(R.COOGLER)
Se siete venuti qui per il tema del razzismo vi stronco sul nascere: da molto fastidio ma non affossa il film. Il problema è la messa in scena, la sceneggiatura, i toni mescolati di dramma e ironia, la durata abominevole con una lentezza mortale.
Sapete cosa mi sembra? Una copia spudorata dai prodotti più mainstream.
Wakanda=atlantide in Africa
T’challa=il carattere di captain America con l’esteriorità di Batman (STAGRANCHALLA per gli amici)
Shuri=Oracol nera
La base segreta di T’challa=batcaverna
Killmonger=Scar
Le guarde femminili con le lance=Amazzoni
Everett Ross=Jim Gordon con il capello gellato e senza occhiali
Scontri fra le navicelle=star wars
Il fiore a forma di cuore= il pozzo di lazzaro
Ma andiamo con più calma ed esploriamo questo “masterpiece” del Cinema, vincitore di più premi Oscar rispetto a quelli conquistati da Visconti, Chaplin, Kubrick, De Niro, Al Pacino, Lars Von Trier, Fincher, Linch, Fritz Lang e Mastroianni.
Evidentemente al centro c’è il Wakanda: usano i primi venti minuti a descrivercene gli usi ed i costumi, anche a discapito del ritmo della narrazione. Lo posso accettare mai il mio problema è il come viene messo in scena. Si calcano gli aspetti più peculiari di un mondo arcaico che agli occhi del 2019 appaiono caricaturali.
E’ come se per descrivere l’Italia si portasse l’esempio della Firenze rinascimentale, c’è qualcosa di forzato nella rappresentazione di questa nazione, a partire dai costumi ed agli usi tribali, neanche fossero uomini del paleolitico.
Il Wakanda ci viene descritto come non tollerante all’accettazione perché si racconta che, nonostante la loro tecnologia, non siano mai intervenuti lasciando che l’umanità si sterminasse a vicenda. E se da un lato risulta il modo per far spiccare i wakandiani, dall’altro è un ottimo modo per pararsi il culo davanti alla solita domanda cinecomic:”ma allora perché in quella situazione non sono intervenuti?”.
Gli sceneggiatori si sono resi conto che scrivere un film dove si sbrodolavano sulla potenza della razza avrebbe interessato ma all’altissimo prezzo della gogna dell’opinione pubblica. Quindi hanno tirato su una storiella dove c’è un buono, STAGRANCHALLA, e un cattivo, KILLMONGER. Il primo vuole la pace, il secondo la guerra e il dominio del mondo che sfrutta i neri.
WOW, originale e nessun accenno politico!
La cosa strana è che nel finale si contraddicono: il buono uccide il cattivo eseguendo parte del piano del cattivo, ovvero dichiarare al mondo la verità sulla loro nazione.
Coerenza!
La parte centrale è forse la più decente perché si sviluppa il personaggio di Killmonger, l’unico aspetto davvero interessante del film. Comprendiamo le sue ragioni che però si perdono in una guerra interna che appare anacronistica.
Perché STAGRANCHALLA non cerca di collaborare con Killmonger quando scopre che è un suo parente stretto? E il tutto si riduce al “tuo padre ha ucciso il mio, adesso la pagherai tu e tutti quelli che conosci”. Semplicistico per una trama che vuole apparire elaborata. Scelte che nella parte finale mutilano il ritmo rendendo l’opera noiosamente lunga…2 e 15 minuti, neanche fosse un film di Nolan.
Perché Killmonger brucia il campo dei fiori a forma di cuore, una grande risorsa, invece di farla sorvegliare per farla raggiungere ad altri? Il maggior fastidio di questo film è stata l’emotività che possiede ogni personaggio che compare sulla scena. Nessuno riflette sulla situazione e tutti sono pronti a sguainare l’arma.
Accetterei questo atteggiamento nel medioevo e da consorzi umani storicamente impreparati, ma il Wakanda dovrebbe essere Atlantide, la summa di tecnologia e sapienza. Un paradosso che fa affondare l’opera e la rende quello che è: un enorme giocattolone condito dalle solite battutone Marvel e di un femminismo MOLTO pronunciato, primo sintomo di End game e della futura fase 4…
Queste donne che devono essere TUTTE cazzute, con l’esercito wakandiano diventato la versione africana delle amazzoni…era davvero necessario?
A parte questo ci sono i soliti buchi di trama, le solite citazioni ed i sempre verdi cliché da cinecomic, quelli che mi fanno vomitare nella tazza del cesso. La recitazione è migliore della media cinecomic con a sorpresa un bravissimo Micheal B. Jordan (“Creed II”), una Lupita Nyong’o (“Us”) ed un impegnato Chadwick Boseman. La CGI è buona, anche se non eccelsa. Quello non dipende dalla qualità del film, ma dai cash delle case di produzione
Non mi sorprendo che negli Usa “Black panther” sia diventato un cult. Se fossi un nero oppresso mi sentirei un eroe anch’io, ma nonostante tutto rimane una favoletta di rivalsa stereotipata. Come le storielle di detronizzare il sistema “cattivo e fascista”. Sapete come si dice: nazione che vai, favoletta che trovi…
Fatemi sapere perché NON siete d’accordo, qui sotto! Cià!
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