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Vi ricordate la parte 1 dove ho detto che Kovacs è un po’ scosso, sull’orlo di una crisi di nervi? L’apertura del capitolo 7, e merito a Richard Morgan, ce lo dimostra introducendo Jimmy de Soto. E chi diavolo è, direte voi? Era un compagno di Kovacs nel gruppo di Virginia Vidaura, leader dei ribelli. Jimmy è stato ucciso dal corpo di Spedizione, dove lo stesso Kovacs ha servito per un periodo della sua vita.
“<<Oh, andiamo, chi muore sul serio di questi tempi?>>.
<<Prova a dirlo a un cattolico, E comunque, tu sei morto, Jimmy. In maniera definitiva, se ben ricordo>>.
<<Cos’è un cattolico?>>.
<<Te lo spiego dopo. Hai delle sigarette?>>.
<<Sigarette? Cos’è successo al tuo braccio?>>. Spezzo la spirale di frasi vacue e mi guardo il braccio. Jimmy non ha tutti i torti. Le cicatrici sull’avambraccio si sono mutate in una ferita fresca. Il sangue sgorga e mi cola giù per la mano…. “
Jimmy de Soto è un allucinazione, una voce nella testa, il miglior amico di Takeshi Kovacs che lo supporterà nei momenti difficili e gli darà, o si darà, le soluzioni. Potrei dedicare un’intero articolo su Jimmy del Soto ma “nun se po’ fa”. Al risveglio, dopo aver lasciato Jimmy, Kovacs incontra Oumou Prescott, l’avvocato della famiglia Bancroft.
Nel personaggio dell’avvocatessa lo scrittore introduce le sfumature delle classi sociali di “Harlan’s world”. Al gradino più basso abbiamo i “comuni mortali”, come Ortega, in quello più alto abbiamo i “Mat”, Laurens Bancroft, la sua famiglia e i loro simili. Nel mezzo stanno i leccapiedi dei Mat, quelli di umili origini con ambizioni immortali e immorali che ostentano boria. Prescott è una di loro.
La visita alla Psychasec, deposito di umani digitalizzati, costringe Morgan a descrivere il mondo del suo romanzo(si, ho fatto una critica): “Lo spazio era ovale, col soffitto a cupola, e doveva estendersi su entrambi i piani di installazione. Era enorme, delle dimensione di un tempio sul mio pianeta. La luce era bassa, un arancio smorzato, e la temperatura aveva il calore del sangue…I cloni si distinguevano vagamente all’interno, fagotti fetali di braccia e gambe, però pienamente sviluppati”.
Si comprende come Lauren Bancroft abbia decine di custodie e questo conferma le sue parole al loro primo incontro: chi ucciderebbe una custodia quando ce ne sono altre dieci pronte all’utilizzo, in cui vengono scaricate la copia dei dati della sua pila corticale? Ma allo stesso tempo si mette sotto cattiva luce Miriam che 50 anni prima pestò a sangue Leila Begin, una prostituta messa in cinta dal marito.
La tecnica investigativa di Kovacs, il tratto distintivo degli Spedi, è l’assorbimento totale dell’ambiente. Quindi il protagonista incomincia dalle migliaia minacce di morte ricevute dal suo cliente. Screma attraversa i parametri della conoscenza informatica e l’esperienza militare. A differenza della serie tv, l’incontro con Victor Elliot è assolutamente velleitario. La parte 2 ci spinge verso le biocabine, i bordelli del periodo perché Kovacs vuole seguire la pista di Elizabeth Elliot, figlia di Victor. Era una prostituta che aveva una relazione assidua con Bancroft e che poi è stata uccisa, non si sa da chi. Victor sospetta di Bancroft e Kovacs va ad accertarsene.
“L’attività del club era vivace, la clientela variegata, a maggioranza maschile. I clienti venivano controllati alla porta da un robot che somiglia parecchio a un polpo a soffietto appeso all’architrave dell’ingresso”.
Kovacs riesce a parlare con Louise, in arte Anemone, che era una carissima amica di Elizabeth. Qui il protagonista mostra per la prima volta il suo addestramento, la manipolazione spedi. Convince Anemone di essere la madre di Elizabeth, la moglie di Victor, trapiantata in un corpo maschile perché alle dipendenze di un uomo potente, un’innominabile. Riesce ad ottenere la fiducia della donna.
Fra indizi inconcludenti e i deliri di Jimmy, narrativamente il collante è Kristin Ortega. Compare sempre nel momento giusto, di solito quando Kovacs compie azioni illegali. La abbiamo anche dopo la prima visita ad Anemone. Nulla di rivelatorio ma è interessante scoprire come da un lato Kovacs sappia che Ortega lo pedina, dall’altro tema per la sua vita visto che qualcun altro, al soldo dei rapitori del capitolo 5, voleva prelevarlo senza permesso. L’escalation di violenza culmina nel rapimento di Kovacs. La scena è ben preparata nel capitolo 11; Kovacs ritorna da Anemone, al “Privè di Jerry”.
“…il vetro scivolò di lato e il corpo della ragazza si afflosciò tra le mie braccia. Sopra le sue spalle apparve una pistola a canna larga, puntata su di me.
<<Fermo lì, stronzo>>, disse una voce dura,<<Questo aggeggio può arrostirti. Fai una mossa sbagliata e ti stacco la testa dal collo, poi fondo la tua pila>>”.
Lo scrittore Morgan anche qui conferma la scelta stilistica di non drammatizzare mai sugli avvenimenti: come se il narratore fosse l’esperienza e il cinismo di Kovacs, che non si sorprende più, che non si emoziona e quando lo fa sono solamente sussurri flebili. Difatti, a differenza della serie tv, qui si dialoga tarantinamente, si mostrano i rapitori e le loro personalità e si introduce il tema di” Ryker”, nome per cui verrà scambiato per almeno i quattro capitoli successivi. I rapitori trascinano il protagonista in una clinica.
“Quando le porte si aprirono, ad attenderci c’era una squadra medica con una barella a cinghie. L’istinto mi urlava di tentare di neutralizzarli, ma restai immobile quando i due uomini in azzurro si fecero avanti a tenermi ferme le braccia e il medico, una donna, mi iniettò nel collo uno spray”.
Il capitolo 13, quella della tortura, rappresenta il futuro distopico, quello a cui l’uomo potrebbe giungere. Queste poche pagine toccano il climax dell’angoscia del protagonista, solo accennata fino a questo momento. Gli interrogatori sono diventati virtuali, in una realtà dove il più forte può decidere le regole ai danni della vittima.
“Mi rizzai a sedere sul pavimento in legno e mi guardai. Mi avevano travasato in un corpo femminile, giovane, non più di vent’anni, con una carnagione ramata e una massa gonfia di capelli lisci, flosci e sporchi. La mia pelle era leggermente untuosa ed ebbi la sensazione di non lavarmi da un po’. Indossavo una ruvida camicia cachi, larga di diverse misure per quella custodia, e nient’altro. Sotto la stoffa, i miei seni erano gonfi e teneri. Ero a piedi nudi”.
E’ evidente come la violenza inizi dalla mente; il cambio di custodia con un cambio sesso, cosiddetto “debole”, perlopiù legato ad un ricordo terribile del passato di Kovacs. Qui la violenza diventa fisica, completando quella psicologica. Un Kovacs abile nel combattimento corpo a corpo non può fare nulla in una custodia inadatta a quello scopo.
“…L’addestramento del Corpo mi diede la velocità necessaria per raggiungerlo, ma non avevo il controllo e mancai il bersaglio…mi colpì appena sotto il costato, togliendomi tutto il fiato, paralizzando i polmoni. Mi ripiegai sul suo braccio come una giacca e scivolai sul pavimento, tentando di respirare”.
La questione è semplice: i rapitori credono che Kovacs sia questo “Ryker” perché hanno un conto in sospeso con lui. Quando Kovacs dice di non esserlo, non viene creduto. Loro vogliono parlare di Elizabeth Elliot e di perché Ryker stia indagando. Sotto tortura Morgan fa intervenire Jimmy De soto.
“…<<Se continui a urlarlo, prima o poi ci dovranno credere>>.
<<Non è questo il merdosissimo punto, Jimmy. Quando sarà finita, chiunque io sia, faranno saltare la mia pila dati e venderanno il corpo. Parti di ricambio>>.
<<Già>>. Jimmy infila un dito nell’orbita vuota e gratta distrattamente il sangue raggrumato.
<<Capisco il punto. Bé, in una situazione-costrutto, quel che devi fare è arrivare in qualche modo alla schermata successivo. Giusto?>>”.
All’ennesima tortura, Kovacs tira fuori la carta della manipolazione. Confessa di essere uno Spedi e che per non subire ripercussioni devono liberarlo subito. Un bluff colossale, come dice lo stesso Kovacs, che però va a segno quando aggiunge il nome di Laurens Bancroft. Il resto è da manuale: i fessi ci cascano, lo fanno uscire dalla realtà virtuale. Lo stanno conducendo dal responsabile della clinica quando Kovacs uccide Trepp, la donna che lo rapì e con cui ha trattato nell’interrogatorio-tortura.
“…Prendetela sul personale. Incazzatevi. La macchina della giustizia non vi servirà: è lenta, fredda, e appartiene a loro, hardware e software…e non illudetevi: essere presi sul serio, essere considerati pericolosi fa la differenza ai loro occhi, tra veri giocatori e piccoli individui. Con i veri giocatori sono pronti a venire a patti. I piccoli individui vengono liquidati…fatene una questione personale”.
Questo è parte del manifesto di Quellcrist Falconer, leader teorico della rivolta. Questo è ciò in cui crede Kovacs. Lo scrittore lo inserisce in apertura del capitolo 15 per mostrare e sostenere le azioni del suo protagonista. Torna al “Privé di Jerry”, fa una strage e preleva Jerry, l’unico a non essere un cadavere. Qui c’è un dettaglio curioso: che Netflix abbia edulcorato e femminilizzato la serie tv appare evidente anche alla scoperta del reale motivo della morta di Elizabeth Elliot.
“<<Elliot ha cerco di fregare un cliente. C’era un Mat, uno nome grosso, che veniva a puttane qui, e lei ha pensato di avere abbastanza merda da poterlo ricattare…non avevo un cazzo di idea di cosa stette facendo>>”.
In questo senso, non è una povera vittima, come nella serie Netflix, ma una che se la è andata a cercare. In ogni caso Kovacs si trascina dietro Jerry e lo porta alla clinica. Anche lì fa una strage, uccidendo Jerry stesso. Takeshi Kovacs nella sua forma essenziale è fuori controllo, oltre la morale. Posso affermare con certezza che questi capitoli sono i migliori. Chiudono la parte 2 del romanzo.
“Lo sparaparticelle fu quasi inaudibile nel frastuono. Muovendomi in fretta feci fare la stessa fine al terzo medico…tolsi la giaccia al cadavere senza testa di Jerry e la infilai sotto il braccio. Poi raccolsi la Philips, la sistemai alla cintura e me ne andai. Uscendo, uccisi tutte le persone che incontrai nei corridoi della clinica e polverizzai le loro pile.
Una faccenda personale.
La polizia atterrava sul tetto quando attraversai la soglia dell’ingresso e mi avviai a passo tranquillo in strada. Sotto il mio braccio, la testa recisa di Miller cominciava a lasciar colare sangue nella fodera della giacca di Jerry.”.
Qui si fa riferimento alle parole dello stesso Kovacs del capitolo 20 della parte 3.
“…Quando creano uno Spedi, vuoi sapere cosa fanno? Bruciano ogni istinto di limitazione della violenza che si è evoluto nella psiche umana. Riconoscimento dei segnali di sottomissione, dinamiche della gerarchia sociale, fedeltà al branco. Scompare tutto, neurone bruciato dopo neurone bruciato, E queste cose vengono sostituite dal desiderio cosciente di fare del male>>.
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