Il Cinematografo è nato come macchina produttiva per attirare il grande pubblico, così è sempre stato. Non tutti sanno che i primi corti da inquadratura fissa vennero girati nei primi del ’900 per intrattenere gli operai nell’ora di pausa, così da sfruttarli per più di 15 ore al giorno in fabbrica. Ma da allora molto è cambiato (anche se non del tutto), con la nascita della critica cinematografica e di una eterogeneità di correnti artistiche.
Il Cinematografo, cinema per i profani, ha la responsabilità di essere il medium di questo secolo, il faro di quest’arte. Non ha caso è stato investito criticamente della nomea della “settima arte”, l’arte sintesi di tutte le precedenti. Ha scalzato la letteratura, la poesia e la fotografia. Il Cinematografo è lo strumento della cultura che deve puntare al futuro.
Eppure per farlo deve rubare dal glorioso passato, dai miti e dai modelli imperituri, intrecciandosi così alla Storia dell’umanità. Solo così il pubblico lo riconoscerà come il campione dell’Arte. Fra i tanti modelli, e sfortunatamente molti diventano stereotipi, c’è quello dello scrittore. Se vi parlassero di una trama con al centro uno scrittore cosa vi verrebbe in mente? Un ometto calvo, brutto, grasso e con gli occhiali, chino su una scrivania senza un’amante ed un amico? Ovviamente anche un poveraccio.
Prendete un film sull’argomento e troverete ¾ di queste caratteristiche. L’immagine mentale dello scrittore da parte del pubblico “generalista” sta fra il ribrezzo e la pietà…quei poveri codardi che guardano la vita da fuori senza viverla…direte voi?
Nell’ultimo periodo ho visto due film molto ben confezionati che ribaltano questo squallido stereotipo. Il primo è “Dolceroma” di cui ho già parlato. Il secondo è “Genius” film Netfilx di cui parlerò per intero in questo articolo.
Iniziamo da “Dolceroma”: come detto recuperate la recensione qui(clicca dai) perché l’argomento è meritevole. L’opera di Fabio Resinaro mette al centro il ruolo dello scrittore e lo rapporta al mondo del cinema. Dal mio vissuto sui set indipendenti ho avuto esperienza di come lo scrittore, che diventa sceneggiatore, diventi l’ultima ruota del carro.
Dovete credermi: è paradossale come chi ha creato l’idea alla base venga abusato e dimenticato. A fine visione lo spettatore ricorda tutti tranne che lo scenografo, il montatore e lo sceneggiatore(nel bene o nel male). Pensate al vostro film preferito: ricordate chi lo ha scritto?
In “Dolceroma” il protagonista Serrano risulta il carnefice, il colpevole di tutta la macchinazione che ha portato a distruggere reputazioni, a trascinare persone in carcere o a farle fuggire dalla legge. Andrea Serrano uccide con il suo faccino innocente e pietoso. Serrano lo dice ad Oscar Martello(Barbareschi): “pensi che io non possa mentire?”.
Lo scrittore in questo film si mostra nella sua faccia più oscura: allo stesso modo in cui crea storie di personaggi inventati, così può manipolare le vite di quelli già esistenti. E non c’è differenza perché la psicologia è la stessa.
Tutta l’opera gioca su questo inganno: Andrea Serrano sembra commettere errori (beh si sa è uno scrittore!) che tali non sono e si mostrano nella loro vera natura. In questo senso Andrea Serrano, il povero scrittore, e Oscar Martello si assomigliano perché entrambi fanno il lavoro sporco. Lo conferma anche Helg (Claudia Gerini) quando parla con lo scrittore. Quindi confrontiamo Andrea Serrano con il nostro stereotipo: non è vecchio, non è brutto, tromba come un mandrillo e ha ottenuto l’attenzione di un illustre produttore cinematografico, che frega pure!
Finalmente passiamo a“Genius”, film disponibile su Netflix del 2016 con un cast scoppiettante: Jude Law, Colin Firth, Nicole Kidman, Guy Pierce, Laura Linney e Dominic West. Il punto di forza è il totale ribaltamento della figura dello scrittore fin dalla prima scena, a differenza di “Dolceroma” che rompeva lo stereotipo solamente nel twist finale.
Thomas Wolfe, interpretato da Jude Law, è uno scrittore che si comporta da attore. In un dialogo metanarrativo Aline(Nicole Kidman) accusa Wolfe, interpretato da un attore, di essere un attore. Jude Law è bravissimo in questo ruolo: egocentrico, sensibile e crudele allo stesso tempo, affascinante e seducente con questa giovinezza alla Dorian Gray che non lo abbandona neanche a 48 anni.
Come fa quest’uomo? E’ un cazzo di cyborg di dr.Gelo? C-Jude?
A questo punto però devo svelare l’arcano: la scelta di Jude Law per il ruolo non è originale, o meglio non è la sua prima volta. Il regista Micheal Grandage ha visto (e probabilmente amato, come il sottoscritto) “Il talento di Mr.Ripley”, filmone in cui Law è un Thomas Wolfe senza il fattore scrittore. In quel caso è un musicista jazz. Anche lì una donna, Gwyneth Paltrow, parla al protagonista Tom Ripley(uno straordinario Matt Damon) di come il personaggio di Jude sia come un attore, che ti riempia la vita e che crudelmente te la svuoti per noia.
Torniamo a “Genius”: qui lo scrittore è rampante e il suo contro altare, il moderatore(come lo era Tom Ripley) è un monumentale Colin Firth. Un Firth che riesce a comunicare il suo stato d’animo muovendo la faccia e dicendo cinquanta parole in tutto il film. La trama non si accentra tanto sullo scrittore Wolfe (non Nero!) ma sulla follia che infetta un uomo troppo pieno di sé. Il finale è una chiara condanna al concetto greco di Hybris perché tutti i personaggi profetizzano al protagonista una brutta fine.
Mi sono informato e le vicende sembrano tratte da una storia vera e tutto appare verosimile nelle date e negli incontri. Tramite una fotografia sul blu scuro tendente al grigio, il film vuole introdurti la tematica della malinconia. E accentrando sii la trama su Thomas Wolfe, il lato tecnico fa svettare Max Perkins(Firth).
E’ un equilibrio delicatissimo che funziona bene ma non perfettamente. Ci sono problemi di montaggio nella parte centrale. Si accelera quando non si deve, sprecando tutta le scene d’azione che sarebbero stati utili nei venti minuti successivi.
Il ruolo di Laura Linney (uno dei miei amori cinematografici) è delicato e penetrante, così come la sua recitazione. Nicole Kidman stupisce per il ruolo così oscuro. Un’ultima pecca: io avrei reso centrale l’ambiente familiare dei Perkins, le figlie di Firth e della Linney, perché spezza la depressione e movimenta la storia.
Chiudiamo sul tema principale; come detto Thomas Wolfe è uno scrittore pieno di sé, in netto contrasto con F.Scott Fritzgerard, interpretato da un bravissimo Guy Pierce. La contrapposizione non è solamente di personalità ma anche letteraria; nello stile Wolfe è prolisso, come il suo ego, mentre Fritzgerard è essenziale ed intimista, come il suo carattere.
Quindi a quali conclusioni voglio portarvi?
Esistono scrittori cupi e allergici alle pratiche sociali, dall’aspetto scialbo perché troppo occupati a combattere i loro demoni con i ragionamenti. Ma ci sono altri mondani, chiassosi che pur sembrando l’opposto dei primi, fanno parte della stessa categoria.
Quello che li diversifica è il modo di reagire ai demoni della propria mente, quindi smettiamola di dipingere tutti gli scrittori come “sfigati”. Smettiamola di vivere di cose dette da altri, diventiamo essere umani dotati di una ragione funzionante in tutta la sua complessità.
Avete visto questi due film? Cosa ne pensate dell’argomento? Commentate e alimentiamo la discussione.
PS: i voti finali si riferiscono a “Genius”
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