(G.VERONESI,2019)
Io sono nato nella letteratura, nel teatro e nella poesia, solo in un secondo momento mi sono innamorato anche del cinema. Uno degli cinque autori che mi formano come scrittore è Alexandre Dumas. Sono andato a vedere il film sapendo che era monnezza, ne ho seguito le tracce nel trailer e come un cane da caccia ho scovato la bestia nella sua tana.
Orrore e disgusto, ma non fino a questo punto.“Moschettieri del re” riesce a diventare il simbolo della mediocrità campanilistica italiana, un impresa non da poco e per questo merita la mia attenzione. Il sacrilegio non è la scenografia, gli attori, la fotografia o la colonna sonora, non lo è neanche di per sé il soggetto o la sceneggiatura ma Giovanni Veronesi.
E’ bene ricordare come il potere decisionale lo hanno sempre i produttori che permettono al regista di applicare un dato registro narrativo all’opera. Quindi la colpa è dell’Indiana Industries e Vision distributions che ha messo Veronesi nel ruolo di regista e co sceneggiatore.
Quello che mi fa impazzire è come abbiano sputato in faccia all’opera originale(la trilogia dei tre moschettieri), non tanto nell’inventare storie e situazioni ma rendendo monodimensionali i personaggi estremizzandone solamente i lati più dementi. E quindi sono stato costretto a vedere una Milady come mignottazza, d’artagnan come un ignorante schiavo dei suoi istinti, Athos come un frocio e Porthos come un demente ubriaco.
Cosa avete fatto al mio amato Athos, maledetti figli di…
Lo scandalo, evidentemente solo ai miei occhi, sta nel fatto che questo film sarà un successone al box office. Ne faranno il seguito, potete giurarci. Le grassissime risate degli spettatori in sala mi stavano facendo vomitare e mi hanno fatto capire come il pubblico italiano, di tutte le età, non meritino altro che cinepanettoni e che forse le parole di quel “genio” di Paolo Ruffini non sono distanti dal vero.
Il popolo italiota, reazionario per futile capriccio e che vuole sembrare intelligente, disprezza a gran voce Boldi e De Sica mentre cerca l’essenza dei cinepanettoni in opere che dovrebbero avere una propria dignità artistica. Quante risate hanno udito le mie orecchie sanguinanti e allora penso, che non solo il popolo italiota non possa apprezzare il valore di un testimone invisibile, ma che meritino di prenderlo nel cu*o, senza vasellina, dall’intera classe politica giorno dopo giorno, fino al loro ultimo anno di vita.
In quella sala mi sono ricordato di essere morto nell’animo più di dieci anni fa.
Veronesi è un viscidissimo mestierante, un becchino che ha offerto al suo pubblico un panino di merda secca e piscio di gatto avariati con una spruzzata di glassa di sborra scaduta. Nessuna trama o approfondimento psicologico, atmosfera pressoché i-n-e-s-i-s-t-e-n-t-e! La storia è ambientata nell’1600, uno dei periodi più caratteristici della storia dell’umanità.
Ma noi che c’è mporta, c’è la fregna?
Ma si, è bastato poco per sedurre i rispettabili “signori” in sala: Favino che storpia le parole, Papaleo che ogni dieci minuti si prende del frocio, un primo piano su le “tettone”, citazione del film!!!!, e Mastandrea che alterna atteggiamenti suicidi a boiate deliranti.
A farmi più male è notare come tutti i professionisti della troupe si siano impegnati. Mi viene da piangere allo sforzo profuso da tutti gli attori in scena, che riescono, nonostante Veronesi, a suscitare emozioni. A volte ci riescono ad intermittenza, prima di essere spazzati via dal vomito della messa in scena, degna del Bagaglino.
La colonna sonora è onnipresente e fastidiosa come un martello nel cu*o, e sappiamo bene come l’uso massiccio della musica sia il solo modo per tenere una tensione narrativa che non esiste. Le coreografie delle battaglie sono degne del Batman di Adam West degli anni 60’ ma senza il fascino del dilettantesco. I costumi sembrano presi dalla Standa degli anni 90’.
La regia di Veronesi è senza voto, solo tecniche da mestierante alle prime armi, senza mai un guizzo.
Come già detto, la comicità riprende dal grande trionfatore del cinema italiano degli ultimi trent’anni;il cinepanettone. E come non citare la scena in cui Milady, che si era proposta sessualmente ai quattro moschettieri, entra nella stanza di ognuno e li infilza con la balestra senza sapere che ogni volta sta infilzando la schiena del servo muto, che a quanto pare è immortale perché è l’antenato di Wolverine.
L’avete capita??? La freccia, metafora del ca**o, si conficca sopra il c**o. Ed quindi è lei che lo “mette nel c**o” e non il contrario…
ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah
Devo riempire almeno 7500 battute(spazi inclusi), ma non ci riuscirò perché più ne parlo più tempo dovrò farmi ricoverare in un istituto psichiatrico.
Parliamo dei pochissimi aspetti positivi di sta’ merdaccia fatta seccare al sole: ho apprezzato fin dall’inizio il tema della nostalgia. Nella storia i quattro moschettieri sono oramai anziani, e se questa taglio parodistico punta evidentemente a metterli in ridicolo con le squallide battutine sul sesso e sui dolori della vecchiaia, Veronesi non ha potuto evitare che una certa vena crepuscolare avvolga i quattro protagonisti.
I boschi e le colline della Basilicata, di Matera, di Montescaglioso e delle Dolomiti tratteggiano un paesaggio bucolico che ti placa l’animo e ti permette di continuare la visione senza conficcarti le chiavi di casa nei bulbi oculari.
A livello recitativo ho apprezzato moltissimo Papaleo e Mastrandea, che hanno evidentemente preparato il personaggio sotto ogni aspetto, Favino ha giocato la carta della furbizia con quella parlata da analfabeta mezza francese mentre Sergio Rubini si è attenuto al compitino.
Mi ha sorpreso Matilde Gioli, che avevo già apprezzato nel Capitale umano. Mi ha divertito il suo ruolo scanzonato e nella scena finale, che è drammatica!!!, le sue lacrime emozionano per davvero. Recitazione solida per Alessandro Haber e Valeria Solarino, nei rispetti ruoli di Mazzarino e Cicognac. Infine un plauso all’espressività di Lele Vannoli, che da copione è il servo muto a cui hanno tagliato la lingua.
Giulia Bevilacqua si gioca la recitazione peggiore insieme a Margherita Buy, il solito manichino da vent’anni. Ma il podio va evidentemente alla Bevilaqua perché è riuscita a disintegrare uno dei personaggi femminili più seducenti e misteriosi di tutta la letteratura mondiale, Milady, anche grazie al validissimo supporto di quel talentuoso sceneggiatore di Veronesi.
Concludiamo questa boiata: devo ammettere che un paio di scene mi hanno strappato un sorriso e un altro paio una risata. Sono state quelle in cui i personaggi si sfidavano a colpi di “no sense”, soprattutto fra Papaleo, Mastrandea e la Gioli. La scena in cui Favino e Mastrandea imitano gli animali è agghiacciante! Quando vorrò suicidarmi, come incentivo, la guarderò prima del fatale gesto.
L’unica cosa che posso dirvi è che se cercate una serie tv sui tre moschettieri, allora è consigliatissima The musketeers del 2014. Lo svolgimento degli eventi non è fedele all’opera originale, in diversi passaggi edulcorata, ma rende perfettamente i caratteri dei personaggi e l’atmosfera guascona, e non becera!, dei romanzi.
Ho consumato le battute a mia disposizione, che peccato!
Pensavo di ritrovarmiritrovarmi fronte ad un bel film italiano e invece mi sono ritrovato di fronte ad una Puttanata di quelle che ti spiaccicano in faccia e che tradisce le aspettative di un pubblico italiano che pensava di ritrovarsi ad un bel film e invece si è ritrovato questa presa per il culo
E’ un cinepanettone mascherato! E’ il peggior film che ho visto nel 2019!
A dire il vero siamo (appunto) a quei livelli, la versione con DiCaprio a confronto sembra un film di Scorsese, che poi quel film se lo vedi da bambino ti può piacere, ma se lo riguardi da adulto capisci che è fatto un pò male, quello che però mi piace della versione con DiCaprio sono le ambientazioni che secondo sono molto belle
I film in costume sono difficili da girare perché devi rendere l’atmosfera del periodo storico. Devi avere conoscenza storica che costa tempo e fatica. Quello con Di Caprio almeno si sforzava di essere realistico. Poi Di Caprio è sempre Di Caprio!