimmie. Immediatamente la scrittura sottolinea come Jack, con maggior attenzione rispetto alle stagioni precedenti, diverrà il protagonista morale.
Gli “others” hanno tirato fuori il peggio dal suo carattere, come l’ostinazione di non lasciar perdere quando necessario, di neutralizzare la patologia del controllo ossessivo, come del resto si mostra nei fantastici flashback a lui adibiti, quando impazzisce alla ricerca del nuovo compagno della sua ex moglie.
Nel presente, Jack capisce di poter manipolare Juliet, mandata a sua volta da Ben per manipolarlo, e si finge mansueto per prenderla come ostaggio e cercare di fuggire. Un gioco di specchi in cui Jack sta applicando la legge del taglione e tratta gli “others” come lui e i sopravvissuti del volo 815 sono trattati dal giorno del loro precipitare sull’isola.
Ma Jack non sa di essere rinchiuso nella stazione “Hydra” e che aprendo una porta potrebbe allagare l’intera zona ed annegare tutti, lui compreso. Viene neutralizzato e rimesso in “cella”. Le sue vicende si evolvono in maniera imprevista perché, come successivamente sarà evidente quando l’estraneo Mickhail dirà che esiste una lista di persone speciali, gli “Others” non agiscono senza valide motivazione e che non li abbiano rapiti perché sono “cattivi”.
Si scoprirà che alla comparsa di un tumore maligno all’altezza della colonna vertebrale, Ben abbia trovato il modo per prelevare Jack con l’intenzione di manipolarlo per fargli credere di operarlo per il bene di tutti. Ma qualcosa va storto perché Juliet lascia in bella vista la tac e Jack unisce i puntini.
La trama sembra negarlo ma, alla consapevolezza che Juilet voglia morto Ben, è possibile che la donna l’abbia fatto apposta per alimentare il sospetto e quindi la furia del chirurgo? A questo punto Ben scopre le carte e al persistente rifiuto di Jack di operarlo, minaccia la vita di Sawyer.
Neanche a questo punto accetta per poi cambiare idea. Il caro vecchio Jack della prima stagione, penserà qualcuno, e invece no. Jack accetta perché, come Ben, ha un piano a lungo termine ed infatti nel mezzo dell’intervento ricatta gli “Others” per permettere a Kate e Sawyer di fuggire.
Coppietta che intanto hanno condiviso più che un sorriso, facendo sesso sotto gli occhi di Jack, che “casualmente” Ben ha portato nella sala di sorveglianza proprio in quei momenti. Alla fuga dei due sopravvissuti, sostenuta da una colonna sonora esultante quanto ironica, si aggiunge anche Karl, l’amore di Alex che viene costretta da Juliet a non seguire.
A questo risvolto il punto di vista narrativo si ribalta: adesso esploriamo le vicende della spiaggia. Siccome il fulcro della trama pende verso gli “others”, le situazioni degli altri sopravvissuti sono perlopiù personali, con piccole storie individuali che si chiudono.
E se diverse fra queste catturano l’attenzione e ti strappano il cuore, come quella di Mr.Eko che muore per aver seguito il fumo nero che si è impossessato del cadavere di suo fratello e che sbeffeggia il senso cristiano di penitenza di Eko, altre sono davvero imbarazzanti e fillerose.
Nella 3X14 ci mostrano il peggior episodio di tutta la serie di Lost: le inutili vicende di Nikki e Paulo che vengono ampliate per farli morire; due personaggi inseriti forzatamente in qualche episodio precedente, come per giustificare il loro “sfavillante” apporto narrativo.
A proposito, la figura di Paulo crea il primo cratere di sceneggiatura nelle prime tre stagioni di Lost: dopo aver sentito lo spiegone di Ben a Juliet sul futuro rapimento di Jack, Kate e Sawyer, perché Paulo non l’ha comunicato agli interessati?
Queste dinamiche mi servono su un piatto d’argento uno dei più grandi problemi della stagione precedente, ovvero le comparse. Non puoi gestire così tanti personaggi perché quando metti in primo piano personaggi mai visti nelle stagioni precedenti, la struttura narrativa è pienamente visibile e non si crea empatia.
A parte le vicende personali, il grande collante di questa stagioni sono le visioni di Desmond. Come accennato nella recensione della seconda stagione, io non tollero queste soluzioni perché le considero ignobili. La magia, tappa buchi di scrittura, viene usata da John nella tenda quando è in cerca di Mr.Eko o lo stesso Mr.Eko nell 3×05 e ancora quelle di Ben nella 3×20.
Eppure Desmond, nei panni di Cassandra, suscita in me un certo fascino e spinge definitivamente la serie verso la fantascienza onirica, ancor prima della quarta stagione. Dopo l’esplosione della botola l’elettromagnetismo trasforma il povero Desmond in un “time travel” che prevede il futuro, legando così la sua storia a quella di Charlie.
La scrittura brilla perché ci permette di interiorizzare ed empatizzare completamente con la futura morte dell’ex rockstar. Desmond lo salva almeno tre volte prima di comunicargli che non può sfuggire dall’inevitabile. Per queste ragioni Charlie accetterà la sua morte quando si proporrà volontario nella missione suicida di disattivare il blocco comunicazioni nella stazione Specchio.
Ritorniamo al centro della storia: siccome Jack è ancora prigioniero degli “other”, Locke, Sayid e Kate si lanciano al suo salvataggio. Prima dell’impresa, nella 3×11 si imbattono nella stazione “Fiamma”.
Ho adorato questo episodio, uno dei migliori della stagione, non solamente per le vicende ma soprattutto per il montaggio, che ci racconta di un Sayid pentito del suo passato.
I flashback ci fanno ammirare ancor di più il perché nella prima stagione, dopo aver torturato Sawyer, sia scappato da solo nella giungla. Questo dolore viene reso con la metafora del proiettile che si deve estrarre dalla spalla o di quella del gatto, simbolo del senso di colpa.
Sayid spiazza Kate e gli spettatori quando capisce come l’uomo che sorveglia la postazione non sia l’ultimo ed innocuo uomo di quella che fu un tempo la Dharma Initiative, mentre John Locke gioca a scacchi scoprendo come vincere la partita sia il modo di accedere ai comandi della postazione.
E siccome John non segue mai il gruppo, diffidente di natura e per questo non predisposto a suscitarne negli altri, fa esplodere la stazione. L’uomo che viene catturato: si chiama Mikhail ed è uno degli “others”. Viene trascinato come ostaggio ed informatore fino ai piloni di recinzione del campo e poi nel campo degli “others”.
Quando i nostri eroi verranno catturati, il personaggio di John Locke evolve meravigliosamente. Il suo rapporto con Ben è fondamentale e mette i semi per la quarta stagione. Locke è degno di abitare sull’isola e per la maggioranza degli “others” dovrebbe scalzare Ben dal comando. A loro dire l’isola ha permesso a John di guarire dalla sedia a rotelle.
John percepisce l’amore della sua nuova famiglia e per questo diventa uno degli “others”, ma allo stesso tempo percepisce anche la paura di Ben di essere scalzato. Infatti Ben lo mette in cattiva luce facendolo fallire davanti a tutto il branco: John per entrare negli “others” dovrà uccidere suo padre e Ben sa come non ne sia capace.
A questo esatto punto, accade qualcosa: John per un momento indossa la maschera di Ben, diventa il crudele manipolatore. Inganna Sawyer e lo mette davanti al vero “Sawyer”, quello da cui ha copiato il nome, il truffatore che fu la causa della strage dei suoi genitori. Sawyer uccide il padre di John, riacquistando la sua identità e il suo nome “James”.
Da questo momento in poi James riscatterà il suo animo, strada già battuta nel 3×10, perché si è liberato del peso di leggere la famosa lettera all’uomo che gli ha rovinato la vita.
Ma James in realtà è stato lo strumento di John che adesso può lanciare ai piedi di Ben il cadavere del padre e rivendicare il suo posto fra gli “others” e non solo: sfida Ben davanti a tutti reclamando di farsi accompagnare da Jacob, il capo a cui lo stesso Ben fa riferimento.
Il manipolatorio capo degli “others” non può tirarsi indietro e lo accompagna alla “capanna” ma in lui cresce la rabbia ad ogni rimprovero subito da John, che non crede alle sue parole e che lo ritiene un ipocrita bugiardo. La scena della capanna è favolosa, chi ha l’ha vista sa. Fa veramente paura, altro che la saga di “The conjuring”.
Come fa gelare le vene Ben che spara a Locke nella stessa fossa dove quindici anni prima aveva sterminato con il gas tutti i membri della Dharma Initiative, fra cui suo padre. Flashback meravigliosi. Ben si fa vincere dall’emotività e dimentica il suo ruolo e quale sia il potere dell’isola, che attraverso la visione di Walt permette a John di salvarsi la vita e di guidarlo verso la prossima missione.
Stringiamo sul finale: Desmond and friends trovano Naomi, una militare appena paracadutata dal cielo. La salvano e scoprono che una nave può salvare tutti gli abitanti dell’isola. Qui è interessante notare come da qui in poi si accentri tutto sulla figura di Jack.
Il dottore viene visto sotto una cattiva luce perché ha portato alla spiaggia Juliet, supportandola con una fiducia sospetta. E’ davvero interessante studiare questi cambiamenti di reputazione che tratteggiano i personaggi come ambigui e mai mono dimensionali.
Tutti emigrano verso la torre radio mentre Sayid, Jin, Bernard lanciano un agguato alla spiaggia perché gli “others” non capiscono che Juliet abbia fatto il triplo gioco: si era infiltrata alla spiaggia sotto ordine di Ben per poi tradire gli “others” e preparare una trappola mortale che porterà alla morte 7 dei suoi ex compagni.
Insomma, nonostante uno stoico ultimo tentativo di Ben, Jack si collega con la radio della nave mostrando loro le coordinate dell’isola. Quindi un lieto fine? Neanche per sbaglio! Avete sbagliato serie.
John Locke uccide Naomi mentre Charlie, parlando con Penny, scopre che la missione di salvataggio non è finanziata da lei. “Not Penny boat” fa leggere a Desmond prima di annegare. Posso fare un appunto su questa scena? Charlie si poteva salvare tranquillamente, al contatto con la granata poteva aprire la porta, correre con Desmond e tuffarsi per sparire sott’acqua e riaffiorare in superficie.
Esattamente come avevano fatto precedentemente!!!
Parliamo dei personaggi: lo sviluppo di Jack è sicuramente il migliore. Ormai in questa terza stagione è diventato paranoico, diffidente ed aggressivo e per dei motivi validissimi. Non a caso i flashfoward degli ultimi episodi riguardano un Jack quasi sull’orlo della follia.
Ho apprezzato ovviamente i personaggi di Ben e Locke. Come già detto ho adorato il loro schernirsi verbalmente dove le parole e gli sguardi pesano come macigni.
Così come mi sono emozionato per le sorti di James, il fu Sawyer, con un personaggio che esce finalmente dallo stereotipo del bad guy. Non posso dire lo stesso per Kate, che ormai è diventata un personaggio stagno ed immobile, con la sola funzione di essere la contesa d’AMMOREEEE fra Jack e Sawyer. Una nota di merito anche per l’intenso Henry Ian Cusick nel ruolo di Desmond e Adewale Akinnuoy’e-Agbaye in quello di Mr.Eko, anche se nessuno degli altri attori sfigura.
I miei personaggi amati i questa stagione, nell’ordine: Ben, Jack e Locke al secondo posto, Juliet e al quarto posto Sawyer. I miei odiati: lo scettro è di Kate, subito dietro “l’espressiva” Nikki ed al terzo posto il fondamentale Paulo.
Chiudiamo su piccoli riferimenti scenici slegati dalla storia: ho davvero apprezzato la chiusura della scena 3×16 dove lo stringere del nodo da parte di Juilet diventa simbolo dell’imminente tradimento, che poi non si concretizzerà ma al momento sembrava più reale che mai.
Ho anche gradito i flashback riguardanti Kate nella 3×15, benché la puntata nel complesso sia un bel fillerone. La scrittura ha ben collegato Kate a Cassidy, la donna che Sawyer ha messo in cinta. Narrativamente ha lo scopo di collegare questa dinamica alla stagione 5. Lungimiranti.
I difetti ci sono e da stagione a stagione sembrano ripetersi: nei concitati episodi finali alternano le vicende con flashback che non hanno un reale interesse, spesso ridondanti, come nella 3×21, o ancora, come nelle peggiori serie tv, si interrompe un dialogo rivelatore sul più bello con qualche scusa e durante l’inseguimento la donna deve sempre inciampare…Kate?
Infine una constatazione sui flashfoward finali su Jack. Sappiamo come temporalmente quei ricordi provengano dalla 5 stagione, di due stagioni successive. Comprendo che abbiano terminato gli avvenimenti dei flashback e che vogliano tenere alta l’attenzione.
Ma è un azzardo. Se fino a questo momento i flashback servivano per completare la visione del presente dei personaggi, d’ora in poi si dovrà perlopiù tenere alta la tensione, come i jump scares nei film horror. Come se stessero mettendo in dubbio le loro strutture narrative di base ed in effetti nella 4 stagione…
sua e quella di Walt. I primi due episodi sono fenomenali
Sono d’accordo!