(Y.LANTHIMOS)
The favourite è una film del 2018, nominato in diverse categorie ai Golben globe e agli Oscar 2019.
Non accuserò la pellicola di essere eccessiva, la prepotenza di qualsivoglia aspetto della messa in scena è parte della poetica stessa. Una poetica coerente che rispecchia il secolo, la situazione sociopolitica e la location principale degli avvenimenti narrati nella sceneggiatura.
Fin dall’inizio mi sono stupito di come venga tagliato qualunque dettaglio storiografico, nessuna data o nome, a malapena conosciamo il nome della regina, Anna. Lo spettatore non può aggrapparsi ad alcun appiglio storico perché la scrittura ti estromette intenzionalmente affogandoti con un ritmo mordace e canzonatorio. Gli avvenimenti scorrono come uno scherzo accelerato di cattivo gusto, i rapporti sociali vengono scarnificati e mostrati nella loro patetica essenza.
Lo spettatore stesso se ne fa beffa, al pari dei personaggi, ridendo dei più brutali avvenimenti. Quindi lo stupro fisico e psicologico, non solo degli uomini sulle donne, diventa oggetto quotidiano dal blando interesse di una società scoperchiata dalle apparenze. Lo spettatore medio, quello ge-ne-rali-sta, non se lo aspetta e gode nel farsi colpire ripetutamente sotto la cintura. Ma evidentemente non sorprende me che mi nutro quotidianamente della prevaricazione dei limiti artistici.
Sotto questa ironia velenosa la pellicola nasconde la rassegnazione di personaggi che non combattono il sistema e che anzi ne accettano le regole del gioco. Per esempio, Abgail giunge al palazzo come servetta caduta nel fango e conclude come la favorita della regina, ma nella posa sottomessa del “massaggio ai piedi”.
La tematica maggiormente esplorata dalla sceneggiatura è la contrapposizione dei metodi di arrivismo sociale: la dama caduta in disgrazia Abigail Masham(Emma Stone), contro la nobile Sarah Churchill(Rachel Weisz). La regina Anna, interpretata meravigliosamente da Oliva Colman, rappresenta il potere egocentrico e dissipatore di un regime assolutista ormai “fuori moda” e condannato dalla storia. Anna è una fonte di potere però da cui si possono “raccogliere le briciole”, citando un tale. Ma come si può irretire una sovrana irragionevole e infantile?
Sarah rappresenta la razionalità, il dovere, e si pone come la “moglie” di Anna, se così possiamo dire. Sarah comprende come Anna non sia né interessata né predisposta agli affari di stato, quindi si pone come sua consigliera imprescindibile, e nella pratica dei fatti controlla il regno. Anna stessa la considera tale: se la tiene stretta e le affida le chiavi del suo appartamento privato. Sarah controlla la sua mente e non solo.
Ma Abigail scopre furtivamente come le due donne intrattengano rapporti sessuali e da questo punto in poi la storia si apre a nuovi scenari. Fino a quel momento Abigail era stata presentata come l’innocente agnellino lanciata nella tana del lupo, in uno dei più topoi più classici. Eppure non lo è, è una tigre mascherata da cerbiatto. Alla prima occasione, conscia che il sesso e l’attenzione possano sedurre Anna, si prostra per pagarne il prezzo. Abigail rappresenta la passione e si pone come l’amante di Anna, allietandola in ogni frangente senza dirle mai la verità, in esatta contrapposizione con Sarah.
Anna è infantile ma non stupida e gioca con le due donne, su chi riesca a soddisfarla meglio. La lotta è feroce ma è Abigail ad affondare il colpo avvelenando la rivale, non uccidendola per puro caso. Sarah prende provvedimenti e colma di rabbia commette degli errori, prevarica il labile confine del suo ruolo e si spinge a minacciare Anna piuttosto che tollerare nel palazzo reale la presenza di Abigail. Risulterà una decisione che la porterà all’esilio dando la vittoria alla più giovane rivale, che la rimpiazzerà.
Qual è stato l’errore di Sarah Churchil, donna dal meraviglioso intelletto? Sentirsi una sovrana quando non lo è mai stata.
Sarah pensava di controllare una donna, che voleva appartenere disperatamente a qualcuno. Quella donna, Anna, recita la parte della bambina abbandonata e viziata che non sa prendere decisioni e quando capisce di avere un’alternativa succulenta che può controllare, Abigail, allora decide di non tollerare più l’insubordinazione materna di Sarah. Il loro triangolo appare una commedia dalle tinte erotiche, dove chi comanda deve essere punito immediatamente dopo.
Chiudiamo sul lato tecnico: da curioso autodidatta sul medioevo e sul rinascimento, sono rimasto a bocca aperta. Stupefacente, meriterebbero sicuramente un premio Oscar per i costumi e le scenografie. Sulle interpretazioni non posso che ribadire le meritate candidature delle tre protagoniste, anche se Oliva Colman si spinge più in là delle due colleghe.
Un film si può incentrare sulla sceneggiatura(scuola americana del montaggio invisibile) o su altri aspetti(per farla MOLTOOO BREVE). Yorgos Lanthimos ha deciso di incentrare il film sulla fotografia, sul ritmo e sulla regia(come Guadagnino in Suspiria). Sono scelte che non condivido ma che non voglio contestare perché la diversità, espressa con cognizione!, è il nutrimento dell’Arte.
Nella pellicola noterete come il soggetto e il trattamento della sceneggiatura siano pressoché ridicoli, e i dialoghi abbiano tutta la rilevanza. Nel primo tempo ho lanciato lunghi sbadigli neanche fosse uno sport olimpico. Le intenzioni narrative trovano compimento invece in una seconda parte matura e consapevole.
L’aspetto che tiene compatto il film è decisamente il ritmo scanzonato che alleggerisce le situazioni drammatiche e scappando mette in secondo piano quei dettagli che poi risulteranno fondamentali per la storia. Un esempio su tutti è il riferimento al castoro che verrà ripreso verso la fine, che diventa il simbolo dell’amore di Sarah per Anna.
A sostenere il ritmo ci pensano la fotografia e la regia. La prima è meravigliosa e rappresenta pienamente il quattordicesimo secolo. Sulla seconda ho da ridire perché, nonostante comprenda il piano registico di Lanthimos, non la trovo di livello, non ci sono guizzi tali da meritarsi una nomination all’Oscar come miglior regia. A peggiorare la situazione, quattro o cinque volte Lanthimos piazza questo CAZZO di grandangolo(come la foto sopra) senza ragione, solamente per alzare l’attenzione dei punti morti.
Influssi sorrentiniani, i sintomi sono appena accennati. Yorgos vai dal dottore prima che sia troppo tardi…
Voglio concludere sul tema del femminismo, citando il titolo dell’articolo. La mia fertile mente è stata costretta a notare come nel film le tre protagoniste si comportino da” uomini”; ciniche, violente, egocentriche, avide di sesso e potere. Le scene di esercitazioni di tiro sono emblematiche: nell’inquadratura larga Rachel Weisz è vestita da capo a piedi come un uomo, ed Emma Stone appare femminile solamente per la capigliatura e il taglio dell’abito. The favourite è un film dove le donne non hanno bisogno degli uomini, a meno che non vengano sfruttati per un qualche scopo.
No, non ho problemi di nessun tipo. Non sento il mio pene minacciato, funziona benissimo, Grazie.
Il problema sono le date: ritengo inverosimile che al tempo gli uomini permettessero alle donne di avere tutto quel potere. Informandomi con scrupolo sul periodo storico, che dovrebbe essere fra il 1705 e il 1709, ho scoperto che tutte e tre le donne corrispondono a personaggi storici, anche se Sarah Churchill non viene mai nominata come Duchessa di Marlborough.
Ho scoperto anche come Anna Stuart al tempo degli avvenimenti della finzione avesse un marito, Giorgio di Danimarca, che certamente prendeva delle decisioni al posto suo. E anche alla sua morte nel 1708, Anna Stuart aveva le pressioni dei whig che progettavano la destituzione della corona e non penso che una duchessa tenesse i conti della tesoreria…
Non spingiamoci oltre: quello che voglio sottolineare è come la storia sia stata sistemata ad hoc per mettere in risalto un certo aspetto, il femminismo. E se l’effetto risulta straniante per quel secolo, puzza di sospetta politicizzazione per quel che riguarda il presente. Perché sono sicuro che incasserà bene, vincerà qualche premio, sarà osannato come capolavoro dalla critica e piacerà moltissimo al pubblico femminile…
Biricchini questi produttori!
Ho ricollegato questa opera al fiacco Mary queen of Scotts di un mese fa, alla nuova direzione artistica del Marvel Cinematic Universe che renderà preponderante la figura di Capitan Marvel. Ho unito i puntini e un malsano pensiero mi è tornato alla mente: effetto Wenstein. Se questo è l’inizio ne vedremo delle belle. Spero di sbagliarmi.
Anche se succede raramente.
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