(F.F. COPPOLA)
Se non fosse uscito “Joker” non avrei dedicato una recensione estesa ad “Apocalypse now-final cut” di Francis Ford Coppola. Non perché sia immeritevole ma perché le reazioni del grande pubblico alla visione di “Joker” di Todd Philips mi hanno fatto venire l’orticaria.
Gridano tutti al capolavoro, e nonostante nella mia recensione l’abbia apprezzato sommariamente, NON posso applicare la parola “capolavoro senza precedenti” allo scopiazzamento di Scorsese da parte di Philips. Un Capolavoro vero l’ho visto ieri sera al cinema…”Apocalypse now”!
Da dove iniziare? E’ terribilmente difficile maneggiare con le vette di qualsivoglia materia. Si ci deve muovere cautamente, come quando si tiene fra le mani un pezzo di cristallo. Rischia di rompersi alla minima pressione.
Cominciamo dalla sceneggiatura assai peculiare che si può dividere in due tronconi: il viaggio verso il villaggio del Generale Kurtz da una parte e la permanenza nel villaggio stesso nell’altro. Quello che sorprende è come siano sbilanciate le due parti: tre quarti del film per il primo troncone e il restante per il finale.
Un mancato bilanciamento? Non affatto.
Per comprendere le motivazioni dell’allontanamento di Kurtz dalla civiltà non ci basta la voice over onnipresente e nemmeno gli sguardi dei soldati corrotti e vuoti. Dobbiamo vedere l’orrore, dobbiamo sentirlo nella pancia e come spettatori dobbiamo dubitare della nostra stessa moralità. Ci comporteremmo anche noi nello stesso modo a quelle condizioni?
Cosa succede quando dai a dei cowboy un potere senza precedenti, in un territorio senza morale e senza la paura di un processo? Decidono di bombardare un villaggio esclusivamente per farci surf, per via delle onde alte due metri.
Decisamente Made in Usa, perché questo capolavoro descrivere meravigliosamente l’indole americana.
Il punto di vista dello spettatore sembrerebbe essere quello del protagonista Willard, ma è un trucco. Perché i punti di vista sono triplici: quello di Willard che giudica la Guerra e l’essere umano, quello di Kurtz tramite il dossier e quello dello spettatore. Lo sguardo di Willard si discosta da quello di Kurtz per avvicinarcisi scena dopo scena e la voice over ce lo confida apertamente.
Ma allo stesso tempo c’è il nostro occhio che tende ad empatizzare con Willard, dandoci sfumature negative di un protagonista che dovrebbe essere l’eroe. Willard uccide la donna sulla barca delle merci con un cinismo ghiacciato, ribaltando il ruolo assegnatoli dalla narrazione.
A questo omicidio gli uomini sulla barca mutano il loro giudizio su di lui e tutto ci riporta alla previsione registrata della voce di Kurtz:<<Assassini che giudicano colpevoli altri assassini. Vi odio tutti>>. L’ipocrisia regna sovrana fra la furia omicida, legittimata però dall’esercito, e il resto.
Non importa se un soldato si senta in diritto di sparare ad un innocente senza ragione, eppure quello stesso soldati deve condannare qualcuno che stacca teste e lascia i cadaveri in bella mostra.
E’ questo il fulcro del discorso di Kurtz:<<Hai il diritto di uccidermi, non di giudicarmi>>. Il finale? Kurtz non è felice in quella landa senza storia e civiltà e ciò si ricollega perfettamente dalle parole della lasciva donna francese:<<Sei sia un dio che un animale>>.
Kurtz si sentiva un animale sotto il giogo dell’esercito e siccome non tollerava più “il fetore delle bugie” ha preso una scorciatoia, diventando un dio, o per meglio dire un surrogato di esso.
Eppure questo nuovo ruolo non lo soddisfa perché fa delle mattanze senza una ragiona pertinente. Per questo riconosce nella figura di Willard un nemico che potrebbe ucciderlo senza giudicarlo, così da ricevere quel senso di orrore e paura che da tempo malinconicamente agognava. Sentimenti che si riferiscono trasversalmente all’innocenza wellsiana del “Rosebud”.
La morte sopraggiunge ed un Willard diverso, manipolato dalla lucida follia, quello che lo uccide con movenze primordiali. Coppola ci mostra la morte di Kurtz come un sacrificio, esplicitato simbolicamente nella mucca. Qui la domanda si pone: Willard è diventato come Kurtz? A mio parere no: sta nel mezzo fra quello che era prima, ovvero una coscienza dilaniata, e la nuova consapevolezza della mancata significazione dell’Esistenza.
A seguire pedissequamente queste intenzioni narrative, ci pensa il terrificante lato tecnico. Terrificante nell’accezione della potenza espressiva che piega qualunque ragione, conducendoci inevitabilmente verso l’emotività. La regia e la fotografia ballano insieme per rendere “Apocalypse now” un film di rara immersività.
La macchina da presa diventa l’animo del protagonista, mai ferma e sempre in movimento, con movimenti laterali e piani sequenza combinati. Non c’è mai un momento di riposo per gli occhi dello spettatore. La fotografia nichilista devasta i pochi brandelli di ragionevolezza di chi guarda.
L’orrore e l’essere umano ci vengono lanciati addosso con questi colori accecanti, che quasi ti entrano dentro. Di giorno ma anche di notte, con un uso del nero stratosferico. Per non parlare dell’intera parte nel villaggio di Kurtz…la luce taglia i volti uscendo dal verisimile concludendo il viaggio nel surrealismo più puro…alla follia accertata…nell’apocalisse.
In questo senso non posso aggiungere altro perché esclusivamente la visione può immergervi nella verità.
Riguardo montaggio, scrittura e recitazione sono tutti e tre ottimi ma non hanno la stessa potenza visiva di regia, fotografia e i luoghi della Polinesia. Mi permetto di fare un paio di appunti, anche se non sono un artista del calibro di Francis Ford Coppola. Avrei sottratto 15 minuti dalla prima parte (quella del viaggio) per rimpolpare la parte finale, così da renderla ancora più incisiva.
Ho trovato artificiosa la costruzione di quell’enorme tempio, come se fossimo su un set cinematografico. Non mi dava l’impressione di essere una vera costruzione, sapeva leggermente di Bollywood o di quei set di cinecittà dei colossal italiani degli anni 30’. Mi ha disturbato, soprattutto quando si facevano primi piani o ravvicinati sulla costruzione.
Era giusto per trovare l’ago nel pagliaio, per criticare qualcosa di concreto. 😉
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Non sapevo scrivessi sul forum. 😉
Non è da tanto che ce l’ho, anzi è abbastanza nuovo come forum
Capolavoro!!!
Yessssssss