(J.MANGOLD)
“Le mans 66”, in originale con un più evocativo “Ford v Ferrrari”, è un film solidissimo in ogni reparto. Nessuno griderà al capolavoro: Mangold non sarà Ron Howard, le interpretazioni di Matt Damon e Christian Bale non saranno ricordati come il Joker di Phoenix e nessuno ne accosterà la fotografia a quella di “Roma” di Cuaron. Eppure rimane un film davvero interessante, convincente ed a tratti poetico.
Rispetto a “Rush” del già citato Ron Howard com’è? Simile ma diverso.
La storia è quella, dei cretini che “girano intorno ad una pista”, come diceva Chris Hemsworth in “Rush”. La stessa follia o idiozia, dipende dal punto di vista. Solamente che il taglio del regista James Mangold (noto per “Logan”) è maggiormente intimista, rispetto all’epicità che dava Howard.
Difatti a vincere sono gli esseri umani, piucché le corse o le auto. La trama è tratta da una storia vera dove i protagonisti sono Matt Damon e Christian Bale, rispettivamente Caroll Shelby e Ken Miles. Shelby è il venditore di apparenze, Miles la pecora nera che non riesce ad adeguarsi alla società.
Il film usa le vicende del circuito de “Le Mans” nel 1966, una corsa massacrante dalla durata di 24 ore, come espediente per esplorare l’animo di tutti i personaggi, dal più importante al meno. Mangold da dei profondi spaccati umani; dall’ostinato Enzo Ferrari al cauto ma volitivo Caroll Shelby.
Senza che lo spettatore se ne accorga, la trama diventa un “Miles contro tutti”. Quindi la verità contro l’ipocrisia, l’individualismo contro il bene comune, insomma la libertà contro il dovere. Non dirò altro sulla trama perché nonostante appaia semplificata, ha in canna un paio di sorprese.
Sparliamo degli attori coinvolti. Innanzitutto sono tutti bravi, altri sono bravissimi. Fra i secondari ho adorato quello di Caitriona Balfe (la moglie di Ken Miles). E’ un raggio di sole in una storia colma di paradossi e maschilismo e sprona il marito Miles a continuare la carriera da pilota, nonostante il disastro finanziario.
Lei è simultaneamente la moglie, l’amante e l’amica di Miles. John Bernthal (John Castle in “The punisher”) interpreta uno dei collaboratori Ford. Inizialmente gli viene dato un bello spazio poi viene ingiustamente messo da parte. Peccato, avrebbe fatto comodo soprattutto nel secondo tempo.
Adesso concentriamoci sui protagonisti: Bale e Damon sono bravissimi, perfettamente in parte. Eppure Matt Damon lo ritengo migliore per una semplicissima ragione: Christian Bale ha già recitato il ruolo di emarginato sopra le righe, come in “The fighter”, ed è bravissimo…ci ha vinto l’oscar 😉
Matt Damon invece va oltre al solito phsique du role da bravo ragazzo, sporcandosi con atteggiamenti fastidiosamente narcisistici. L’immagine perfetta lo raffigura con indosso gli occhiali da sole e un sorriso crespo ed ironico. Un’ultima annotazione: la regia di Mangold sale di qualità nelle scene di corsa, con tagli laterali davvero efficaci.
Per gli Oscar 2020 quale possibilità ha “Ford v Ferrari”?
Mi aspetto candidature per miglior film, miglior regia, miglior montaggio, miglior attore protagonista (Bale), miglior attore non protagonista (Damon) e forse miglior attrice non protagonista (Balfe). Che vinca qualcosa ne dubito, il più probabile è il montaggio.
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