(D.GOLDHABER,2018)
Questo film non è male! E non mi riferisco a Madeline Brever(Orange is new black) che recita tutto il tempo gnocca e ignuda come la brava mamma l’ha fatta. “Cam,” film diretto da un tale Goldhaber non è di genere horror, come sbandierano i vari siti e recensori, perché non fa paura. Invece risulta un thriller psicologico che inquieta la mente lasciandoti la pelle d’oca.
Ho apprezzato la freschezza del soggetto e il trattamento vivace dello stesso regista, dove non si fa l’apologia della povera ragazza costretta dalle avversità, ovviamente maschiliste, a “prostituirsi in rete”. Invece Alice è allegra, spigliata ed emotivamente coinvolta da quello che considera propriamente il suo lavoro. E’ molto ambiziosa e vuole scalare le vette del sito in cui lavora.
L’angoscia inizia quando “Lola Lola”, il suo nickname, si spinge a live estremi e quando conquista il 50esimo posto un hacker gli modifica le credenziali dell’account. Alice cerca supporto nell’assistenza telefonica del sito che però non possono aiutarla perché non ci sono anomalie, Lola Lola è in…live.
Alice realizza come l’hacker, non solo si sia appropriato del suo account, ma l’abbia fatta rimpiazzare con una gemella, identica a lei sotto ogni aspetto, che si esibisce con il suo stile e nella sua scenografia.
La storia non ha sottotrame, più unico che raro, e dritta come un treno si concentra solamente sulla caccia ai colpevoli. La fake Lola Lola continua ad esibirsi con trovate sempre più estreme e scala la classifica entrando nella top ten. Intanto le indagini portano Alice ad una svolta: scopre che la prima in classifica, con il nickname Baby, è morta l’anno precedente e quella che si esibisce non può essere lei. L’hacker si impossessa degli account delle cam girls più in vista con un algoritmo che mescola e riutilizza in random i dati già esistenti.
Alice sospetta di Thinker, il nickname di un suo fan stalker; lo ammalia, lo interroga sull’argomento ma perde il controllo quando questi confessa di sapere dell’attività dell’hacker di cui però non conosce dettagli utili alla cattura. Alice è decisa ad affrontare la fake Lola in una diretta live. Si spacca il naso in diretta per dimostrare come esista, che non sia dei pixel su un schermo a cristalli liquidi. Il premio è la password con cui Alice cancella l’account ponendo fine all’incubo nel momento stesso in cui Lola Lola raggiunge il primo posto. Nell’ultima scena si mostra come Alice abbia ripreso la carriera di cam girl sotto un altro pseudonimo.
Potrei parlarvi del livello tecnico sufficiente, dell’intensa recitazione della Brever e di una regia che si sforza di stupire con una riuscitissima parte finale. Come affermato precedentemente la sceneggiatura non prevede sottotrame, all’esatto opposto di Daredevil 3 stagione, ma questo NON E’ un difetto. Lo spettatore si concentra totalmente su una vicenda che si cementa su due soli aspetti: il primo è Alice come cam girl, il secondo è l’algoritmo. Entrambi gli aspetti presi singolarmente risultano credibili ed interessanti. Il problema è il loro collegamento.
Chi è l’hacker, forse Thinker?
Come ha creato questo algoritmo? Perché un algoritmo così potente viene utilizzato per un sito di cam girl e non per craccare istituti bancari ed enti governative?
Come vengono scelte le ragazze? Perché l’algoritmo migliora lo stato dell’account di cui si è appropriato, invece di corromperlo? Perché la polizia non aiuta Alice in quello che appare un reato informatico?
Consapevole di non potersi affidare alle autorità, perché Alice non crea uno scandalo “virale” sul web invece di spaccarsi dolorosamente il naso?
Capite cosa intendo? Non si comprende perché questo algoritmo, figlio legittimo del demonio, se la debba prendere con questa ordinaria ragazza. A me spiace perché si poteva sistemare tutto mostrando come l’hacker fosse Thinker, un sociopatico esperto in hacking che non riesce ad ottenere l’amore delle cam girls e per questo le uccide facendole rivivere con un algoritmo.
Detto ciò, la critica sociale al rapporto fra uomo e potere, realtà vera contro quella virtuale, è apprezzabile ma esplorata in questo modo perde trequarti della sua efficacia. Cam è un buon film che sarebbe potuto diventare un vero gioiellino con qualche modifica di sceneggiatura.
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