E’ bello farsi sorprendere.
Sono andato a vedere la “Bambola assassina” per il rispetto che ho per la saga anni ’80-90, rispetto che è scemato capitolo dopo capitolo. E non solo ho apprezzato questo reebot per una strana miscela di angoscia, intrattenimento e critica sociale, ma l’ho anche giudicato migliore dell’originale.
Perché in un modo contorto, in cui si chiede allo spettatore di accettare questo futuro tecnologicamente sviluppato, la trama rimane coerente con uno sviluppo di sceneggiatura notevole per un film horror/splatter.
Non ci potevo credere, i passaggi narrativi venivano giustificati e la dinamica causa-effetto veniva rispettata quasi sempre. Quest’anno ho assistito a horror imbarazzanti in cui si prendeva in giro uno spettatore, che a sua volta chiedeva di essere umiliato con le solite trovate.
Lo dimostra il conteggio dei jump scare, in “Llrona” e “Polaroid”, il secondo diretto dallo stesso regista Klevberg. Nella “Bambola assassina” solamente 10 e 3 di questi sono nella stessa inquadratura, e quindi simbolicamente vale 1.
Fosse unicamente questo: il film inquieta e intrattiene sorprendendo per un’inatteso sviluppo dei personaggi. Chucky non diventa un serial killer nella prima scena, come tutti ci saremmo aspettati, come qualunque mediocre horror avrebbe fatto. La sua escalation di follia viene mostrata e giustificata.
La trama non brilla per originalità ma è ben trattata, con tutti i pezzi al loro posto. Come detto in alcune dinamiche supplica lo spettatore di accettare l’incredulità narrativa, eppure si è visto moltooooo di peggio. Parlerò della trama nella parte spoiler quindi voglio commentare gli aspetti tecnici.
La regia è ispirata per una storia come questa, è dinamica e segue l’incedere della scena. Il montaggio forse è il punto più scricchiolante perché verso la metà sembrano mancare delle scene di raccordo, con un secondo tempo che però lo riscatta. La recitazione e la scrittura, che vanno sempre a braccetto, convince ed emoziona dove la madre del protagonista per una volta appare anche nella sua fragilità di donna.
Infine la fotografia spaventa davvero e stacca nettamente la presunta tranquillità del giorno da quella della notte. L’unica critica che voglio fare riguarda il look di Chucky: è ben fatta ma avrei preferito qualcosa di più simile all’originale. Questa nuova bambola ha il problema di Alita:gli occhi sono troppo grandi.
In conclusione; film consigliatissimo, dagli adolescenti agli adulti nostalgici!
SPOILER,SPOILER,SPOILER.SPOILER.SPOILER.SPOILER.SPOILER, SPOILER, SPOILER.
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Quando ho sentito che Chucky non sarebbe diventato violento per il rito woodo mi sono un po’ incazzato perché ritengo quell’idea geniale. Ma altresì è fantastico come abbiano costruito uno sviluppo, anche profondo, a partire dal fatto che Chucky sia un IA. La bambola non conosce il mondo e la violenza in cui si cimenta la apprende dall’essere umano… 😉
Inizialmente agisce ferocemente per una sorta di affetto verso la prima persona che si è presa cura di lui, il protagonista. E fino a ¾ lo fa davvero per il suo bene, perché pensa di aiutarlo. Bello sviluppo, complimenti agli sceneggiatori.
Mi ha convito il modo in cui sono riusciti a coinvolgere tutti i personaggi nella storia. Gli amici del protagonista compaiono a spizzichi e bocconi, solamente quando servono. L’ironia è sii puerile ma contestualizzata alle scene fra di loro.
Ho apprezzato come abbiano sviluppato il personaggio del poliziotto, che però non mi convince nella sua idea di base. Avrei preferito che fosse un tipo burbero, magari un po’ depresso, che nella parte finale si accanisse maggiormente sul caso. Chiudo qui perché il resto a grandi linee riflette l’opera originale.
POST SCRIPTUM: la bambola Buddi che decide di chiamarsi autonomamente Chucky è una citazione favolosa!
🙂 🙂 🙂
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