1) Sono furioso nella stessa misura di Split!
2) Mi sono innamorato delle prime due stagioni di questa stessa serie tv!!
3) Posso scusare un incapace che fa del suo meglio, ma non posso giustificare un spreco di talento senza ragione!!!
Saluti a voi, viandanti.
Sono un anarchico anacronistico, combatto il mio tempo perché non mi piego ai capricci di un mondo insoddisfatto e lascivo, senza seduzione. Per questo ci rimango male quando vedo una pietra preziosa diventare un oggetto di bigiotteria. L’aborro di questa terza serie è TOTALMENTE colpa di Sam Ernst, dei “room writers” e dei produttori esecutivi che, suppongo, facciano parte della Marvel Television, ABC studios, De Knight productions e Godard textiles.
Questi signori si sono persi l’aspetto più piccolo e fondamentale di tutto il processo di produzione cinematografica: l’impronta personale e coerente di un progetto. Nelle prime due stagioni erano riusciti nell’impresa di definire con estrema precisione un mondo in cui i personaggi risultavano realistici al l’occhio dello spettatore. Li percepivi vivi e in carne ed ossa in un mondo senza supereroi “fumettosi” che spezzano la credibilità.
Fulgido, abbagliante, ERA meraviglioso…
La terza, presunta, serie di Daredevil si apre sul finale delle vicende della miniserie del 2017 The defenders, sempre targata Marvel/Netflix. Matt Murdock, in arte Daredevil, è sopravvissuto all’esplosione di Midlan Circles e viene salvato dal’istituto di suore gestito da Suor Maggie. Daredevil vorrebbe riprendere la sua crociata da vigilante ma la sua condizione è compromessa: le orecchie gli fischiano e ha perso tutte le abilità che lo rendevano straordinario e palesano quello che rimane: un cieco disperato.
I trailer ci avevano già rivelato come il villain fosse Wilson Fisk, in arte Kipling, il quale riesce a stringere un accordo con le autorità per scontare la pena agli arresti domiciliari in cambio di informazioni su altre attività criminose. Questo è il fulcro della storia: Daredevil vs Kipling, di nuovo. La mancanza di originalità, riproposizione tematica della prima stagione, non dovrebbe essere un deficit eppure lo è perché lo scontro fra i due appare più come un sottofondo a cui devi arrivare per necessità di copione.
Quali dinamiche ci hanno spinto a questo?
Per rispondere concentriamoci su questa pessima sceneggiatura: il problema sta nella coralità e non nell’accezione di avere troppi personaggi, lo si faceva anche nelle due serie precedenti. La scommessa fallita sta nell’aver dedicato una sottotrama ad ogni personaggio che valica la scena. Così non si è forgiato il montaggio semplice della prima serie, dove “tallonavamo” Matt Murdock, e neanche un montaggio narrativo a “rimbalzo” dove la vicenda rimbalzava da Matt Murdock a Frank Castle. In questa terza serie i creatori hanno voluto strafare: ho contato cinque sottotrame mediamente sviluppate che si devono sommare alla vicenda principale, con il risultato di trovarsi davanti a un ammasso di elementi.
E’ una scelta d’autore! Di solito ti lamenti che non sono originali, una volta che lo fanno…Se c’è una distinzione fra cinema d’autore e cinema commerciale ci sarà una ragione…bisogna saperlo fare!
Non basta buttare nella pentola alimenti di buon valore e girare sperando che sia buono, soprattutto se non si ha né abilità né dimestichezza.
Suppongo che il risultato sarebbe dovuto sulla falsa di riga di Parfum.
Ahahahahahahahahahahahahahaahahahahahahahahahahahahahaahaahaahahahahahahahahahahahha!!!!!!!!
Il rapporto d’insieme risulta confuso, un pappone che affonda il ritmo, che ti fa empatizzare un po’ con tutti e mai con nessuno. Mentre assisti alle conversazione fra Foggy e Karen stai pensando alla scena brutalmente tagliata fra Matt e la suora…non c’è tempo di assimilare! Almeno avessero aggiunto tre puntate, avrebbe avuto più senso.
Voglio fare una domanda a tutti quelli che l’hanno vista e che la difendono ma dovete essere sinceri. Avete aspettato due anni sapendo che si sarebbe incentrata sullo sconto fra Daredevil e Kipling: quanto vi interessa di un flashback dove si mostra Karen fare rapporti orali, con la passione di bocca di rosa, per comprarsi la droga? Quanto vi interessa del passato di Suor Maggie, che scopriamo essere la madre di Matt!, e che non influisce affatto sulla storia? Quanto vi interessa dei problemi economici della famiglia di Foggy Nelson?
Rispondetevi da soli.
La parte peggiore è che ci sono delle idee degne delle stagioni precedenti. Una su tutte è il rapporto fra Daredevil e la fede. Un guerriero di Dio che si è sentito tradito e che non combatte più per giustizia ma solo per vendetta. In questa direzione ho amato il riutilizzo del costume della prima stagione, quello nero con il foular a coprire gli occhi, perché rappresenta visivamente al meglio la rabbia di Matt Murdock. Tematiche e riferimenti stupefacenti per una serie di “supereroi”, peccato che venga solamente accennata per dedicarsi scene ben più pregnanti, come la cena di Karen dove le si propone un appuntamento con uno sconosciuto!
L’alternare eccessivamente registri narrativi divergenti uccide il pathos del ritmo, lo capirebbe chiunque.
Prendiamo quel capolavoro di semplicità della prima stagione. Narravano la storia di Matt Murdock e i gli avvenimenti erano frutto diretto delle azioni dei tre personaggi principali, Matt, Karen e Foggy. Il fatto che Karen avesse una sottotrama con Ben Ulrich non disturbava perché era UNA e completava la storia principale. Foggy non aveva una sottotrama perché non era necessaria! Era invece assolutamente indispensabile qualcosa che ci schiudesse l’animo combattuto di Wilson Fisk, per questo è stata inserita Vanessa che diventa il tramite fra lui e il pubblico.
Nella seconda stagione si è ripetuta con successo l’operazione. Al posto di Fisk si è inserito Frank Castle, the punisher, con una differenza sostanziale: si è usciti dalla banalizzazione dello scontro “ buono”- “cattivo”, e si è indagato sul ruolo del vigilante, sulla sua legittimità davanti alla società. E anche in quel caso, nonostante la tematica presupponesse approfondimenti di trama, la semplicità narrativa non è stata giustamente spezzata, in favore di una poetica del sottinteso. Torniamo alla terza stagione: è accattivante il rapporto fra Wilson e Vanessa, eppure il personaggio interpretato meravigliosamente da Ayelet Zurer viene introdotto solo nelle ultime due puntate.
Perché così tardi? Mi prendi in giro? I creatori di questa merda sembrano farlo apposta per farmi incazzare.
Continuiamo con il personaggio di Dex Poindexter, in arte Bullseye. Non è male la scrittura del personaggio e Wilson Bethel lo interpretarlo nel modo giusto. Ma la sua fisionomia, lo sviluppo narrativo lo avvicina più al Marvel cinematic universe che a un personaggio dell’universo Daredevil. E’ troppo macchiettistico, non parla mai e mena come un fabbro. Si muove come in un fumetto. C’è qualcosa di eccessivo in lui, che lo fa stonare con il contesto realistico. Detto questo, l’ho amato da subito, fa morir dal ridere.
Su di lui voglio una serie di almeno 10 stagioni in cui mena la gente lanciandogli addosso tutto quello che si trova fra le mani; bucce di mandarino, penne, sedie, asciugamani, mandorle, spaghetti, bicchieri, orologi da polso, portafotografie, portaombrelli, ceramiche, spazzatura, auricolari, caricabatterie, blocknotes…
Il problema di Bullseye è nel tempismo della sceneggiatura. Trovo da dilettanti giustificare in un due puntate una metamorfosi da poliziotto ligio al dovere ad assassino che indossa costumi rossi attillati e che lancia robe uccidendo innocenti. Eppure il presupposto di base mi aveva convinto: Fisk è venuto a conoscenza del suo passato traumatico e lo vuole condizionare per sfruttarne le capacità, sulla falsa riga di Melvin Potter. Mi sta bene ma devi preparare la sottotrama su un numero più lungo di episodi, così da condizionarlo sui sei episodi e non in fretta e furia.
Prima di qualche annotazione tecnica voglio soffermarmi un momento sul rapporto Daredevil-Kipling, che ricordo sarebbe dovuto essere il fulcro della narrazione. Al netto hanno fatto un buon lavoro, gli ultimi due episodi sono veramente degni e quasi riscattano la monnezza di tutta la stagione.
Dalla visione dei trailer mi sarei aspettato un Kipling che avesse smascherato pubblicamente Matt Murdock costringendolo ad una vita da fuorilegge(sulla base del fumetto Ultimate). Quindi un doppio scontro legale e fisico, come avvenuto nelle prime due stagioni.
Invece no, ti lasciano l’amaro in bocca. In tutti i 13 episodi si incontrano solo nel finale! Comprendo la costruzione a climax dove due personaggi devono intraprendere percorsi separati per incontrarsi solo nel punto più alto, ma qui stiamo esagerando. Quante volte ho sentito la noia sussurrarmi nell’orecchio e non devo essere stato il solo se Netfilx ha cancellato la sua serie originale di punta, dopo un calo di visualizzazioni del 57%. Dati alla mano. Considero l’incontro fra Karen Page e Wilson Fisk la scena più intensa dell’intera serie, anche più del “triello” finale con un Bullseye esilarante.
Non si capisce quale sia l’intenzione di Karen: vuole sfogarsi o vuole far commettere a Fisk un reato davanti agli occhi delle telecamere? La giovane donna confessa a un mafioso, che come tratto distintivo perde il controllo, di aver ucciso il suo assistente più fidato. Lo fa per orgoglio, per far soffrire l’uomo che ha scoperto l’identità di Daredevil e che terrà sotto scacco la sua vita e quelle delle persone a lei care. Una Karen Page che evolve in maniera sorprendente rispetto al piattume di un Foggy relegato quasi del tutto al comic relief.
L’unica sottotrama che mi ha realmente emozionato è stata quella dell’agente Ray Naadem. Attenzione, non per la qualità dell’interpretazione di Jay Ali o per una scrittura finalmente coerente, SOLO PERCHE’ SI RICOLLEGA CON LA TRAMA PRINCIPALE permettendo di far arrestare Kinpling!
Scioccante cosa si possa fare con una penna e un foglio di carta!
Concludo sul lato tecnico: generalmente di buon livello, ho trovato però uno sciatto abbassamento della regia e delle coreografie(evidentemente collegati). Nel complesso, è come se i creatori avessero smesso di sperimentale, come se avessero deciso di vivere di rendita per il meritato successo delle prime due stagioni. Si è visto com’è finita.
Opinione personale spassionata: questa serie è come il terzo capitolo del Padrino e il Death note Netflix. Non è mai esistita.
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