(M.FLANAGAN)
“Doctor Sleep” è il sequel più o meno apocrifo di “Shining” del 1977, diretto da Stanley Kubric. L’ho molto gradito perché ha superato le mie basse aspettative. Non ho letto il romanzo di Stephen King, e quindi dalle manovre di marketing del trailer mi sarei aspettato lo sfruttamento dell’iconico film di Kubric, fra il fan service e fantasy a tutta birra.
Invece l’opera risulta drammatica, in un’accezione intimista e surrealista allo stesso tempo. Le intenzioni sono oneste nel raccontare una storia auto conclusiva, benché nel finale si apra ad un palese secondo capitolo. Eppure questo lo deciderà il box office!
Le tappe della vita di Dan Torrance vengono esplorate dopo le vicende dell’Overlook Hotel dello “Shining” del 1977. Da bambino Dan soffre per il ritorno dei traumi dell’hotel e solamente grazie al fantasma di Dick Halloran scopre come possa sconfiggerli, ovvero rinchiudendoli in scatole fisiche (un po’ come i Gosthbuster!).
Da allora sembra che la sua vita migliori ma con un salto temporale di oltre 30 anni scopriamo come Dan affoghi le sue visioni nell’alcol, droga, sesso e violenza. E’un uomo allo sbando che si trasferisce in una ridente e tranquilla cittadina del New Hampshire. Qui viene accolto e sostenuto da Billy, un brav’uomo che lo spinge agli incontri degli “alcolisti anonimi”.
Ulteriore stacco temporale: 8 anni dopo Dan è un uomo recuperato ma la sua quotidianità viene scossa dalla giovanissima telepata Abra, che ha captato come un bambino, Andrea Steiner, sia stato ucciso e torturato da uno strano gruppo di esseri “luccicanti” che si nutrono della “luccicanza” latente degli esseri umani, ovvero il “vapore”.
A capo di costoro c’è la seducente Rose Cilindro. La trama evolve con lo scontro di Dan e Abra contro questi esseri, culminando nel finale contro Rose all’Overlook Hotel. Dan comprende come l’unico modo per battere Rose sia quella di farla sbranare dai suoi fantasmi del passato, così da liberare Abra dal dolore e dalla paura di essere cacciata per tutta la vita…
Ho davvero apprezzato la parte centrale perché è puntuale nel raccontare gli stati d’animi dei personaggi. Ho apprezzato la recitazione complessiva degli attori e mi sono immerso nell’atmosfera “luccicante” dell’opera. Nel complesso è un film riuscito ma non è oro tutto quello che luccica, dovreste saperlo. I difetti sono pochi, e quello che mi fa più arrabbiare è che fossero evitabilissimi.
1)La luccicanza
Sicuramente nel romanzo King non si è risparmiato in dettagli, suppongo, ma nella trasposizione filmica le informazioni al riguardo sono insufficienti. Inizialmente ti illudono di distinguere i “poteri psichici”; Rose entra nella testa delle persone, Snakebite Andy ti manipola con la parola, Dan ha le visioni. Poi improvvisamente tutti gli esseri sovrannaturali dotati di “luccicanza” sanno fare tutto.
Non si comprendono più i limiti e le differenze, e questo mi è dispiaciuto perché sono stato costretto ad assistere ad un paio di trovate brutte stile MCU. Per esempio come Rose, ammettendo come Abra sia tremendamente più forte di lei, usi la “luccicanza” nello stesso identico modo. E ancora: per salvare Abra da Corvo, Dan usa dei poteri insospettabili fino a quel momento, senza darti uno straccio di spiegazione. Lo so,sono dettagli inutili ma in un contesto verisimile stonano terribilmente.
2)Il montaggio
Comprendo come sia difficile trasporre un romanzo di Stephen King e in questi anni abbiamo avuto diversi fallimenti: “Il gioco di Gerard”, “Pet Sematary”, “It parte 1 e 2”. Eppure si sarebbero dovuti tagliare almeno 20 minuti, specificatamente nella parte iniziale e finale. Mi spiego meglio.
Nella parte iniziale è davvero lodevole l’intenzione di introdurre adeguatamente tutti i personaggi: dal “nodo Vero”, ad Abra, Dan e gli altri, però lo si poteva fare più efficacemente nella metà della durata, perché in effetti la trama si innesca alla scritta “8 anni dopo”. Quindi per 40 minuti assistiamo ad una lunghissima introduzione che mi ha fatto quasi addormentare.
Invece nel finale avrei evitato la citazione di Dan che diventa come suo padre e si trascina ferito con l’ascia urlando “Abra”. L’ho trovato eccessivo, quasi parodistico. Quindi un film che poteva durare 2 ore senza perdere nulla del suo valore.
3)Casting
A me dispiace dirlo ma il ricasting dei personaggi storici dello “Shining” del 1977, da usare nei flashback, non convince. Henry Thomas e Alex Essoe, rispettivamente Jack e Wendy Torrance, distraggono lo spettatore perché risultano troppo distanti dagli originali.
Non che sia colpa degli attori citati, e si sente soprattutto nel caso di Alex Essoe, una donna troppo piacente rispetto alla Shelle Duwall del 1977. Nella parte finale il regista Flanagan ha rigirato le iconiche scene del bagno con i nuovi attori…non sarebbe stato meglio citare le originali?
4)Altre sbavature
Il manifesto femminista veicolato dal personaggio di Snakebit Andy è fastidiosissimo e fuori luogo. Ma questo è l’effetto Weinstein, la tassa che dovremmo pagare chissà per quanti anni. Inoltre non ho apprezzato la scelta, forse anche nel romanzo, che i fantasmi fossero rinchiusi in scatole “fisiche”. Sarebbe stato più originale che fossero turbamenti della mente e visioni che si nutrono della paura.
E infine il fan service doveroso di quando Dan, per preparare la trappola per Rose, esplora l’Overlook Hotel: onestamente avrei reso il “giro turistico” maggiormente animato da ostacoli, con lo spirito dell’Hotel che lo intralciasse nel raggiungere la caldaia.
Nel complesso, un buon film, a tratti anche bello, che merita la visione in sala. Cià!
PS: NON è un capolavoro…ci siamo intesi!
Lascia un commento