Qui ci sono le brevi recensione dei film proiettati durante il festival di Venezia ’76, dell’anno 2019. SENZA SPOILER con voti da 1 a 10. RECENSORE:Andy Dufresne
Leone d’oro per miglior film: “Joker” (qui per la recensione)
Gran premio della regia: “J’accuse”
Leone d’argento per la miglior regia: Roy Anderson per “About endlesseness”
Coppa volpi per la migliore interpretazione femminile: Ariane Acaride per “Gloria mundi”
Coppa volpi per la migliore interpretazione maschile: Luca Marinelli per “Martin Eden”
Miglior sceneggiatura: “No.7 Cherry Lane”
Premio Marcello Mastroianni come attore emergente: Toby Wallace per “Babyteeth”
Premio speciale della giuria: “La mafia non è più quella di una volta”
Miglior film della sezione orizzonti: “Atlantis”
Premio Leone per la migliore opera prima: “You will die at twenty”
-LA VERITÈ(D. KORE-EDA) – Concorso
Dopo la consacrazione definitiva ottenuta lo scorso anno a Cannes con la Palma d’oro (Un affare di famiglia, 2018) Kore-eda si presenta a Venezia con il suo primo film non giapponese. Ovvero non girato e prodotto in Giappone, sua terra d’origine, bensì in Francia; come il titolo dell’opera suggerisce. Infatti il film sia per le protagoniste (Deneuve e Binoche), che per il tono e i dialoghi, sembra un film francese a tutti gli effetti.
Kore-eda si vede, per carità, soprattutto per il suo voler scavare nei sentimenti dei personaggi coinvolti e nelle dinamiche familiari; suo pane quotidiano. Troppo poco comunque e con poca incisiva vivacità soprattutto nei momenti cardini che lo richiederebbero. Il film rimane buono e godibile ma lontano da quello cui il cineasta giapponese ci ha abituato. L’opera si avvale di una buonissima prova della Deneuve; l’ennesima della sua carriera, in un personaggio cinico ed egoista.
Voto: 7
-PELIKANBLUT (K.GEBBE) – Orizzonti
Il film ci mette un po’ a decidere che cosa vuole essere. Quando finalmente sembra aver trovato un assetto, ottiene persino un po’ d’interesse, nonostante il debito contratto nei confronti di certo cinema horror americano. Peccato però, che nell’ultima parte, non sapendo come arrivare a una conclusione, si contraddica e si adagi su un finale tanto facile quanto imbarazzante nei modi e negli effetti.
Voto: 5
-DONNE SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI (P.ALMODOVAR, 1988) – Leone d’oro alla carriera
La pellicola del nuovo Leone d’oro alla carriera Pedro Almodovar non risente minimamente del trascorrere del tempo. Correva l’anno 1988 quando il regista spagnolo presentò proprio a Venezia quest’opera. È diventato un classico della sua filmografia e del cinema europeo, da vedere e rivedere (come ho fatto io), con assoluto incanto per la bravura di questo grande artista nel creare certi mondi e i personaggi che lo abitano.
Voto: 8
-THIS IS NOT A BURIAL, IT’S A RESURRECTION (L.J.MOSESE) – Biennale College Cinema
Il genere ormai è consolidato, il tipo di personaggio funzionale anche. La lotta dei vecchi temerari nei confronti del nuovo che incombe, del progresso che distrugge storia (personale e collettiva) e tradizioni è uno dei grandi temi della contemporaneità. Peccato soprattutto per il reiterare di certe immagini. Il film appare come legato, come se qualcuno gli impedisse di andare avanti.
Voto: 6
-LES EPOUVANTALIS (N. BOUZID) – Sconfini
Un film che si avvale di una buona scrittura e di un’ottima direzione di un cast attoriale molto preparato. La regia è da una parte interessante, dall’altro meno. L’aspetto positivo è come riesca a dare grande spazio agli attori senza perdersi nulla delle loro reazioni ed espressioni. E nei momenti in cui capita lì va a cercare senza paura del fuori fuoco. Il guaio è che proprio qui iniziano i problemi.
Alcune di queste soluzioni sembrano artificiose, manieristiche, stesso discorso per certi movimenti di camera e l’’utilizzo che fa degli specchi. I flash-back sono stucchevoli dal punto di vista fotografico ed aggiungo inoltre che avevano il diritto di essere più forti, meno edulcorati. Ne avrebbero giovato la tesi del film e lo stato d’animo dei protagonisti.
Voto: 6.5
-MARRIAGE STORY (N.BAUMBACH) – Concorso
Poche storie. Uno dei film migliori del concorso e dell’intera mostra. Per regia, storia e recitazione. Baumbach non fa capolavori, ma bei film. Però li fa sempre. E dico, sempre. Con sicurezza, consapevolezza. Questo aspetto fa di lui uno degli autori più affidabili nel panorama mondiale. A volergli bene, oltre al solito Adam Driver (attore di razza), si aggiunge la rediviva Scarlett Johansson; che tolti i panni della supereroina, si ricorda di essere un’attrice e si/ci regala la migliore interpretazione in carriera.
Voto:8
-AD ASTRA (J.GRAY) – Concorso
Sulla carta è un film che dovrebbe far parlare di sé per gli anni a venire. Nella realtà una volta visto ti rendi conto come, se non fosse per la presenza pittiana di richiamo, il film non sarebbe nemmeno stato preso in considerazione per il concorso. Non so che fine abbia fatto quel gran talento di James Gray, non capisco cosa stia cercando…inizio a pensare che in quella foresta si sia perso per davvero (chi ha visto il suo precedente film sa di cosa parlo).
Una volta tornato dallo spazio, magari grazie alla propulsione di una bomba atomica, mi auguro che qualcuno gli consigli di tornare in strada; che racconti di criminali e poliziotti, il suo habitat naturale. Lì dove può fare davvero la differenza. Oltre ai notevoli dubbi che la storia lascia di per sé, va detto che soffre molto il fatto di arrivare dopo “First Man”, “The Martian”, “Interstellar”, “Gravity”. È chiaro che del tema spaziale ne abbiamo pure abbastanza. Soprattutto se dobbiamo raccontare sempre la stessa storia.
Voto: 4
-VERDICT (R.R.GUTIERREZ) – Orizzonti
È un film che abbiamo già visto tante volte. Acquisisce motivo d’interesse perché filippino. E quindi girato in un paese che a vedersi, nella sua miseria, nelle sue difficoltà economiche, sociali e politiche, ci ricorda che qualcuno sta sempre peggio di noi. Il sistema giudiziario filippino, protagonista del film, è esatta rappresentazione del paese che lo produce. Senza dilungarmi in aggettivi, basta dirvi che è persino difficile definirlo tale. Il finale del film merita rispetto e da valore all’intero lavoro.
Voto: 7
–SOLE (C.SIRONI, 2019) – Orizzonti
Un’opera dolente, grigia, descrittiva di paesaggi umani e urbani tristi, depressi. La fotografia del film è molto puntale nel restituirci questo stato d’animo. I personaggi si confrontano su ritmi, pulsioni, che tengono sempre conto di questo perenne sentire. Eppure qualcosa accade, qualcosa cambia, ma lentamente, gradualmente, cercando di restare sempre fedeli e credibili. Il bacio che si danno i due protagonisti è tra i più sinceri degli ultimi anni.
Voto: 6/7
–THE PERFECT CANDIDATE (H.AL MANSOUR) – Concorso
Non so se è stato acquistato da qualcuno per la distribuzione in Occidente. Sta di fatto che chiunque l’abbia preso o lo prenderà farà l’affare. Un film saudita dalle enormi potenzialità commerciali. Va lodata l’ironia, la presa in giro in più punti che riesce a esprimere nei confronti della sua stessa società. Gli intenti li raggiunge con drammatica leggerezza. Buono anche l’utilizzo della struttura americana della sceneggiatura.
Voto: 6/7
–THE ELECTRIC SWAN (K.KOTZAMANI) – Fuori Concorso
Un mediometraggio che è una perla. Quel genere di film per cui vale sempre la pena venire a Venezia. Perché sai che solo lì hai l’opportunità di vedere cose del genere. Così fuori da ogni logica commerciale, così audace, così folle e creativo.
Voto: 8
–NO ONE LEFT BEHIND (G.ARRIAGA) – Fuori Concorso
Tutto il contrario di “Electric Swan”. Sinceramente difficile da capire il senso della sua presenza all’interno della Mostra. O forse così facile da risultare fastidiosa. Un film che decide da subito di non essere tale. Che non ha voglia di alto che di rendere omaggio agli inutili sforzi bellici prestati da giovani incoscienti alle stupide cause statunitensi. Un prodotto audiovisivo da far vedere al Pentagono e basta.
Voto: 3
–IL SINDACO DEL RIONE SANITÁ (M.MARTONE) – Concorso
Il film di Martone regge. Non tanto per merito suo quanto per il genio di Eduardo De Filippo e della sua scrittura, così pregna di vita, intensa. Martone non deve fare altro che girarla. Quello che però si dimentica di fare è di mettere insieme un cast che possa essere credibile. Per esempio, Francesco Di Leva nei panni del “sindaco” non può esserlo. Non perché non sia bravo ma perché semplicemente non può essere divulgatore dei valori che vuole esprimere.
“La mafia non è più quella di una volta”, tanto per citare un altro film in concorso, a Napoli poi men che meno, e vedere un boss della sua età che dice quello che dice. Porta lo spettatore dentro una una sfera anacronistica ed irreale, che gli fa perdere di potenza. L’operazione, per quanto mi riguarda, non è riuscita. Se si fosse scelto un attore anziano nel ruolo del boss si poteva accettare. Non si capisce poi dove e come abbia potuto maturare tutta quella consapevolezza, saggezza, il personaggio interpretato da Di Leva.
Voto: 6.5
–J’ACCUSE (R.POLANSKI) – Concorso
Il miglior film del concorso. Polanski è un caso umano: non è possibile che a ottantasei anni si possa fare un film del genere, con tale padronanza. Solamente la parte iniziale crea il solco tra lui e gli altri. Il maestro regala cinema. Bellissimo il cast d’attori, splendidi e tutti a proprio agio. Splendido il modo in cui Polanski, attraverso il racconto della vicenda Dreyfus, riesce a togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti dei suoi ottusi accusatori. Ennesimo esempio di come bisogna giudicare l’opera e non il suo autore.
Voto: 8.5
-RARE BEASTS (B.PIPER) – Settimana della critica
La Piper segue passo dopo passo, fedelmente, il filone di una certa commedia irriverente americana. Il linguaggio è anche più sporco e libero di altre volte. Nulla di veramente speciale e quindi dimenticabile, nonostante l’indiscutibile impegno di chi vi ha preso parte.
Voto: 6
-YOU WILL DIE AT 20 (A.A.Alala) – Giornate degli autori
Prima volta a Venezia per il Sudan. Opera prima. Il regista sa il fatto suo e lo dimostra in più occasione perché c’è sempre un pensiero dietro il punto di macchina scelto e nella messa in scena. Lo si capisce subito, fin dalla prima inquadratura del film. Se posso muovere una critica, è un peccato che tutta la tensione creata attorno al protagonista non si sviluppi appieno.
Voto: 6/7
-ANDREY TARKOVSKY- A CINEMA PRAYER (A.A TARKOVSKY) – Venezia Classici – Doc
Se vi piace questo straordinario regista russo è da vedere. In caso contrario meglio non avvicinarsi. Un’opera particolare, lirica, che non segue i classici dettami del documentario biografico e ripercorre la storia del regista attraverso delle tappe, dei capitoli, cerando e realizzando inevitabili collisioni tra vita privata e opere artistiche.
Voto: 7.5
-EMA (P.LARRAIN) – Concorso
Un Larrain diverso, sia per forma che per contenuto, che spiazza anche i suoi più grandi ammiratori. Un film che esige una seconda visione. La macchina si muove, tanto, e mai casualmente. Non poteva astenersi. Quello tra l’estetica Larrainiana e lo stile visivo dei videoclip è un matrimonio felice, fruttuoso, ricco di suggestioni e impeti.
C’è persino spazio per nobilitare il Reggaeton, anche agli occhi di chi lo vede ballare ogni sabato sera senza sapere perché torni a casa così eccitato (a parte l’ovvietà). Il film è credibile anche nella sua assurdità, Larrain riesce dove altri avrebbero fallito miseramente. Decide lui cosa farti vedere e quando, anche all’interno di una singola inquadratura o di un carrello. Dimostra, ancora una volta, di essere uno dei narratori per immagini più abili in circolazione.
Voto: 8
-JOKER (T.PHILLIPS) – Concorso (altra recensione qui)
Il lavoro di Phillips si avvale dell’interpretazione del più grande attore al mondo che ancora una volta decide di dare sfogo al suo incredibile talento. Phillips rimane lì con lui e non serve altro per riuscire nell’operazione. Del celeberrimo fumetto non rimane quasi nulla tranne i nomi dei personaggi e per qualche sporadico e obbligato riferimento, soprattutto nel terzo atto. Non ci sono supereroi, persone in un palazzo in fiamme da salvare, dialoghi pregni di retorica e sentimenti facili, CGI come se piovesse, regia pirotecnica e buchi di sceneggiatura.
Nulla di tutto questo. E meno male, altrimenti non si poteva permettere la selezione alla Mostra. È un film che puzza di reale, che si butta sull’asfalto e vive in putridi appartamenti che cadono a pezzi. Diciamo che più che un cinecomic è un remake di “Taxi Driver”, con una bella spolveratina di “Re per una notte”. Quindi il debito il buon Todd, ce l’ha con Martin Scorsese, non con Batman. Il film è bello per questo, ti fa capire quanto quei due film di Martin siano ancora così dannatamente attuali. Chi parla di questo film come di un’opera rivoluzionaria è meglio che cambi spacciatore.
Voto: 7.5
-WOMAN (A.MIKOVA, Y.A. BERTRAND) – Fuori Concorso
Documentario doveroso sulla situazione della donna. I racconti fatti da ognuna di loro sorprendono ed emozionano. Bello e importante il momento dedicato al sesso e agli uomini. Si poteva pensare a un lavoro di sola denuncia, di parte, e invece in questo senso è stata fatta una cosa intelligente. Mi sarei aspettato un approfondimento invece sul tema della chirurgia estetica, su cui invece è dedicato meno tempo degli altri. Più guardo prodotti del genere e più mi rendo conto di quanto le donne siano diverse dagli uomini. E per fortuna direi. Pari diritti, per carità. Ma chi dice che uomini e donne siano uguali su tutta la linea è meglio che vada insieme ai jokeriani a cambiare spacciatore.
Voto: 7.5
-ADULTS IN THE ROOM (COSTA GRAVAS) – Fuori Concorso
Magistrale. Prende una materia difficilissima e la rende semplice, facile da consumare anche per lo spettatore meno avvezzo. Ti fa appassionare alle dinamiche di una commissione di cui non ti fregava niente fino a cinque minuti prima. Un film che tutti dovrebbero vedere per capire veramente quello che è successo in Grecia. Più chiaro e onesto di un qualsiasi servizio giornalistico.
Voto: 7/8
-LESSONS OF LOVE (C.CAMPARA) – Biennale College Cinema
Ci s’immerge nel mondo rurale e solitario e viene descritto con assoluta sobrietà. Manca un po’ d’introspezione. L’approccio rimane distaccato, freddo, oserei dire a grado zero. Il concetto che c’è dietro è semplice. Forse anche troppo per com’è sviluppato. Manca un po’ di mordente, di coraggio. La recitazione ha il pregio di essere naturale. Salvo qualche scena dove la naturalezza rischia di andare fuori fase, di mostrarsi una non recitazione nel senso brutto del termine.
Voto: 6.5
-FELLINI FINE MAI (E.CAPPUCCIO) – Venezia Classici – Doc
Si tratta di un omaggio appassionato a una delle figure cinematografiche più importanti del ‘900. Visione consigliata soprattutto per saperne di più dei suoi due film non realizzati e del pensiero che i riminesi hanno di lui.
Voto: 7
-THE LAUDROMAT (S.SODERBERGH) – Concorso
Un’opera solida come di consueto per il solidissimo Soderbergh. Un lavoro che incanta per la scioltezza dei suoi attori e il meticoloso lavoro di montaggio e regia. Trova modo di divertirsi e far divertire nonostante stia parlando di una truffa gigantesca, che continua tuttora, anche adesso mentre stai leggendo. Prosegue, in un certo senso, il lavoro fatto da McKay con “The Big Short”, rinunciando però a qualche tecnicismo che gli consente di guadagnare in fruibilità e comprensione.
Voto: 7.5
-REVENIR (J.PALUD) – Orizzonti
Tutto incentrato sul non detto, ovvero su ciò che rimane dopo la tempesta. Il lavoro della Palud ha il pregio di non cercare il colpo d’effetto a tutti i costi ma di rispettare il dolore dei personaggi e la propria convivenza ed eventuale superamento del senso di colpa.
Voto: 7
-GIANTS BEING LONELY (G.PATTERSON) – Orizzonti
Opera ambiziosa, a tratti presuntuosa, che finisce con l’essere un film consueto, salvato dal fallimento nel finale che è in assoluto la cosa migliore del film. Durante la prima mezz’ora si fa fatica a prendere le misure, si perdono le coordinate principali, mancano gli elementi referenziali. Durante il secondo atto cominciamo a funzionare, seppur infastiditi non poco da ingenuità di notevole fattura. Il terzo atto cerca di aggiustare il tiro e regala i momenti migliori. Ottima la fotografia.
Voto: 6
-JI YUAN TAI QI HAO (NO 7 CHERRY LANE) (YONFAN) – Concorso
Non so cosa poter dire di questo film assurdo. Pieno d’idee legate malissimo tra di loro. Con una grafica e un ritmo difficile da analizzare, o per meglio dire, richiederebbe troppo tempo per essere analizzati a dovere. Farei prima a leggere “Alla ricerca del tempo perduto”.
Voto: 5/6
-SE C’È UN ALDILÁ SONO FOTTUTO. VITA E CINEMA DI CLAUDIO CALIGARI. (I.ISOLA, F.TROMBETTA) – Venezia Classici – Doc
Un documentario ricco di materiale davvero speciale. Un bellissimo e sentito tributo a un grande talento registico che meritava migliore fortuna. Vittima di un sistema malato pieno di pregiudizi e che impedisce di fare il proprio cinema. Uno che fino all’ultimo giorno della sua vita ha lottato, che non è mai sceso a compromessi, che non ha mai smesso di essere regista.
Voto: 9
-MARTIN EDEN (P.MARCELLO) – Concorso
Non vedevo un film italiano così coraggioso e ambizioso da un sacco di tempo, soprattutto in concorso a Venezia. Quella di Marcello è un’opera che merita più di una riflessione; più spazio rispetto ad altri titoli che in questi giorni occupano pagine di riviste, giornali e social. La regia, la cura nella messa in scena, la fotografia, la recitazione (non solo di Marinelli, ormai una sorta di garanzia), fanno di Martin Eden un film da vedere e rivedere. Qualche difetto è riscontrabile nella seconda parte; ci sono dei passaggi poco chiari che meritavano uno sviluppo migliore, meno brusco. Tolto questo, nulla può intaccare la riuscita importante. Spero davvero che ottenga successo anche al botteghino.
Voto: 8
-RIALTO (P.M. BURNS) – Orizzonti
S’inizia un discorso, già di per sé non particolarmente originale, lo si porta avanti ma ci si dimentica di finirlo…questa potrebbe essere la sintesi. Ci si arrende prima, soprattutto nelle scene più importanti, ovvero quelle riguardanti i confronti fra i personaggi. Si tiene il freno a mano tirato. Il protagonista non ha una vita facile, e a noi spettatori non interessa, non abbiamo empatia per lui e il suo dolore. È chiaro che qualcosa non è andata come doveva. “Ho perso il lavoro, mi hanno rubato la macchina, mia moglie mi ha lasciato e fuori piove”. Questa potrebbe essere un’altra allegorica sintesi.
Voto: 5
-CHOLA (SHADOW OF WATER) – Orizzonti
La storia coinvolge, prende da subito. L’ultimo atto è quello che convince di più. Il film ha la capacità di scegliere strade del tutto inaspettate, di cogliere epiloghi stravolgenti. Dal punto di vista tecnico va segnalata la bellezza dei Camera Car e di alcuni movimenti di macchina. Peccato invece per alcuni tagli interni alquanto grossolani.
Voto: 7
-PSYKOSIA (M.GRAHTØ) – Settimana della critica
Siamo nell’ambito dell’inquietante, dello spiazzante, non solo dal punto di vista visivo ma soprattutto di quello ricettivo. Dopo poco più di venti minuti una decina di spettatori si alzano e se ne vanno. Il film sembra essere il solito film del cavolo ma io rimango seduto e faccio bene. La narrazione diventa interessante, alcuni dettagli essenziali cominciano a rivelarsi, a parlarci. Alla fine, nonostante qualche sbavatura, il film ha ragione. Ci porta dove vuole e lo fa bene; molto meglio di certi prodotti anglosassoni. Bisogna essere spettatori credenti però. Avere fede nel cinema anche quando tutto intorno a noi si sgretola.
Voto: 7
-UN MONDE PLUS GRAND (F.BERTHAUD) – Giornate degli autori
Da apprezzare il ritmo che da, che si concede. Da ammirare la naturalezza dei dialoghi, soprattutto nelle scene corali. La Berthaud mantiene sempre grande lucidità, sa quello che sta facendo in ogni momento. Parlando di poteri di sciamani mongoli poteva essere un film faziosamente stronzo e fanatico, invece riesce ad instaurare un discorso autentico e sincero, anche nei momenti più critici. Non sorprende più di tanto, dunque, che anche la medicina si sia aperta in tal senso e stia studiando il fenomeno.
Voto: 6/7
-ABOUT ENDLESSNESS (R.ANDERSSON) – Concorso
Il leone d’oro 2014 torna in laguna e lo fa con il suo consueto e inconfondibile stile. Il film è più piccolo del “Piccione”, sia per durata che per contenuto ma i suoi quadri restano una delizia per gli occhi, la sua ironia una medicina salvifica per la mente.
Voto: 7.5
-GUEST OF HONOUR (A.EGOYAN) – Concorso
Sinceramente non capisco, non comprendo come si possa fare un film tanto sconclusionato. Tanto forte all’inizio quanto debole alla fine. Non capisco come possa farlo Egoyan; uno che di roba buona in carriera l’ha fatta. In partenza sembrerebbe tutto come dovrebbe essere; lo stile è quello del regista armeno al meglio delle sue qualità. Poi, d’improvviso qualcosa si rompe, forse una gomma bucata, non saprei dire. Sta di fatto che non riesce più ad andare, si impantana in due metri di fango, si arrovella su stesso fino ad ingolfarsi clamorosamente.
Voto: 4
-BLANCO EN BLANCO (T.COURT) – Orizzonti
Una delle migliori cose viste in questa edizione. Per sapienza e maturità filmica poteva stare tranquillamente in Concorso e dire la sua. Un’opera visiva, ricca, sempre attenta a cosa e come riprendere. Alfredo Castro come sempre esemplare, uno di quegli attori in cui si può fare sempre affidamento.
Voto: 8
-WAY OF A GAUCHO (J.TOURNEUR, 1952) – Venezia Classici – Restauri
Cromaticamente eccezionale. I paesaggi brillano in tutta la loro maestosità. Strepitoso il personaggio del prete; grandiose alcune scene di azione. I contenuti sono ben esposti e arrivano dove devono.
Voto: 7.5
-NEVIA(N.DE STEFANO) – Orizzonti
Un altro film della florida produzione partenopea per raccontare un’altra storia ai margini, dove bisogna fare i conti con la miseria, con la piccola e grande criminalità che ti impedisce di avere un futuro. Anche solo di pensarlo. Promettente la prova della giovane Virginia Apicella.
Voto: 6+
-SATURDAY FICTION(L.YE) – Concorso
Una storia affascinante, ambientata in una Cina invasa dal Giappone, in un momento storico piuttosto delicato: i giorni che precedono l’attacco giapponese a Pearl Harbor. La regia di Ye sorprende per personalità e coerenza, Gong Li buca lo schermo, ancora una volta, l’ennesima. C’è del cinema all’interno di questo film, in più momenti. Certi primi piani, certe sequenze, le sparatorie. Da amare.
Voto: 7.5
-BABYTEETH(S.MURPHY) – Concorso
Potremmo definirlo un film da Sundance che non ce l’ha fatta. Perché anche il Sundance si è rotto le scatole dei film da Sundance. È tutto in qualche modo è già visto e vissuto. Rimane difficile se non impossibile cercare una strada inedita quando si parla di sentimenti legati ad una situazione estrema come quella di una ragazza affetta da una malattia terminale. Il film percorre la solita e consolidata; ovvero parliamone con sincerità, senza retorica o pietismo. Un plauso agli attori che riescono a rendere vivide anche le scene più complicate.
Voto: 6.5
-CRASH(D.CRONENBERG, 1996) – Venezia Classici – Restauri
L’unico capolavoro visto alla Mostra di quest’anno. Se fosse un film di oggi e fosse stato in Concorso avrebbe vinto tranquillamente. Stesso discorso l’anno scorso, quando in occasione del ritiro del Leone d’oro alla carriera fu proiettato “Madame Butterfly”. Questo per dire che non c’è tanto da esaltarsi rispetto al cinema contemporaneo e sarebbe più opportuno restare con i piedi per terra.
Voto: 9.5
-TIRO AL PICCIONE(G.MONTALDO, 1961) – Venezia Classici – Restauri
Seppur condito da qualche ingenuità, l’opera prima di Montaldo rivela da subito la mano di un grande autore. Che coraggio, sensibilità, quanta passione ci mette nel suo cinema.
Voto: 7.5
-A HERDADE(T.GUEDES) – Concorso
Non ne faccio un discorso di prosa, il film arriva a dire quello che deve dire. Il problema è che ci giunge dopo quasi 180 minuti, quando ne bastavano tranquillamente 90. Capirete da voi come la pellicola regali momenti di noia assoluta, di stasi immotivata. Bisogna aggiungere che il montaggio non è dei migliori, nel passaggio da un’epoca all’altra si perdono facilmente i personaggi. Certe battute restano infelici per quanto caricate emotivamente. Salvo sicuramente l’inizio, i primi dieci-quindici minuti, e la fine. Nel mezzo c’è un gran bel pasticcio.
Voto: 5.5
-GLORIA MUNDI(R.GUEDIGUIAN) – Concorso
Un film già visto tante altre volte. Doveva essere diverso, le inquadrature descrittive della città lasciavano presagire altro. Spiace che non si sia puntato tutto sulla figura del padre; la sua storia è più interessante di quella della sua famiglia. Sta di fatto che è un film che dimenticheremo presto, ma non il rallenty…quel rallenty. Il più brutto e inutile da molto tempo a questa parte sarà difficile da dimenticare.
Voto: 6
-BOROTMOKMEDI(D.MAMULIYA) – Orizzonti
Il film vuole essere una riflessione sul concetto di ruolo svolto all’interno di un determinato evento. L’operazione non riesce completamente, ci sono momenti in cui cede, ma riesce comunque a portare a casa la pelle. Viste le premesse non era così scontato.
Voto: 6/7
-LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA (F.MARESCO) – Concorso
Un gioiellino. Una perla da conservare gelosamente. Dotata di una comicità così vera e disarmante da non lasciare indifferenti. Francamente non capisco come possa non piacere un film del genere; come non si possa apprezzare la sua intelligenza, il suo umorismo, la sua capacità di fare satira totale.
Rasenta la perfezione la maniera in cui Maresco mette insieme i pezzi e costruisce la sua casa. I personaggi protagonisti sono ormai delle star navigate; rappresentativi di un paese in grave stato di salute. L’italia è piena di Ciccio Mira ed è giusto prenderne atto. Provocatoriamente potrei dirvi che tutti almeno una volta nella nostra vita siamo stati Ciccio Mira.
Voto: 8
-WAITING FOR THE BARBARIANS(C.GUERRA) – Concorso
Storia che si lascia vedere. Location interessanti, bei costumi. Attori motivati, soprattutto Mark Rylance; uno che per il tipo di approccio fa fatica a sbagliare qualche cosa. Johnny Depp va per conto suo ma ormai lo sappiamo; il personaggio gli permette di essere artificioso, manieristico, ma la sensazione è che esageri in più di un’occasione.
Con un plot point forte, in grado di prendere la storia e portarla da un’altra parte, adesso staremmo parlando di un altro film. Invece, inizia un po’ come finisce, senza grandi stravolgimenti e colpi di scena.
Voto: 6
-HAVA, MARYAM, AYESHA (S.KARIMI) – Orizzonti
Regia sempre a servizio della storia e che in qualche occasione si prende qualche licenza. Ci costringe al fuori campo, a dover lavorare solo con l’udito. Sappiamo ormai quale sia la condizione della donna in paesi come L’Afghanistan. Eppure sconcerta sempre e meno male. Anche se incinta le cose non cambiano, la donna continua a contare meno di zero, deve lavorare e stare zitta.
Il nocciolo della questione è questo; tre donne, tre gravidanze che sono tutto fuorché una cosa bella; tre vite imprigionate da una società che avrà bisogno forse di qualche secolo per uscire dal medioevo. E sono pure ottimista.
Voto: 6.5
CORTOMETRAGGI – Orizzonti – Settimana della critica
Faccio un sunto generale che riguarda la forma cortometraggio, dopo averne visti una decina tra Orizzonti e Settimana della critica. Sono preoccupato, lo ammetto. Dopo l’edizione dell’anno scorso un pensiero mi è arrivato forte alla testa: speravo che le cose quest’anno potessero migliorare, convinto che gli addetti ai lavori stessi prendessero provvedimenti. E invece no, la brutta piega continua.
Mi riferisco al fatto che la maggior parte dei cortometraggi presenti al Lido (e purtroppo non solo), continuano a somigliare più a dei trailer, a delle scene di un film più grande che a dei prodotti fatti e finiti, autonomi e indipendenti rispetto a qualsiasi altro discorso. A mio modesto parere sarebbe anche ora che questo finisse, che si torni ad avere il talento di raccontare una storia in dieci-quindici minuti con un inizio, uno sviluppo e una fine. Altrimenti che si faccia un’altra sezione dedicata ai trailer e ai pitch, dove gli autori in cerca di finanziamenti abbiano l’opportunità di mostrare il proprio progetto.
Insomma, come succede già in tanti festival meno importanti della Mostra. Se dobbiamo parlare di cortometraggi, allora bisogna avere il coraggio di farli, senza tirarci indietro, di iniziare e chiudere un discorso. Bello o brutto che sia. Quello che sta succedendo, da qualche anno, questa penosa moda, offende profondamente la forma cortometraggio e tutti quegli artisti che con impegno e sacrifici riescono nell’arduo compito di realizzare dei veri short-movie.
Voto: 4.5
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