(R.JOHNSON)
La faccio semplice: parlerò brevemente del film in modalità no spoiler. Lo farò in maniera assai generica, dal punto di vista di un non fan del giallo alla Agatha Christie, così da concentrarmi brevemente sugli aspetti tecnici.
Nella seconda parte farò spoiler massacrando questo film da “fan duro e puro”. Se avete voglia e tempo ci ritroviamo qui sotto. Perché ho fatto questo incipit? Perché sono diviso come recensore, sono così arrabbiato ma allo stesso tempo comprendo che non dovrei esserlo…capirete nella parte spoiler.
Innanzitutto un grosso plauso (ironico) ai titolisti italiani: di cene in queste film non se ne è vista mezza…Bravi, bravissimi, meravigliosi 😉
A parte questo, la direzione complessiva del progetto di Ryan Johnson è sicuramente apprezzabile. La regia è solida, la fotografia accattivante, le location intriganti e gli attori sono tutti in parte. L’intreccio, ad un NON fan, apparirà gradevole con un montaggio frizzante ma troppo prolisso nel finale. Ci sono tutti gli elementi per intrattenere lo spettatore casuale: elementi action, scene vivaci, bei colori, tematiche sociali contemporanee ed attori famosi e capaci.
Consigliato? Probabilmente si, se volete “staccare il cervello”.
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
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Non poteva lasciar perdere! E’ nella sua natura distruggere, rivoluzionare senza ragione. Ryan l’ha fatto già per Star Wars in episodio VIII “Gli ultimi Jedi”, ma stupidamente io pensavo avesse deciso semplicemente di dare nuova linfa ad una saga contenuticamente stanca. Invece no! Il maledetto c’è l’ha nel sangue!
Ryan, è come Re Mida, solamente al contrario. Quello che tocca diventa m*da. 🙁 🙁
Molti voi non capiranno ma uno dei pochi fandom a cui appartengo è il genere giallo, con tutti i suoi autori più rappresentativi (Ellery Queen, Rex Stout, Agatha Christie, P. D James, etc). Ryan non ha scritto e diretto un giallo. Lo sembra ma non lo è. C’è la magione di campagna vecchio stile, sembra un chiaro delitto “alle porte chiuse”, spuntano sospetti come se piovesse ed interviene anche il detective privato.
Sembrano esserci tutti gli elementi, vero?
“Knives out” NON è un giallo. E’una commedia nera di carattere sociale con spruzzate di noir negli elementi secondari. Come posso affermarlo?
–Nel giallo: i misteri vengono celati per oltre tre quarti dell’opera, per poi farli smascherare dal detective nella risoluzione del caso. In “Knives out”: 9 misteri su 10 ti vengono svelati nella prima mezz’ora mediante flashback.
Quanto pathos! 🙁
–Nel giallo: il realismo è totale perché deve imitare la realtà. Il detective è schivo e non permette a un sospettato di entrare nell’indagine. Così come la polizia che non può coinvolgere civili nelle indagini per il fatto che possano inquinarle. In “Knives out”: Marta Cabrera viene trattata come una poliziotta, maneggia e manomette prove. Mente continuamente senza essere mai arrestata.
Coerenza Ryan! 🙁 🙁
–Nel giallo: qualora tu voglia inserire il dubbio che il caso sia o meno un suicidio, questo dettaglio deve essere spiegato per ultimo. Altrimenti la tensione viene annientata, spappolata, incenerita. In questo modo tutti i possibili indizi che si inseriscono acquistano un enorme valore perché sfidi lo spettatore ad una partita di “logica”.
In “Knives out”: a fine primo tempo scopriamo come la morte della vittima sia un suicidio conseguente ad un involontario avvelenamento da parte del personaggio che non sarà l’assassino. Che poi ci sia un vero colpevole, questo risulta interessante. Eppure virando l’intero secondo tempo su una surreale commedia ad equivoci, spingi lo spettatore a distaccarsi dal caso poliziesco, che evidentemente bolla come chiuso. Quindi la rivelazione finale perde il 70% del suo valore e valenza.
–Nel giallo: raramente si trattano tematiche politiche e sociali, non per ragioni culturali e simili. Banalmente perché non si deve distrarre il fruitore da giallo che lentamente, indizio dopo indizio, si sta sviluppando fra colpi di scena, silenzi e sguardi di traverso tra i vari sospettati. In “Knives out”: il caso sembra risolto nel primo tempo, grazie a flashback che cancellano qualunque percorso investigativo del detective. Nel secondo tempo sembra una commedia, la via di mezzo fra un’opera satirica di Sabrina Guzzanti e Scappo a Casa di Aldo Baglio.
E io che pensavo che fosse un giallo alla Agatha Christie…yo’re a fuc*ing genius, Ryan! 🙁 🙁 🙁 🙁
–Nel giallo: nella storia non ci sono “buoni”e “cattivi”. Perché tutti i personaggi sono “grigi”, fallaci e deprecabili. Neanche il detective spesso è “l’eroe” nonostante risolva i casi. Questa intenzione narrativa, da un lato sviluppa il mistero, dall’altro costringe lo spettatore/lettore a riflettere su quei caratteri spesso estremi.
In “Knives out”: fin dall’inizio la protagonista è Marta, la buona, quella che ha ucciso ma “per sbaglio”. Lei è la povera infermiera, figlia di un’immigrata clandestina, che nonostante la tentazione di potersi tenere il bottino, agisce secondo coscienza. Lei è il faro morale, rischia di finire in prigione per battersi per i valori che l’umanità dovrebbe avere. Nella scena finale l’immigrata BUONA diventa la padrona della famiglia americana. Quasi mi scende la lacrimuccia.
Ryan, ma vattene affanc*lo senza passare dal via 🙁 🙁 🙁 🙁 🙁
–Nel giallo: non ci dovrebbero essere buchi di sceneggiatura, l’autore cerca di non inserirne per via del realismo e dell’empatia che lo spettatore sta faticosamente costruendo, pagina dopo pagina, minuto dopo minuto. In “Knives out”: nonostante il piano criminoso di Ransom non sia da buttar via ci sono TROPPE coincidenze, e soprattutto per giustificare un dialogo finale (quello di Marta con Blanc) si inserisce la macchia di sangue sulla scarpa della ragazza che però, a rigor di logica, lei non dovrebbe avere, considerato che non si è avvicinata al cadavere della vittima nel momento in cui questi si è reciso la carotide…
Aggiungo giusto due cose. L’ironia grottesca spesso non funziona, ci sono momenti in cui dovresti ridere e non lo fai. Siparietti di Daniel Craig che rasentano il ridicolo. Per non parlare della trovata patetica di fornire al personaggio di Marta del vomito tappa buchi di sceneggiatura.
Quando mente vomita, così da far capire immediatamente allo spettatore gli indizi di trama. Che cosa è servito tutto il lavoro dei maestri del giallo nel costruire la tensione e il mistery se c’è il buon Ryan, che, copiando spudoratamente l’idea della risata di Joker, “fa più in fretta”??? 😉 😉
A parte il citazionismo spicciolo, l’intero film è costruito per stupire piucché narrare un bel giallo o costruire un’efficace critica sociale. Quindi rimane nel mezzo: un po’ simpatichello, un po’ d’azione, un po’ sociale ma non troppo, un po’ sopra le righe senza esagerare.
Insomma, na’merda.
Ovviamente secondo il mio miserissimo inutile giudizio personale. Però la talentuosa e bellissima Ana de Armas, già vista in “The informer”, è stata davvero brava nel ruolo di Marta.
Ma sicuramente “Knives out” sarà piaciuto a tutti…ed io sto certamente sbagliando.
Ovviamente. 🙂
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