(J. GAGE, 2019)
Non rischio di fare spoiler perché si fa solo davanti ad una trama originale. Avete presente “Twlight” e il rapporto fra Stephen Salvatore ed Elena Gilbert in “Vampire’s diares”? Questo film sta esattamente nel centro. Eppure dal trailer sembrava un qualcosa più simile a “50 sfumature di merda”.
Ci hanno ingannato ancora, che strano!
After non è lo schifo che mi aspettavo, perché è insipido e senza sapore. Eppure i primi venti minuti non sono stati così pessimi, certo elementari nei meccanismi ma godibili, i rapporti fra i personaggi stavano ancora in piedi. Ad un certo punto la labile credibilità si spezza ed incomincia la giostra dei luoghi comuni e cliché.
E li fanno tutti, non ne saltano uno. Anche se, per onestà intellettuale, il film mi ha stupito. I protagonisti stanno sempre attaccati ma bombano completamente solo a ¾ del film (si, ma non si vede proprio niente). Questo non me lo aspettavo e mi ricollego al titolo di questa recensione.
Hardin Scott viene presentato come violento, egoista, megalomane, possessivo…un vero maschione alfa, ma alla fine non è nulla di tutto questo; è un tenerone palestrato pieno di cultura e con uno sguardo seducente (che realismo!). E’ questo il vero problema della sceneggiatura: la trama vuole trascinare lo spettatore verso certe emozioni mentre la scrittura porta nel verso opposto.
Quante risate ho sentito in sala a certe scene che erano state scritte in modo drammatico. La storia d’amore fra i due protagonisti, Tessa ed Hardin, non è ben costruita, appare artificiosa, messa lì per far urlare le donne di tutte l’età. La regia cerca in alcuni momenti di vincere facile con l’ossessiva ricerca dei primi piani in accompagnamento di musiche ed atmosfere da film fantasy di serie b. Il montaggio è sconclusionato, come se non ci fosse una trama ben definita.
Assurdo, non l’avrei mai detto.
Altro da aggiungere: in questo film tutto è mediocre, almeno su questo sono stati coerenti. Non c’è nulla che spicchi sul resto. La recitazione di Josephin Langford, di Hero Fiennes-Tiffin o di Selma Blair è inespressiva da sceneggiatura, perché non ci sono scene di approfondimento. L’unica eccezione è quella del ricevimento di matrimonio del padre di Hardin ma si trova già a secondo tempo inoltrato e quindi perde la sua funzione di introduzione al personaggio di Hardin stesso.
Durante il film non mi sono incazzato, ma solamente molto annoiato. “After” è un film mediocre per un pubblico mediocre, mi verrebbe da dire. Sicuramente le fan del romanzo di Anna Todd saranno già bagnate e venute almeno tre volte.
Beata ignoranza!
Ma hai davvero sprecato tempo sta roba per morti di figa
Ho interesse allo stesso modo per le cose belle e quelle terribilmente trash 😉