(T.PHILLIPS)
Il punto non è quello che pensate voi. Il film è notevole sotto diversi punti di vista ma qualcosa stona. Dove si nasconde il senso di malessere?
Dobbiamo riflettere. Partiamo dal lato tecnico: è notevole, dalla fotografia alla regia. Oggettivamente lo è, anche se io non ho mai amato il cinema di Scorsese. Non sono un idiota, so che fisicamente il regista è Todd Phillips ma quello sullo schermo è, né più né meno, Martin Scorsese. Allora il problema è la recitazione?
Ahahahahahahahahah!
Anche gli ambienti sporchi, gli spazi stretti, con musiche che sorreggono il film catturano lo spettatore. Rimane la trama, non c’è altro. E poi ho compreso: “Joker” è un capolavoro nella descrizione della parabola del protagonista ma assolutamente mediocre nel resto.
Bisogna ammettere la verità: una sceneggiatura consta di una parte A (la narrazione degli eventi) e una parte B (lo sviluppo dei personaggi). In una sceneggiatura riuscita A e B si intrecciano più o meno bene, in altri si intrecciano male o non lo fanno affatto. In questo caso? La parte B è totalmente dipendente dalla A, o per meglio dire dal protagonista.
Perché in effetti non c’è un reale sviluppo della trama. Si aprono almeno sette sottotrame che però non vengono mai chiuse. Arthur Flech fa cose e ha allucinazioni che infine lo rendono un tale che si professa con il nome di Joker.
Perché quello NON è il Joker che io e molti amano. Il vero Joker non è una vittima della Vita ma solamente un provocatore. Al Joker non interessa migliorare il mondo, non lo vuole riscattare con messaggi sociali…lo vuole bruciare per riderci sopra, non per vendetta ma come gioco.
Il vero Joker impazzisce perché è nella sua natura, non perché la sua esistenza è stata una bugia. Anche se nel punto di arrivo della sua trasformazione (gli ultimi venti minuti) ci sembra proprio lui, non fatevi ingannare perché NON lo è.
“Joker è più di un cinecomic” ha affermato tronfio il regista Todd Phillips, con il sostegno di un certo Martin Scorsese:”I cinecomic non sono vero cinema”. Ma allora perché citare quello che non sarà mai vero cinema? Perché stravolgere gli eventi formativi della mitologia Batmaniana.
Thomas Wayne è un fascistone, Joker un novello Marx e così via.
Ma a parte questa ovvietà, il film è un apologia dei più deboli, una critica sociale che sfrutta il cinecomic come esca succosa. Un film che vuole condannare l’uso delle armi, la violenza cittadina e lo sfruttamento trumpesco delle istituzioni.
Critica che però rimane di superficie, usando un feticcio del mondo dell’intrattenimento, quello che non merita un sedia al tavolo dell’Arte. Almeno a sentire gli uomini di questa produzione.
Cos’altro dire? Si doveva limare maggiormente la scrittura per scegliere una sola via e trattarla con molta cura. Onestamente, se non ci fosse stato Phoenix nel dare profondità al personaggio non avrebbe fatto innamorare così tante persone. Quella risata e quei balli, di chi ha escluso il mondo dalla sua mente.
La prova del mio discorso è come la scena più inquietante del film sia ad inizio film: il primo piano sul sorriso crudele di Arthur che si apre quando il suo capo si lamenta della perdita del cartello. Raggelante.
TEORIA SUL FINALE: Joker non si sta immaginando nulla e cazzate varie. Le scene finali del manicomio sono flashback di quando ci è stato la prima volta!
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